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Allarme rosso nucleare

I sauditi hanno oltre 250 cacciabombardieri a capacità convenzionale e nucleare, forniti da USA e potenze europee. Ora fan sapere di avere bombe atomiche [M. Dinucci]

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23 Febbraio 2016 - 22.29


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di Manlio Dinucci.



«Noi abbiamo bombe nucleari»: lo ha dichiarato il 19 febbraio a Russia Today
l’analista politico saudita Daham al-Anzi, di fatto portavoce di
Riyadh, ripetendolo su un altro canale arabo (vedi intervista su Pandora Tv). L’Arabia Saudita aveva già dichiarato (The Independent,
30 marzo 2015) l’intenzione di acquistare armi nucleari dal Pakistan
(che non aderisce al Trattato di non-proliferazione), di cui finanzia il
60% del programma nucleare militare.

Ora, tramite al-Anzi, fa sapere che ha cominciato ad
acquistarle due anni fa. Naturalmente, secondo Riyadh, per fronteggiare
la «minaccia iraniana» in Yemen, Iraq e Siria, dove «la Russia aiuta
Assad». Ossia, dove la Russia aiuta il governo siriano a liberare il
paese dall’Isis e altre formazioni terroriste, finanziate e armate
dall’Arabia Saudita nel quadro della strategia Usa/Nato.


Riyadh possiede oltre 250 cacciabombardieri a duplice capacità
convenzionale e nucleare, forniti dagli Usa e dalle potenze europee. Dal
2012 l’Arabia Saudita fa parte della «Nato Eurofighter and Tornado
Management Agency», l’agenzia Nato che gestisce i caccia europei
Eurofighter e Tornado, dei quali Riyadh ha acquistato dalla Gran
Bretagna un numero doppio rispetto a quello dell’intera Royal Air Force.
Nello stesso quadro rientra l’imminente maxi-contrattto da 8 miliardi
di euro — merito della ministra Pinotti, efficiente piazzista di armi —
per la fornitura al Kuwait (alleato dell’Arabia Saudita) di 28 caccia
Eurofighter Typhoon, costruiti dal consorzio di cui fa parte
Finmeccanica insieme a industrie di Gran Bretagna, Germania e Spagna. 

È
la più grande commessa mai ottenuta da Finmeccanica, nelle cui casse
entrerà la metà degli 8 miliardi. Garantita con un finanziamento di 4
miliardi da un pool di banche, tra cui UniCredit e Intesa Sanpaolo, e
dalla Sace del gruppo Cassa depositi e prestiti.


Si accelera così la riconversione armata di Finmeccanica, con
risultati esaltanti per chi si arricchisce con la guerra: nel 2015 il
titolo Finmeccanica ha registrato in borsa una crescita di valore del
67%. In barba al «Trattato sul commercio di armamenti», ratificato dal
Parlamento nel 2013, in cui si stabilisce che «nessuno Stato Parte
autorizzerà il trasferimento di armi qualora sia a conoscenza che le
armi possano essere utilizzate per attacchi diretti a obiettivi o a
soggetti civili, o per altri crimini di guerra». 

Alla denuncia che bombe
fornite dall’Italia vengono usate dalle forze aeree saudite e
kuwaitiane facendo strage di civili nello Yemen, la ministra Pinotti
risponde: «Non facciamo diventare gli Stati che sono nostri alleati
nella battaglia contro l’Isis, i nemici, sarebbe un errore molto grave».


Sarebbe soprattutto un «errore» far sapere chi sono i «nostri
alleati» sauditi e kuwaitiani: monarchie assolute dove il potere è
concentrato nelle mani del sovrano e della sua cerchia familiare, dove
partiti e sindacati sono proibiti; dove i lavoratori immigrati (10
milioni in Arabia Saudita, circa la metà della forza lavoro; 2 milioni
su 2,9 milioni di abitanti in Kuwait) vivono in condizioni di
supersfruttamento e schiavitù, dove chi rivendica i più elementari
diritti umani viene impiccato o decapitato.


In queste mani l’Italia «democratica» mette cacciabombardieri capaci
di trasportare bombe nucleari, sapendo che l’Arabia Saudita già le
possiede e che possono essere usate anche dal Kuwait.


Alla «Conferenza di diritto internazionale umanitario», la ministra
Pinotti, dopo aver sottolineato l’importanza di «rispettare le norme del
diritto internazionale», ha concluso che «l’Italia, in ciò, è paese
enormemente credibile e rispettato».



Fonti

 




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