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di Pietro Orsatti.
Lo ammetto, ultimamente mi ritrovo ad ascoltare sempre più spesso Frank Zappa. La frequenza sta diventando sospetta. Avi a Partinico e baffi che sembravano essere cresciuti fra cielo e mare e bianco freddo d”estate e limoni d”inverno. Fenici, Greci e Arabi. La musica come “decorazione del tempo”. Un passato mai dimenticato che ritorna di colpo presente appena parte la prima nota del solo di Yo” Mama.
Zappa mi sembra una colonna sonora perfetta per questo “tempo”. Niente più come prima e davanti solo un mare di dubbi.
Mentre la terra trema ancora a L”Aquila e sui Tg si minimizza alzo il volume e ascolto City Of Tiny Lites. Tutti in attesa che l”eterno delfino Gianfranco Fini parli e annunci il suo (e non solo) futuro e cambio traccia: Bobby Brown, questo è il sogno americano. Processo breve o Lodo Alfano ter (soltanto)? Cosa di meglio di The Torture Never Stops?
Mi sta mancando enormemente il vecchio geniale Frank, morto troppo giovane e con un patrimonio di note, canzoni, fraseggi, contrappunti e di ironia dissacrante tutti ancora da raccontare. Chissà come descriverebbe oggi i nostri tempi. Quale metafora oscena, battuta da cesso della stazione, graffito da fermata dell”autobus?
Mentre scorrono le memorabilie di quest”ultimo biennio berlusconiano mi metto le cuffie, alzo il volume al massimo e parte epica Teen-Age Prostitute. Ovviamente ogni riferimento è voluto. Madre di ogni invenzione, cambio di tempo e di tonalità . E poi definiscono il Rock n” Roll musica popolare.
http://www.youtube.com/watch?v=urGwWDlDF1Y
Lascio scivolare nella cantina della memoria le immagini e i ricordi di quando lo vidi per la prima volta dal vivo nel 1982. Anno di esami di maturità senza la Gelmini. Il ministro dell”istruzione di allora si chiamava, se non ricordo male, Pedini. Nella polvere dell”ex Mattatoio di Roma la dissacrante Catholic Girls. E poi il caldo e la polvere. E un sacco di anni in meno. E tutta una vita davanti.
So già che questo revival zappiano durerà poco e mi ritroverò domani a spaziare fra The Who e Clash. London Calling e Baba o”Realy. Un bagno di realtà e di concretezza ancora grazie al passato. Accorgersi quanto sia difficile avere ragione, su sé stessi, sul proprio tempo, su quello che siamo. E poi il vecchio Lou (Reed) che non ho mai smesso di ascoltare e che fa da colonna sonora della mia vita da quando mi capitò a 14 anni in mano Rock”n Roll Animal. This is no time. Non c”è tempo.
“Questo non è il momento per le celebrazioni / questo non è il momento per le strette di mano / questo non è il momento per le pacche sulle spalle / questo non è il momento per le bande marcianti / Non è il momento per l”ottimismo / questo non è il momento per i pensieri a vuoto / non è il momento per il mio paese / giusto o sbagliato/ ricordatevi a cosa ha portato tutto questo”. E poi, ancora. “Questo non è il momento / per contare le vostre benedizioni / non è il momento per il guadagno personale / questo è il momento di alzare la testa o tacere /quest”occasione non ricapiterà “. Quest”occasione non ricapiterà .
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Fonte: http://www.gliitaliani.it/2010/09/la-musica-come-decorazione-del-tempo/.
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