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'Per un''Europa Bene Comune'

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10 Gennaio 2012 - 00.18


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(Contributo alla discussione nella II Assemblea Nazionale di Alternativa)

di Pierluigi Fagan.

1) L”UE dei Trattati finalizzati solo ed esclusivamente a sorreggere una unione monetaria, come se poi questa avesse un senso senza un contesto comune economico e quindi politico, è una costruzione che rifiutiamo o che si rifiuta da sé tanto è sbilenca.

2) Da questo punto dipartono due vie: una punta a costruire un altro tipo di sistema europeo, l”altra punta a ripristinare un sistema nazionale che possa poi sovranamente decidere le sue politiche internazionali, economiche e monetarie.

Sospendiamo per un momento l”analisi delle due strade e poniamo una domanda: al netto della realizzabilità che è dubbia o quantomeno non facile per entrambe le strade, quale dovrebbe essere il contesto politico – economico – monetario “ideale” per noi?

A tale domanda però non abbiamo facoltà di rispondere sfogliando liberamente il libro dei sogni, dobbiamo comunque procedere ad una analisi realistica della situazione. Qual è dunque la situazione?

  1. E” una situazione di forte discontinuità quella che si sta realizzando a partire dalla fine della Seconda Guerra mondiale. La popolazione planetaria, in cinquanta anni è cresciuta del 240%. Mai si era registrato un incremento così deciso e così repentino[1]. Detto incidentalmente ed a beneficio dei lettori, da inizio secolo scorso ad oggi l”aumento è del 467%. Ha un significato questo? Ha un senso la sicumera con cui nel fronteggiare le nostre diverse opinioni, qui o altrove, continuiamo ad usare modelli teorici nati decenni fa, quando il mondo era un “altro mondo?”.
  2. La cifra è ovviamente una media. Sopra la media, l”Africa con + 350%, l”America latina con + 306%, l”Asia con + 262%. Sotto la media, l”America del nord con + 178%, la ex Unione Sovietica con + 160% e l”Europa con + 130%.
  3. L”Europa entra nel 1900 pesando il 25% della popolazione mondiale, ne esce pesando ormai poco più del 10%[2].
  4. L”Italia ha tra i peggiori dati al Mondo sia come incremento demografico, appena migliorato dall”immigrazione, sia come età media che è la più alta al mondo (insieme alla Germania ed al Giappone)[3].

Dobbiamo allora registrare un fatto quantitativo. L”Europa è una entità marginale del totale del Mondo, una marginalità registrata demograficamente, ma non ancora economicamente. Il poco più del 10% del Mondo vale ancora più del 21% del Pil mondiale[4].

Ad avviso di chi scrive, la crisi delle economie europee e il loro destino decrescista è la semplice risultante di questo necessario riallineamento, tenuto conto che

a) non esistono più i vantaggi militari del primo Novecento,

b) non esistono più i vantaggi tecno scientifici del primo Novecento.

Tale riallineamento quindi avverrà noi si voglia o meno. Come affrontare questo Nuovo Mondo?

  1. Nel 2030, una Italia considerata ancora all”interno dell”UE e del sistema della moneta unica, è data in uno studio OCSE, come dodicesima economia del Mondo (oggi è la settima – ottava)[5].
  2. Tutte le economie storiche, emerse ed emergenti, si stanno saldando in unioni doganali, unioni di scambio e prossimamente, unioni monetarie. Così in Sud America, in Russia – Centro Asia – in Asia orientale dove spiccano i nuovi accordi Cina – Giappone. Non è un mistero che il nuovo “multipolarismo” geopolitico dovrà corrispondere ad un nuovo paniere di monete sistemiche che superi la gerarchia del dollaro in favore di una pluralità dollaro – rublo – yuan – (euro?).
  3. Chi non apparterrà ad una unione di scambio e monetaria dovrà giocarsi la sua partita in solitaria, non più alle prese solo con l”imperialismo statunitense, ma con una complessa geometria degli interessi su base multipolare.

Cerchiamo allora di rispondere alla nostra domanda su quale dovrebbe essere il contesto politico – economico – monetario “ideale” per noi? “Ideale” in questo caso deve fare i conti con “possibile” e ciò che risulta possibile, al massimo, è unirsi coi simili onde creare una massa critica che possa non imporre il suo regolamento o il suo gioco, ma contrattare un regolamento comune ed un gioco comune non troppo svantaggioso. Ma al di là delle strategie di sopravvivenza, quali sono le nostre strategie adattive, quale il nostro nuovo modo di stare nel Mondo Nuovo?

