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La clamorosa bufala sui Rolling Stones a Cuba

A Cuba c’è una statua dedicata a Lennon, inaugurata anni fa da Fidel Castro, e decine di gruppi han fatto concerti. Ma i media inventano un divieto di rock straniero mai esistito.

La clamorosa bufala sui Rolling Stones a Cuba
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30 Marzo 2016 - 18.21


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di Maurizio Acerbo.


Il tg di Rainews24 ha per una giornata intera comunicato agli italiani una clamorosa bufala: con lo storico concerto  concerto del 25 marzo gli Stones sono “la prima band a rompere il divieto per la musica straniera a Cuba”. La stessa solfa pare sia stata ripetuta anche dal TG1 e non escludo che altri abbiano fatto lo stesso.

C’è da chiedersi come possa accadere che tra i titoli di un tg finisca una corbelleria del genere.

Tutti sanno che a Cuba c’è persino una statua dedicata a John Lennon, inaugurata anni fa da Fidel Castro in persona e persino i più distratti dovrebbero aver saputo che a Cuba suona da anni un sacco di gente da tutto il mondo e che il “divieto nei confronti della musica straniera” è una pura invenzione.

Innumerevoli sono i musicisti italiani che hanno suonato nel corso degli anni a Cuba e ne cito solo qualcuno a memoria.

Non pretendo che questi giornalisti ricordino che gli Area di Demetrio Stratos suonarono a Cuba nel 1978 o che il Banco del Mutuo Soccorso nel 1982 fece una tour su invito del governo:

O che Pino Daniele partecipò al Festival di Varadero del 1983: “L’Avana è un posto indimenticabile, mi ricorda insieme Palermo e Napoli”.

Magari ci si aspetterebbe che almeno si ricordassero dei Nomadi, ma probabilmente anche il 1994 è troppo lontano:

Scontato che non sappiano del  live in Plaza De la Revolucion dei torinesi Statuto nel 1997:

Ma che non sappiano neanche di  Jovanotti che insieme a tanti altri suonò davanti a un pubblico forse pari a quello degli Stones è davvero strano:

Possibile che non abbiano saputo nemmeno di  Zucchero Fornaciari?

Manu Chao l’avranno scambiato per cubano?

Certo tanta superficialità fa cadere le braccia.

La notizia non è fondata neanche se ci si limita alla scena rock anglo-americana.  Le redazioni hanno dimenticato di scrivere o riferire che più che da un fantomatico bando al rock da parte di Fidel Castro gli artisti nord-americani e le loro case discografiche sono  stati frenati dall’embargo e dalle leggi che vietavano ai cittadini statunitensi di andare a Cuba.

Infatti bisogna risalire alla presidenza Carter che riaprì qualche canale di dialogo con i cubani per un evento oggi dimenticato dall’informazione mainstream.  Mi riferisco alla mitica Havana Jam del 1979, il festival di tre giorni al teatro Karl Marx   che vide suonare insieme il meglio della scena musicale cubana con satr dell’epoca come Stephen Stills (CSN&Y), Billy Joel, Kris Kristofferson, i Weather Report e tanti altri. Eccovi un assaggio di Jaco Pastorius  John McLaughlin:

I cubani Irakere andarono a suonare negli States ricevendo anche un Grammy e la CBS portò una parte dei suoi artisti a Cuba con il beneplacito dei due governi.

In rete trovate non solo l’audio dell’esibizione di Stills ma anche una ricostruzione dei fatti.

L’anno dopo vinse le elezioni Ronald Reagan che riprese e intensificò la tradizionale aggressività verso Cuba e l’America Latina e quindi quei canali si chiusero.

Qualcuno si domanderà: ma come si può diffondere una tale bufala? Io una risposta ce l’ho.

Oltre alla superficialità e all’ignoranza credo che questa vicenda dimostri per l’ennesima volta quanto la nostra informazione dipenda dai media nordamericani. Infatti sono stati proprio i media mainstream americani a diffondere la balla.

La cosa ha suscitato più di una rimostranza da parte di chi l’embargo l’ha rotto senza attendere la benedizione del presidente degli Stati Uniti.

