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Debito e colpa nella genesi del capitalismo

L’ipotesi più interessante del libro di Elettra Stimilli, "Debito e colpa" (Ediesse, 2015), è quella sulla genesi cristiana del capitalismo, e si badi bene: cristiana, non semplicemente protestante. [Sandro Vero]

Debito e colpa nella genesi del capitalismo
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22 Luglio 2015 - 07.42


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di Sandro Vero

Il rapporto polisemico che il termine tedesco Schuld/Schulden intrattiene coi concetti di “debito” e di “colpa” è il cuore del recente libro di Elettra Stimilli ([b][url”Debito e Colpa”]http://www.ediesseonline.it/catalogo/fondamenti/debito-e-colpa[/url][/b], Ediesse, Roma 2015), ricercatrice presso la Scuola Normale di Pisa. Le diverse fonti cui l’Autrice attinge – Benjamin, Foucault, Weber – non oscurano il carattere cristallino, ampio, snello del suo pensiero, elasticamente oscillante fra suggestione teorica e tensione etico-politica.

L’ipotesi più interessante del libro è quella sulla genesi cristiana del capitalismo, e si badi bene: cristiana, non semplicemente protestante. In realtà le premesse weberiane non sono abbandonate ma inserite all’interno di una considerazione più comprensiva del rapporto fra cultura occidentale, cristianesimo e sistema economico del profitto.

Il passaggio cruciale è, per l’Autrice, quello da una religione (l’ebraismo) centrata sulla colpa, emendabile attraverso la pratica sacrificale, a una religione (il cristianesimo) centrata sul debito, da gestire ed amministrare nel rapporto con la salvezza e con la grazia. Un debito che nasce da una colpa (il peccato) che tuttavia viene “strutturata” come un bene, consegnato all’individuo al fine di una sua valorizzazione. Al fine di farlo fruttare.

Il neo-liberismo dilagante ha portato tale struttura “teologica” nel cuore del soggetto, impregnando la sua coscienza, costruendo – attraverso il principio dell’imprenditoria di Sé – le condizioni di una soggettività totalmente asservita al meccanismo dell’estrazione del valore, un’estrazione che si estende alla vita biologica (la biopolitica foucaultiana) e psichica degli individui, i quali ultimi vengono ad essere solo nel momento fondativo in cui il potere li definisce.

Gli ultimi tragici eventi greci ripropongono, nella loro abbagliante attualità, i temi della colpa (trasposta dal piano individuale a quello sociale) e del debito (quale strumento di sospensione di democrazia e di sovranità). Il dibattito è appena iniziato. La speranza è che questi strumenti di approfondimento teorico siano recepiti da un pensiero politico meno ripiegato sull’attuale e più interessato a quanto di inattuale (Nietzsche docet) ci occorre per disintossicarci del pensiero unico.

(22 luglio 2015)

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