  1. La Grande Contrazione europea è un dato di fatto. Persi i favori imperiali e coloniali, persa la possibilità di inscenare conflitti mondiali che per ben due volte hanno insanguinato il secolo precedente, perso il finanziamento propulsivo effettuato dagli USA nel dopo Seconda Guerra mondiale, perso il 15% di share mondiale come peso demografico avviato ad un declino che ci porterà tra 40 anni a pesare un terzo di un secolo fa, e perso ogni vantaggio assoluto di tipo militare o tecno scientifico, cosa ci rimane?
  2. Ci rimane la possibilità di ripiegare ordinatamente entro i confini continentali, facendo Uno di quel puzzle di stati nazione figli di una speciazione disordinata disegnata dalla geografia, dalla storia e saldata da secoli e secoli di guerre fratricide. Una comunità che riconosca ciò che l”unisce in rapporto a quanta differenza invece c”è con entità circostanti ed ancor più remote, che diventeranno vieppiù massive e che cercheranno di ampliare il loro spazio e il loro peso nel mondo per altro, legittimamente.
  3. Ripiegare ordinatamente significa non subire la contrazione che porta recessione prolungata e cioè depressione, ma un piano organico di riduzione della società alla disponibilità economica che saremo credibilmente in condizioni di esprimere con le condizioni date (date non da noi). Questo ha un nome ancora provvisorio ma chiaro: decrescita. La decrescita non è una scelta ma una necessità dettata dalla storia, dalla geografia, dalla demografia, dall”economia e da considerazioni culturali, ambientali, di buon senso adattivo e per alcuni, di semplice preferenza.
  4. Chi vede nella decrescita una opportunità, vede un riequilibrio sociale, un abbassamento della vis competitiva, una relativizzazione dell”economia nell”ordinamento sociale e culturale, un abbassamento di quelle necessità cresciste che portano al conflitto, la realizzazione di un sogno di tempo liberato dalla necessità (progressivamente e mai del tutto), lo scoppio di una nuova stagione di creatività sociale ed economica (ci sono molti tipi di economia possibile oltre il socialismo, il capitalismo, lo stato, il mercato ed altra ferraglia ottocentesca) scandita dal ritmo principale del nuovo ordinatore delle nostre comunità: la democrazia integrale.

Dal 1951, molti europei hanno condiviso il disegno unitario. Essi furono di destra, di sinistra, di centro, del nord e del sud, di fronte ad un problema esogeno, cioè dettato dal contesto mondiale, condivisero l”unica possibilità che la logica lascia all”analisi realistica delle possibilità: un continente che supera la divisione interna e, punta alla formazione di un soggetto integrato. Ma:

  1. Non è un mistero che all”interno di questa vocazione unitaria si agitino gli egoismi nazionali, egoismi che tra l”altro prescindono dall”ideologia economica e dalla fazione politica.
  2. Altresì è un fatto che le élite egemoniche abbiano sposato da una parte un progetto unitario limitato alla moneta ed abbiano rifiutato ogni possibile avanzamento sulla per altro difficile strada della costruzione di un soggetto veramente unitario e democratico.

Nazione e classe sono i due ordini tradizionali che resistono al libero perseguimento del progetto unitario europeo. Oggi siamo qui.

Siamo dove francamente è difficile vedere un progetto alternativo e dove il progetto unitario è

a) sostanzialmente fermo;

b) condizionato da una rete di Trattati creati apposta solo per far funzionare una moneta, secondo un principio per altro condivisibile di economia materiale e non di economia banco finanziaria ma anche secondo un altro principio che mantiene la divisione nazionale dei conti economici ed una politica monetaria abbastanza astratta.

Tale divisione sta finendo con il trasformare il progetto unitario in un progetto in cui i forti subordinano i deboli. Tale assenza di partecipazione politica al progetto sta lasciando ad un manipolo di tecnocrati guardiani di una ortodossia auto proclamata come regolamento, il compito di edificare il soggetto europeo sulla sola base di un mito di efficienza competitiva supportato da una moneta forte, unico vero bene comune di un capitalismo ostinatamente ignaro dei mutamenti del mondo . Tali mancanze hanno svotato la forma democratica di ogni significato e l”Europa oggi è un guscio vuoto in cui si annidano interessi oligarchici.

La cattiva, anzi pessima, attuazione del progetto europeo porta a ripensare il progetto? No. Non ci sono alternative credibili a questo progetto. Il fatto ne sia in corso una interpretazione nazional-elitista ci porta ad una severa critica dell”interpretazione, non del progetto, ci sono sempre più modi di fare la stessa cosa.

