La Maddalena: le strane vie dei peggiori rifiuti | Megachip
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La Maddalena: le strane vie dei peggiori rifiuti

La Maddalena: le strane vie dei peggiori rifiuti
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12 Maggio 2011 - 06.25


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zunccldi Enrico Pilia – «L”Unione Sarda».

Migliaia di tonnellate di rifiuti nocivi, pericolosi per l”ambiente e per l”uomo, sono stati prelevati dall”ex Arsenale a La Maddalena e sepolti sotto la terra della discarica di Canaglia, nel Sassarese. Lo sostiene la consigliera regionale Claudia Zuncheddu, del gruppo Sel Comunisti Indipendentistas. Il Tar del Lazio, al quale si è rivolta la consigliera-detective, ha stabilito che sono troppe le imprecisioni e le omissioni nei documenti forniti dalla Protezione civile. E ha preteso nuove informazioni, da acquisire in tempi brevi.

È una vittoria per la Zuncheddu, ambasciatrice dei movimenti autonomisti. «Una vicenda per nulla chiara, tutti abbiamo il dovere di vigilare sulla nostra salute».

 

L”INDAGINE

Oltre due anni fa, nel corso dei lavori di bonifica dell”area militare sull”isola, preludio ai lavori finali per il G8, vengono dissotterrati rifiuti speciali per 62 mila tonnellate. «Una cifra impressionante», dice la Zuncheddu, che sottolinea: «il 21 per cento di questi rifiuti vengono classificati come pericolosi».

Amianto, idrocarburi, metalli, perfino materiale radioattivo secondo le rivelazioni di alcuni operatori che hanno partecipato al trasporto.

riper«Rifiuti incompatibili con la vita e con l”ambiente», dice la consigliera. Le rassicurazioni del sottosegretario Guido Bertolaso, avute dalla Zuncheddu oltre un anno fa e pubblicate sul sito della Protezione, civile, parlavano di stoccaggio della montagna di materiale pericoloso in siti nazionali «per la successiva trasformazione e la messa in sicurezza».

A Claudia Zuncheddu, che comincia a interessarsi meglio della vicenda, i conti non tornano: «Quell”impressionante massa di materiale pericoloso, se trasportata, avrebbe generato una fila di Tir lunga 2 chilometri». E negli scali di Olbia o Porto Torres una colonna di questo tipo non è mai arrivata, anzi.

La consigliera interroga l”assessorato all”Ambiente, guidato in quel momento da Giuliano Uras (Udc), per sapere se e quali compagnie di trasporto avessero lavorato a quella bonifica. Dalla Regione un rassicurante «tutto in regola». Non contenta, la Zuncheddu organizza un blitz alla discarica di Canaglia, vicino a Sassari, dove trova i carabinieri ad aspettarla.

 

LA SCOPERTA

«Sapevo, perché informata dalla gente, che da metà luglio alla fine di agosto del 2010, la nave Major aveva percorso di notte, avanti e indietro, il tragitto dall”arcipelago di La Maddalena a Porto Torres, caricando e scaricando una sessantina di rimorchi a notte», dice la consigliera. Mentre su un”altra rotta, La Maddalena – Olbia, operava nello stesso periodo (secondo la Zuncheddu) la Ustica Lines. «Due percorsi, quindi due tipi di rifiuti?», si è chiesta, appena elaborate le informazioni.

Il sospetto, avvalorato da fughe di notizie che vanno in crescendo, prende forma: un transito di metalli pesanti e materiale radioattivo, sepolti nella discarica a 500 metri di profondità.

Alla fine del novembre scorso, la Zuncheddu presenta un”istanza di informazione ambientale, diretta a Presidenza del Consiglio, Protezione civile, ministero dell”Ambiente, Province e Comuni interessati per territorio. «Hanno risposto male e in pochi, tanto che decidiamo di ricorrere al Tar perché non ci è stato permesso di accedere agli atti». Solo dopo il ricorso, la Protezione civile invia una serie di documenti: «I dati contrastano, ci sono imprecisioni grossolane», dice la Zuncheddu. «la ditta appaltatrice si impegna a smaltire 60 mila tonnellate, di cui 10 pericolose. Ma il collaudo finale rivela che le tonnellate sono 74 mila. Di cui 8 mila pericolose».

All”appello mancano, secondo la consigliera regionale, «5 mila tonnellate di rifiuti pericolosi». Alla fine di aprile, pochi giorni fa, il Tar del Lazio individua numerose incongruenze sui dati e decide per un approfondimento di indagine, chiedendo alla Protezione civile nuovi documenti.

 

Fonte: «L”Unione Sarda», 4 maggio 2011.


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