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Che bello perdersi nei labirinti della tecnologia... con te!

Il labirinto non è solo quello del Minotauro, esiste un labirinto più grande, esteso e globale creato dalle tecnologie da noi stessi inventate. [Carlo Mazzucchelli]

Che bello perdersi nei labirinti della tecnologia... con te!
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20 Maggio 2015 - 20.12


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di Carlo Mazzucchelli

Il labirinto non è solo quello del Minotauro e neppure quello di Maze Runner dello scrittore esordiente Wes Ball e ora anche al cinema. Esiste un labirinto più grande, rizomatico, esteso e globale creato dalle tecnologie da noi stessi inventate. Immersi nel qui e ora del labirinto tecnologico non ci rendiamo conto della perdita di contatto con il mondo reale, con le persone, con il nostro corpo e con i vari contesti di esistenza nei quali ci relazionamo agli altri e scopriamo noi stessi.

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Nel suo libro Perché la rete ci rende intelligenti Howard Rheingold suggerisce ai lettori di “Collegarsi in video via skype con la propria figlia quando è lontana, ma di posare lo smartphone e guardarla negli occhi se è nella stessa stanza.” Il suggerimento è diventato utile, necessario e praticabile da tutti. Il cambio di prospettiva e di pensiero è reso urgente dall’emergere di nuovi comportamenti che vedono il prevalere costante della tecnologia nella vita quotidiana di tutti e in particolar modo delle nuove generazioni di nativi digitali.

Lo è in tutta la sua urgenza per quanti ritengono che la tecnologia abbia acquisito un potere eccessivo e autonomo (autonomia che secondo il sociologo Zygmunt Bauman deve essere intesa come possibilità del sistema di evolversi senza tenere conto del contesto esterno) una presenza invasiva nelle nostre vite individuali, forse lo è meno per chi vive con entusiasmo l’era tecnologica attuale, come ricca di nuove opportunità e cambiamenti e che vorrebbero vedere ancor più tecnologia nella nostra vita futura. Gli uni e gli altri sono chiamati a confrontarsi e a dialogare sugli effetti che la tecnologia sta avendo sulla società e sulla sua evoluzione futura.

C’è spazio per la neutralità ma chi ha deciso di concedere un’opportunità alla tecnologia è chiamato a valutare bene i pro e i contro e a non essere cieco di fronte all”imprevedibilità e pericolosità della stessa. Alla tecnologia è assegnato un ruolo taumaturgico nel risolvere questioni di fondo della nostra società. Non tutti condividono questo punto di vista ma risulta sempre più impellente prestare attenzione alle implicazioni teoriche che questa posizione suscita, così come agli interessi concreti che mobilita e ai comportamenti diffusi che favorisce. Immersi nel qui e ora della tecnologia non ci rendiamo conto della perdita di contatto con il mondo reale, con le persone, con il nostro corpo e con i vari contesti di esistenza nei quali ci relazionamo agli altri e scopriamo noi stessi.

La tecnologia sta guidando i processi di trasformazione del rapporto dell”uomo con il mondo e lo fa imponendo sempre più i suoi linguaggi, strumenti, scelte e stili di vita. La metamorfosi tecnologica delle nostre vite è radicale e profonda, tende al superamento dell”umano con l”avvento delle macchine e non può non sollevare riflessioni approfondite sulla sua evoluzione e destinazione finale. E” una metamorfosi che realizza visioni e sogni del passato ed è il risultato di anni di ricerca e sviluppo della tecnologia (tecnica) ma oggi è legittimo, oltre che necessario, interrogarsi se questa evoluzione sia deterministicamente obbligata (una palla da biliardo che una volta partita non può che seguire una certa traiettoria, per usare una analogia di Musil ) o se non esistano al contrario percorsi alternativi, diversi, più umani (“continui sbandamenti”) e tali da garantire maggiori spazi di lbertà, decisionale, cognitiva e di scelta. A molti (li chiamerò tecnofobi, tecnocatastrofisti e tecnoapocalittici) la situazione sembra già fuori controllo (ciatzione dal libro Out of control di Kevin Kelly), ad altri (li chiamerò tecnofili, tecnottimisti, tecnoeuforici ma anche tecnostupidi) appare come ricca di nuove opportunità e possibilità.

L’avvento delle nuove tecnologie, e in particolare la diffusione di Internet e del Web, ha avuto una carica sovversiva e dirompente. Per comprendere il fenomeno, le categorie interpretative tipiche delle scienze sociali tradizionali non sono più sufficienti a spiegare una realtà caratterizzata da una comunicazione-informazione in tempo reale, dalla Rete delle reti, dal proliferare di spazi virtuali (cyberspazi, comunità online, social network, secondlife) e di nuove applicazioni mobili capaci di incidere realmente e radicalmente nelle vite delle persone, di suggerire nuovi interrogativi e di sollecitare nuove e più approfondite riflessioni filosofiche finalizzate a comprendere l’evoluzione della specie umana e il suo futuro.

I temi che suggeriscono una riflessione non sono solo Internet (web e macchine collegate tra loro ma anche linguaggi, codici, macchine biologiche e semiotiche), i media sociali e l’impatto sui mezzi di comunicazione ma le trasformazioni strutturali e organizzative della tecnologia moderna attuale, la sua influenza nelle mutazioni cognitive e psichiche umane, l’insorgere di nuove patologie e forme di dipendenza, la ricerca e la scienza, la democrazia e la politica, il mondo del lavoro e le conseguenze sulla occupazione, il tempo libero, la scuola e la didattica, i mutamenti sociali e urbanistici, e molto altro.

Il confronto su questi temi ha interessato da anni una folta schiera di pensatori, scrittori di fantascienza, studiosi, tecnologi e filosofi che hanno condiviso, tra loro e con il pubblico ampio dei loro lettori, idee controverse e spesso contrapposte sulla tecnologia, la sua ideologia e il suo utilizzo pratico. Queste idee hanno proliferato come memi ma sono così numerose e diverse da rappresentare un vero e proprio labirinto della conoscenza, per tutti coloro che hanno deciso di interrogarsi sulla perduta innocenza, sulla fine del sogno profetico alla base delle visioni tecnologiche del passato, sulla prevalenza del virtuale sul reale che unisce i confini tra ciò che è possibile e ciò che è immaginario eliminando ogni punto ìdi osservazione soggettivo, e sulla crescente dipendenza dalle macchine tecnologiche che caratterizza l’epoca post-moderna.

Come tutti i labirinti anche quello tecnologico presenta numerosi ostacoli il cui superamento può tradursi in un percorso di apprendimento e di crescita. Nel labirinto si può entrare come tecnofobi o tecno-apocalittici e uscirne integrati e tecnofili ma si può anche continuare a viverci da tecno-stupidi per l’incapacità a viverne simbolicamente il rito di una iniziazione che può portare a qualche forma di morte temporanea e di successiva rinascita. Il labirinto è reso complesso dalla sua artificalità e virtualità. Il suo paesaggio è altamente tecnologico ma anche inscritto nel nostro sistema nervoso. Abitiamo il labirinto della tecnologia alla ricerca costante di identità e di senso, navigando incerti all”interno di un flusso costante di informazioni che ci fa fluttuare tra situazioni stabili e instabili, ci obbliga alla ricerca continua di noi stessi e a ridefinire il tempo e lo spazio nel quale ci muoviamo. La ricerca è tanto più complicata quanto più grande è la schizofrenia di una esistenza fatta da identità molteplici al tempo stesso terrene e digitali.

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(20 aprile 2015) [url”Torna alla Home page”]http://megachip.globalist.it[/url]

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