= = =

Veniamo ora alla via alternativa della secessione europea con recupero della sovranità monetaria. La questione giuridica sollevata da Stefano d”Andrea[6] e ripresa da Marino Badiale e Fabrizio Tringali[7] cosa dice? Dice che i trattati in corso sono una gabbia d”acciaio che non permette alcun altro tipo di interpretazione del progetto europeo diversa da quella in essere. La stessa Merkel sta spingendo per intraprendere una procedura di revisione di Maastricht. I trattati quindi si possono modificare e sta a noi invertire i rapporti di forza per contrattare forme di trattato più consone alla nostra visione del mondo. Non si vede come, intendendo questo impossibile a priori, sia poi ritenuto possibile convincere il popolo italiano ad una ben più difficile secessione dal sistema europeo. Inoltre, non è che il quadro delle forze ora al potere sia così stabile. Sarkozy potrebbe perdere le elezioni di questo anno e la Merkel quelle del prossimo (questo dicono i sondaggi allo stato di cose dell”oggi) e le ricette avanzate dai socialisti francesi e dai socialdemocratici tedeschi contengono elementi che alcuni nostri “ideologici” farebbero bene a considerare con meno prevenzione, sempre che le conoscano. Il partito liberale tedesco, vero perno integralista della colazione che presiede la Merkel è accreditato di un misero 3% e non avrebbe neanche rappresentanza nel prossimo Bundestag . Infine, l”intero quadro è in fluida transizione con una speculazione finanziaria anglosassone di cui non si possono non considerare i chiari imput politici, una speculazione che punta ad indebolire se non a far sparire l”euro. Non tarderà il tempo in cui l”integralismo merkeliano dovrà piegarsi a più miti consigli, che siano in forma di eurobond o altro.

Stante però la situazione di doloro impasse nella quale ci troviamo qualcuno propone di rovesciare il banco e piantare tutto lì per trincerarsi in casa, dove la casa ancora una volta è la “nazione”, un concetto prima subito, oggi rivalutato secondo analisi che sarebbero da approfondire e che si ricordano solo di un recente passato keynesiano mitizzato, un passato pompato da dollari, facilitato dalla protezione imperiale statunitense, che poggiava su una tale distruzione alle spalle che facile fu la creazione di nuove opportunità.

Oltretutto si equivoca storditi dal monetarismo dilagante (vera piaga culturale di una economia ormai ridotta a metafisica, purtroppo adottato anche da chi ben sa qual è la natura politica del problema) pensando che tutto ciò fu merito della “sovranità monetaria”, concetto che porta qualcuno sul web a dilettarsi con signoraggio, moderne teorie monetarie, banche centrali divenute nuovi palazzi d”inverno da conquistare per radiosi futuri di soldi freschi, liberi e gratuiti per tutti.

Ho alcune domande per coloro che in Alternativa, promuovono questa idea:

  1. Cosa vi fa pensare che una difficoltà manifesta (quella della riappropriazione di un progetto Europa) sia compensabile con una facilità presupposta (quella di uscire dalla UE, dall”euro, da tutti i trattati internazionali e rimanere vivi, sani e con un futuro davanti)? Quanto tempo ci vuole per uscire dall”euro? E nel frattempo non subiremo tutte le nuove leggi che giustamente guardiamo con preoccupazione? Ma voi mi direte, sì ma poi andiamo al governo e le eliminiamo, ed allora perché non lavorare ed andare ad un governo che sia in grado di impedirle o ricontrattarle ed eliminarle lo stesso?
  2. Cosa vi fa pensare che sia possibile per un paese piccolo con una popolazione vecchia ed un tantino viziata, autonomizzarsi con una propria economia – moneta e stare nel Mondo che abbiamo prima fotografato? Avete forse una altra fotografia che mostra un altro paesaggio? Se sì, perché non la condividete e partite sempre da punti giuridico monetari che sono sempre conseguenze e mai cause prime?
  3. Cosa vi fa pensare che sia possibile una via italiana alla decrescita? Perché rifiutate la strada ovvia di costruire un soggetto di massa critica tale da rendersi autonomo senza difficoltà entro i confini dei suoi più di 500 milioni di individui con materie prime e capacità produttive e di scambio seconde a nessuno? Pensate si possa fare facendosi concorrenza asimmetrica con svalutazioni e dazi?
  4. Cosa vi fa pensare che una sovranità monetaria in mano ad un governo di centro destra nazionale sia meglio di una sovranità monetaria in mano ad una oligarchia neo liberale? O pensate possibile portare l”Italia e gli italiani fuori dalla UE, dall”euro, dai trattati internazionali, dal capitalismo, dalla storica presenza al potere di forze conservatrici in Italia, tutto in un colpo?
  5. Cosa vi fa pensare che questa supposta sovranità monetaria sarà difendibile dagli attacchi speculativi che già ci massacrarono (e furono addirittura in grado di smuovere la sterlina) in passato? Quali i suoi possibili rapporti di cambio? Quale il suo accoglimento nell”economia mondiale?
  6. Cosa vi fa pensare che si possa svalutare senza che i partner di scambio alzino barriere doganali o svalutino a loro volta? Cosa vi fa pensare che nel conto economico di un paese esistano solo le esportazioni e non anche le importazioni da pagare in dollari o euro o marchi o quel che sarà? Stamperete a gò – gò senza inflazione o iperinflazione? E come? Seguendo la Modern Money Theory di Paolo Barnard e del Levy Institute? Perché non ce ne parlate un po”, magari scopriamo anche noi le mirabili possibilità della via monetaria alla rivoluzione? Pensate che il popolo condividerà entusiasta questa ardita strategia? La comprenderà? In quale contesto teorico è inserita questa soluzione magica?
  7. Come eviterete la fuga dei capitali che solo perché Monti ha pronunciato tre volte la parola equità ed applicato un bollo a gli elicotteri ed a gli aerei personali, ha già raggiunto – pare – la ragguardevole cifra di 200 miliardi?
  8. Cosa direte ad operai, dipendenti, partite Iva e piccoli e medi imprenditori quando il nostro tessuto economico sarà arso come un deserto di sale.
  9. A cosa vi riferite quando ripetete ipotesi di sviluppo verso l”Europa dell”Est? Alle fiorenti economie rumene o bulgare oppure pensate che la Russia sbaverà di investire i suoi rubli nel Bel Paese in cambio di chissà cosa e tagliandosi da sola la strada ad un ben più interessante rapporto con l”asse franco – tedesco?
  10. Come pensate di divincolarvi dall”abbraccio mortale di Lega, PdL, Nuova Destra e nazionalisti dell”ultima ora, una volta felicemente raggiunto il comune obiettivo?

