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Il Rigor Montis non è la soluzione

Il Rigor Montis non è la soluzione
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12 Dicembre 2011 - 22.05


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E” la sindrome del cammello, che un cattivo padrone carica ogni volta di pesi a malapena sopportabili: benzina, tasse, balzelli. Pretesto: risanare il fardello che ci trasciniamo, 1.900 miliardi di debito. «Una corsa folle – protesta Pino Cabras – che non può essere risolta con le soluzioni imposte dalla tecnocrazia europea subalterna a Wall Street». Una parte della sinistra si è accodata, senza batter ciglio, alla ricetta di Mario Monti, «questo tecnico che agirebbe per regole oggettive», quasi fosse super-partes e devoto a leggi naturali, fisiologiche, che non possono essere messe in discussione. L”alternativa? Non esiste, alzano le spalle intellettuali come Massimo Cacciari: le regole son queste, rassegnamoci e lasciamo fare ai “tecnici”.

http://www.youtube.com/watch?v=6911GbVQ3tk«Io credo che invece sia questo il momento supremo in cui si devono trovare le alternative», sostiene Cabras nel video-intervento registrato per “Alternativa” e presentato da “Megachip”: «Non ha senso pensare che la condotta di Monti sia l”unica possibile: perché, se esiste solo il “piano-A”, l”esito è inevitabile: un debito insostenibile che ci porta a una situazione analoga a quella della Grecia», ma su scala ben maggiore. Salassi sempre più forti, super-potere di Equitalia per tutte le insolvenze: «Alla fine non avremo risanato un bel nulla, solo che avremo una società devastata e profondamente impoverita».

Nouriel Roubini, l”economista che profetizzò la gravità inaudita dell”attuale crisi, sul “Financial Times” ammette: questo debito è semplicemente insostenibile, e certo non se ne può uscire col “rigore”, come invece prospettato da Monti. Che fare? «Rinegoziare una grande massa del debito pubblico italiano: non domani, ma subito». Se l”attuale debito rappresenta il 120% del Pil, va “limato” fino al 90%. Come? La parola chiave è una sola: sovranità. Per rinegoziare il debito, sgonfiandolo, «serve un paese sovrano», sottolinea Cabras: «Un paese che rivendica qualcosa che in questi anni si è perso, con complicità gravissime dei vertici istituzionali, compreso il Quirinale».

Interlocutore obbligatorio: i grandi investitori internazionali, «che detengono il nostro debito e quindi le nostre vite». Con loro, occorre rinegoziare il debito «con l”emissione di nuovi titoli che sostituiscano quelli esistenti». Obiettivo: tempi più lunghi e rendimenti ridotti del 25%, sostiene Roubini. Soluzione interessante, dice Cabras, anche perché evidenzia l”avanzo primario del bilancio italiano: il saldo fra entrate e spese è positivo, e quindi smentisce chi paventa crisi di fiducia nel caso l”Italia abbassasse in modo drastico l”incidenza del debito. In realtà, l”Italia non è finanziariamente disastrata come la dipingono: «Un paese che è in grado di produrre un avanzo primario è un paese appetibile». Insomma, si prospetterebbe uno scambio: fateci uno sconto, e noi garantiamo di onorare i debiti.

Altra soluzione, una tassa patrimoniale: Roubini è contrario, perché sostiene che produrrebbe sfiducia, recessione e addirittura depressione. «Possiamo discuterne – dice Cabras – tenendo conto della possibilità di soluzioni graduali e intermedie». Ma la notizia è un”altra: le alternative esistono eccome, e i più attenti economisti sostengono che l”unica soluzione non sostenibile è proprio quella «oggi dominante», cioè il cupo “Rigor Montis” – quello sì, veramente depressivo. L”austerity imposta dal professore-banchiere «ci porta a una sostanziale schiavitù – afferma Cabras – sostenuta solo da un”Unione Europea che diventa una sorta di dittatura, che ormai non toglie più solo fette di sovranità», ma priva completamente gli Stati della loro ragione di esistere, nel momento in cui tutte le voci pubbliche di spesa «vengono sottoposte a un”oligarchia incontrollabile, che decide prima dei Parlamenti».

Ecco il nodo cruciale: «Trovare immediatamente un”alternativa a questa Unione Europea». Come sa anche Roubini, l”Europa del Sud potrebbe uscire dall”euro, il cui attuale assetto «non è sostenibile», conferma Cabras, perché «sono troppe le disparità fra la Germania e gli altri paesi: a lungo termine, il sistema non potrà reggere». Tornare a una moneta nazionale svalutabile per rilanciare l”export, rendendo giustizia alla reale dimensione dell”economia di paesi come l”Italia? «E” ora di discuterne seriamente – dice Cabras – per liberarci da una moneta-giogo e quindi approdare alla consapevolzza di una dimensione nuova, nella quale non saremo degli schiavi». Peccato che la “secessione” monetaria non la possa fare un”Italia «subalterna a regole imposte da potentati lontani».

Trincea-Italia, dunque: «La strada non può che essere quella di una fortissima opposizione a Monti e a chi lo appoggia, con una complicità che diventa, ogni giorno di più, intollerabile». Per Cabras, bisogna pensare in tempi rapidi a una drastica riduzione negoziata del debito, ripudiando le quote «detenute da speculatori che hanno creato questa situazione». No alla linea Monti, quindi, che si preoccupa di offrire «una garanzia assoluta alle banche»: atteggiamento «che si sposa con uno sguardo feroce sulle pensioni e sugli aspetti della vita dei cittadini più deboli e indifesi». Se le istituzioni hanno ceduto, è ora che i cittadini imparino a «tenere la schiena dritta», prima che qualcuno gliela rompa davvero. L”arma democratica è sempre la stessa: la politica. «Impariamo a usarla in modo nuovo».

 

Fonte:  12http://www.libreidee.org/2011/12/macche-rigor-montis-ripudiamo-leuro-e-questeuropa/.

 

 

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