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Giulietto, chi frequenta il Metro di Mosca?

Una lettrice russa descrive i gravi problemi della società russa odierna. La risposta di Chiesa li lega a una crisi sistemica globale

Giulietto, chi frequenta il Metro di Mosca?
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26 Dicembre 2015 - 11.39


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Stimato
signor Chiesa,

seguo
le sue pubblicazioni e quasi sempre condivido la sua opinione (e tutti noi le
siamo molto grati per l’affetto e la comprensione che lei mostra verso la
Russia, cosa che è rara anche tra i russi).

Lei
ribadisce che negli ultimi tempi la Russia ha cominciato a difendere i propri
interessi; che in Siria “Putin si e mosso in modo molto pragmatico… per
difendere i propri interessi strategici… e anche quelli nazionali”.
Tuttavia ha senso difendere gl’interessi del popolo nell’arena internazionale,
se poi li si ignora all’interno del paese? Il nostro interesse principale è
quello di restare russi. E ciò difficilmente è possibile quando, ad esempio,
l’istruzione si trova in condizioni di collasso. I bambini non sanno chi
fossero Kutuzov e Napoleone, chi fosse il maresciallo Zhukov. Io lavoro con i
bambini e so che i bambini del nostro tempo sono nella loro grande maggioranza
“homo videns”, come lei con precisione definisce questo tipo di persone.

Un
altro importante interesse nazionale è la salute del popolo. Lei certo avrà
sentito che da noi, perfino a Mosca, si chiudono gli ospedali. E che dire di
città come la nostra, di 20 mila abitanti (io potrei dire molto di più a
proposito della nostra organizzazione sanitaria). E nei villaggi di campagna di
medici non ce n’è più l’ombra. Lei ha detto, giustamente, che nel Donbass i
vecchi muoiono senza alcun aiuto. Da noi nei villaggi accade la stessa cosa,
sebbene qui non ci sia la guerra. E da noi è di moda maledire “i ruggenti anni
‘90”. Lei si ricorda di quel taxista di Kaluga che diceva: “Noi siamo qui e da
qui non ci siamo mossi”? Ecco io voglio ripetere qui le sue parole: “Noi non ci
siamo mossi in nessuna direzione da quegli anni ‘90”. Solo la retorica è
cambiata, ma al potere sono rimasti quegli stessi liberali (forse un pochino
più moderati). Noi non abbiamo una politica interna, e dunque difficilmente
potremo sostenere a lungo una politica estera autonoma, Ed è problematica
l’idea di difendere qualcuno, quando noi non siamo in grado di difendere noi
stessi. Non escludo che nel nostro popolo stiano avvenendo quei processi che si
oppongono al degrado, ma, se vi sono, procedono molto lentamente e sicuramente
non sono prodotti dall’alto.

Le
scrivo anche se non conto su una sua risposta. Semplicemente ho pensato che lei
possa essere interessato a conoscere il punto di vista di una provinciale. Lei
incontra i moscoviti e sa ciò che accade a Mosca, ma Mosca è cosa assai
differente dal resto della Russia. Lei sta facendo, probabilmente, la cosa più
importante: dire la verità alla gente. Per questo è decisivo per lei avere
l’informazione quanto più possibile completa e obiettiva.

Julia
Jusupova

Cara Julia,

pubblico la sua
lettera in modo che siano in molti, in entrambi i paesi, a poter riflettere
sulle sue parole. Credo che la sua opinione sia condivisa da molti russi. E’
vero che io frequento i moscoviti, in prevalenza, ma le assicuro che non mi
limito (non mi sono mai limitato) a frequentare l’intelligencija di Mosca e San Pietroburgo. E ho viaggiato, e viaggio
tuttora, in lungo e in largo nella Russia odierna. Dunque confermo il suo
giudizio e la sua descrizione. E anche la sua valutazione politica. C’è troppa
gente, anche nei centri di potere e di direzione politica della Russia, che
ancora pensa all’Occidente come all’impero del Bene. Lo fanno per ignoranza e
per tornaconto. Molti non si rendono conto che la crisi mondiale viene
dall’Occidente e che imitare l’Occidente è oggi una cosa insensata, che ci
poterà tutti al disastro, visto che l’Occidente va verso il disastro. Molti
continuano a pensare che il modo migliore per affrontare la crisi sia di cedere
alle pretese occidentali. E non si rendono conto che neanche il cedimento sarà
in alcun modo salvifico.

Ma lei ha ragione
anche in un senso più profondo. Che la Russia debba essere riformata non c’è
alcun dubbio. La sua vulnerabilità attuale è proprio dovuta alla sua dipendenza
dal mercato occidentale, dalla finanza occidentale, dalla credenza diffusa nei
gruppi oligarchici che le favole di Wall Street e della City of London siano
verità. La Russia dev’essere riformata intellettualmente e moralmente. Molti
intellettuali interpretano la crisi mondiale, planetaria, con gli stessi, miopi
criteri dei grandi centri del dominio mondiale. E dunque collocano la Russia al
traino di altri interessi. E non c’è dubbio che questa intelligencija non sia in grado di rappresentare gl’interessi del
popolo. Chi non usa la metropolitana di Mosca è difficile che sappia cos’è il
popolo di Mosca, e neanche il popolo russo.

Io vedo e percepisco
un risveglio dal basso, che dev’essere aiutato e incentivato dall’alto. Questo
risveglio ha una grande forza nascosta in sé e costituirebbe una risorsa
straordinaria. Ma questo comporta la costruzione di strumenti di
partecipazione, di democrazia, che ancora non ci sono. Solo un consenso attivo
può liberare un’enorme energia. Ed è così come dici: non si può a lungo
esercitare una forte difesa dell’interesse russo sul piano internazionale senza
risanare la società russa e senza difendere i diritti dei suoi cittadini, la
giustizia, la solidarietà, l’uguaglianza.

Giulietto Chiesa
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