L”idea di secessione dalla UE è una tattica o una linea strategica e se è strategica si potrebbe sapere come funziona, quale è il suo profilo organico che la fa essere una alternativa desiderabile e praticabile? Al momento e sebbene sia qualche mese che lo discutiamo, abbiamo davanti un progetto che di lineare ha solo una patina di logica.

Beh, io non condivido questo progetto, anzi francamente non mi sembra neanche un progetto. Mi sembra più un incubo necessitato da un deduzione trascendentale di norme giuridiche e monetarie che pone come dogma indimostrato ed indimostrabile l”irriformabilità dell”Europa mentre pone come possibile e fors”anche probabile la costruzione di una Italia edenica, libera, sovrana, bene comunitaria, anti capitalista ed anche magicamente democratica. Il tutto evidentemente il prossimo anno.

Io invece credo che il posto dell”Italia sia in Europa, l”Europa è la nostra casa e deve diventare il nostro Bene Comune, strappandolo dalle mani di chi vuole esserne proprietario con unico diritto di voto condominiale, imponendoci i suoi per altro fasulli regolamenti. Io, Voi, i nostri figli, la nostra Italia, le nostre idee si salveranno dalla catastrofe verso la quale siamo avviati, solo con un progetto organico ed anche un po” più innovativo di quanto il dibattito generale (non quello di Alternativa, quello di un Movimento che dopo la sequenza 15 Ottobre – avvento di Monti, si è paralizzato, così come tutta la politica italiana si è paralizzata, sopravanzata da un impeto di realtà materiale che fatichiamo evidentemente tutti a comprendere) non stia producendo. Il tempo passa, spero che si arrivi presto ad una decisione su questo punto o in un senso o nell”altro, di modo da poter orientare le nostre energie mentali ad elaborare un grande piano di transizione, fattibile con entusiasmo.

Ulisse non lasciò Itaca perché vide che casa sua era in mano ai Proci.

Pier Luigi Fagan

Membro ospite dell”Ufficio Centrale di Alternativa

 


[1] Dati demografici successivi tutti ripresi o elaborati da: R.Cameron, L.. Neal, Storia economica del mondo, vol II, Il Mulino, Bologna 2005, p. 512; M.Livi Bacci, Storia minima della popolazione del mondo, Il Mulino, Bologna, p.45; Wikipedia su dati ONU, CIA Fact book et varii.

[2] L”Europa peserà il 9,4% nel 2020, l”8,4% nel 2030, l”8,0% nel 2040 e solo il 7,3% nel 2050, un terzo della sottostante Africa. Sono più o meno i rapporti di un secolo fa, però invertiti.

[3] Chi scrive ritiene che la teoria maggiormente egemone nel mainstrem economico che dovrebbe inquadrare il fenomeno della crescita (Solow, R., 1956, “A Contribution to the Theory of Economic Growth”, Quarterly Journal of Economics 70 (1), 65-94. , sovrastimi l”apporto dell”innovazione tecnologica e sottostimi l”impeto demografico.

[4] The Economist, Il mondo in cifre 2011.

[5][5] A. Maddison, Contours of the World Economy, Oxford, Oxford University Press, 2007, pp. 335-345

[6] http://www.appelloalpopolo.it/

[7] http://www.alternativa-politica.it/2012/01/liberi-dalleuro-e-dai-vincoli-ue-osservazioni-all%e2%80%99intervento-di-giulietto-chiesa/

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