Infatti con un tour esplicitamente antiembargo nel 2005 furono gli Audioslave, il supergruppo dell’ex-Rage Against The Machine Tom Morello e dell’ex cantante dei Soundgarden Chris Cornell, la prima rock band americana a suonare a Cuba (dopo  il dimenticato festival del 1979).

Gli Audioslave in quel momento avevano il loro disco numero uno nella classifica americana e fecero una precisa scelta politica: «Siamo andati a Cuba per interrompere un embargo che riguarda anche la cultura e l’ arte. è stato un grande onore essere la prima band americana a suonare a Cuba e crediamo di aver così aperto la strada ad altri. Eravamo molto nervosi, anche se siamo abituati a suonare di fronte a grandi folle. A “La Tribuna” c’ erano 70 mila spettatori per il nostro concerto gratuito» (intervista a Repubblica).

Tom Morello degli Audioslave con un tweet ha giustamente rivendicato il merito: â€œAMO gli Stones, ma Audioslave tennero un enorme concerto a Cuba, fracassarono l’embargo del rocknroll  da parte degli Stati Uniti e fecero REALMENTE la storia”.

Quel concerto davanti a 70.000 cubani nella Tribuna Antimperialista a L’Avana è documentato da cd, dvd e un documentario ma evidentemente non c’erano redattori musicali in tv che ne sapessero qualcosa.

I Rolling Stones non sono neanche la prima rock band britannica perché salvo smentite notoriamente sono stati i gallesi Manic Street Preachers a suonare nel 2001 a L’Avana con Fidel Castro in persona ad ascoltarli.

Ovviamente anche loro hanno ironizzato sulla bufala con un tweet“L’altra notte ho fatto un sogno stranissimo: tenevo un concerto gratuito all’Avana, a Cuba, al Karl Marx Theatre, ed era 15 anni fa!”

Il concerto dei Rolling Stones è stato certamente un evento storico trattandosi della più famosa e/o importante rock band del pianeta e soprattutto avendo suggellato la svolta impressa da Obama alla politica americana verso l’isola caraibica.

Ricordo che gli Stones suonarono in Cina proprio all’inizio della politica di “riforme” di Deng Xiao Ping (conservo ancora il numero della bellissima rivista Musica ’80  del 1979 con la copertina sull’evento).

Ma non è stato il primo concerto rock né tantomeno di artisti stranieri! E soprattutto non vi era alcun bando alla “musica straniera” prima del concerto del 25 marzo da parte del governo cubano.

La vicenda dimostra che i media italiani ci informano con il copia e incolla da quelli che Chomsky o Sanders chiamano “corporate media” americani e questo non è davvero rassicurante. Se raccontano balle sul rock figurarsi su guerre o economia!

Di sicuro anche la CNN aveva preso analoga cantonata. Al tweet “Rolling Stones became the first international rock band to play a concert in Cuba since the revolution” hanno  immediatamente  risposto gli stessi followers ricordando Audioslave e Manic Street Preachers.

La bufala evidenzia la maniera distorta con cui l’informazione racconta Cuba.

Infatti è evidente che l’ostacolo all’ingresso di Cuba nel circuito dei concerti delle star internazionali sono stati l’atteggiamento dell’amministrazione e della politica americana  e l’embargo. Non è stato il fanatismo ideologico di Fidel Castro a rendere difficile l’arrivo di gruppi rock o di altro genere a Cuba ma piuttosto quello degli Stati Uniti che per 50 anni anche ricorrendo al terrorismo hanno cercato di strangolare la rivoluzione cubana.

E’ lecito pensare che gli Stones finora non c’erano andati a suonare a Cuba per non suscitare malumori e ritorsioni negli States o che comunque abbiano voluto meritoriamente supportare la politica di Obama.

Nel raccontare la visita di Obama e il concerto degli Stones poco si è sottolineato che nonostante il nuovo clima permane il blocco economico  condannato ripetutamente dall’assemblea delle Nazioni Unite e tutte le misure odiose ad esso connesse.

P.S.: sarebbe interessante ricostruire vicende dei sixties ma il post sarebbe interminabile. Prossimamente…forse.

Mi scuso con tutti i musicisti stranieri che hanno suonato a Cuba che non ho citato.





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