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di Rodolfo Monacelli.
(Contributo alla discussione nella II Assemblea Nazionale di Alternativa)
In quest”ultimo periodo dentro Alternativa si è manifestato un dibattito sull”Europa e l”Euro. Cercherò modestamente di dire la mia, incentrando il discorso sull”aspetto geopolitico di tale questione, rispondendo in particolare all”articolo di Claudio Martini.  Una premessa è però necessaria. Trovo sbagliato dividere il campo in sostenitori dell”UE e dell”Euro contro i suoi critici. Nessuno in Alternativa (e fortunatamente non soltanto in Alternativa) sostiene la bontà della scelta esclusivamente monetarista che ha portato alla fondazione dell”attuale UE.
Il dibattito su cui ci stiamo dividendo è incentrato su un altro aspetto: uscire dall”Europa e dall”Euro è la soluzione giusta per riacquistare indipendenza e sovranità politica ed economica? Penso di no. E cercherò di dimostrarlo rispondendo alle questioni che sono state sollevate.
Europa imperialista. Martini nell”articolo afferma: «Alternativa dovrebbe rigettare con forza qualsiasi tendenza che favorisca l”affacciarsi di un nuovo, terribile competitore nella già pericolosa arena dello scontro tra imperialismi». Assolutamente d”accordo. Ma perché, chiedo, l”Europa dovrebbe essere imperialista o non essere? Considerato che tutti siamo critici nei confronti dell”attuale UE, perché non lottare per un”Europa diversa che, rifiuti gli attuali trattati e possa invece contrapporsi all”attuale e unico imperialismo esistente, cioè quello statunitense? Sempre in quest”articolo Martini pone domande sull”attuale configurazione europea a sostegno degli Stati Uniti. Perché non pensare a un”Europa diversa? È una proposta e una possibilità così assurda e così impossibile da realizzare rispetto all”idea di un solo e unico stato nazionale che si autoproclami indipendente nei confronti di un Impero? Sollevo, inoltre, anche un”altra obiezione. Da parte dei “sovranisti”, per confortare la loro idea, vengono fatti sempre gli esempi dei popoli e delle nazioni latino-americane come Cuba, il Venezuela, l”Argentina. Ma come mai sono proprio questi Paesi che lottano per la realizzazione della “Patria grande“, della nazione latino-americana, la cui prima e più importante formulazione fu quella data da Simon Bolivar? Fu proprio per questo progetto che Ernesto Che Guevara perse la propria vita in Bolivia, volendo trasformare le Ande in un”immensa Sierra Maestra da cui sarebbe poi scoppiata la rivoluzione socialista latino-americana. È proprio da questa idea che, negli ultimi anni, si sta cercando di realizzare l”Unione delle Nazioni Sudamericane (UNASUR) che includerebbe tutti i paesi dell”America latina volendo realizzare, nell”arco di 15 anni, l”integrazione economica con la creazione di un libero mercato interno e dazi esterni comuni, l”integrazione monetaria con la creazione di una moneta unica, l”integrazione politica con la creazione di istituzioni sovranazionali a livello esecutivo, legislativo e giudiziario e l”integrazione sociale e culturale con maggiori contatti fra le società sudamericane a livello sindacale, delle Ong, dei mezzi di comunicazione, delle educazione, della cultura, della musica.
Perché, dunque, Alternativa, rigettando l”attuale costruzione dell”UE, invece di proporre il ritorno al proprio orticello nazionalistico ed ottocentesco, non può proporre un”idea che si rifaccia proprio all”Unasur? Come dimostrato dal progetto sudamericano, infatti, la costruzione di un blocco geopolitico e culturale che si contrapponga all”imperialismo statunitense non nega l”idea di sovranità nazionale, né porta obbligatoriamente e deterministicamente alla costruzione di un altro imperialismo e al razzismo.
Indipendenza e sovranità nazionale. Da parte dei sovranisti l”idea per contrapporsi all”Euro e all”attuale UE è quella di uscire e di tornare allo stato nazionale italiano che, così facendo, riacquisterebbe indipendenza e sovranità . I sovranisti dimenticano, però, che questa indipendenza e sovranità non sono mai esistite al di là di pochi e rarissimi casi (Sigonella). Oppure, sarebbero state sintomo d”indipendenza le stragi italiane, da Piazza Fontana a quella di Bologna? Ustica sarebbe stata sintomo d”indipendenza? La presenza sul nostro territorio di più di 100 basi Nato sarebbe stata sintomo d”indipendenza?
Al di là di questi aspetti, su cui dovrebbe riflettere chi parla di “ritorno alla sovranità “, è assolutamente vero che fino all”inizio degli anni ”90 l”Italia ha goduto di uno “status speciale” in cui ha potuto effettuare politiche economiche basate sull”industria pubblica. Non entrerò nel merito, lo farà chi ha maggiori competenze economiche dello scrivente, se sia possibile nel 2012 realizzare un “neo-keynesismo” di ritorno. La questione che voglio affrontare è diversa. Perché fu possibile realizzare per l”Italia quel tipo di economia e fu consentito avere una parziale indipendenza economica? Forse a chi pensa che, uscendo dall”UE e dall”Euro, sia possibile riproporre quelle politiche, sfuggono due dettagli: l”esistenza dell”Unione Sovietica e della presenza in Italia del più forte partito comunista d”occidente. Come si può pensare che, senza la presenza di questi due elementi, all”Italia sarebbe consentito avere la stessa indipendenza? O, forse, più probabilmente, isolata da un punto di vista internazionale, l”Italia non sarebbe ancora più soggetta di adesso all”influenza americana, sia da un punto di vista economico che politico?
CHE FARE? La soluzione, anche qualora Alternativa ne avesse la forza e la possibilità di proporlo concretamente, non è dunque quella di uscire dall”Euro e dall”Ue. Si ripropone, dunque, l”antica questione del “CHE FARE?“. Non certo quella di accettare le politiche dell”Ue che stanno sempre più impoverendo i ceti dominati a vantaggio di quelli dominanti, né quella di diventare gli strumenti di un conflitto interno tra i poteri forti attualmente in campo. Una soluzione “politica” potrebbe essere rappresentata dall”iniziare a tessere rapporti internazionali per la costruzione di una NE (Nuova Europa). Diversi sono i movimenti in Europa (dal Partito socialista d”Irlanda al KKE agli stessi “indignati”) che rigettano questa Europa delle banche e del Capitale a favore di un”Europa antimperialista, anticapitalista, solidale e costruttrice di pace. Creare, dunque, una “Rete” tra i vari movimenti alternativi all”attuale sistema di potere economico e politico, proporre l”idea di un”Europa diversa e lottare per l”eliminazione del Trattato di Maastricht e di Lisbona (che come tutti i trattati non sono immutabili). Un”alternativa alla dicotomia: fuori dall”Europa/accettare le politiche europee dunque esiste. Bisogna cercare di costruirla.
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