Si scrive No Tav e si legge democrazia | Megachip
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Si scrive No Tav e si legge democrazia

Si scrive No Tav e si legge democrazia
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4 Marzo 2012 - 16.06


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notav roma 20120304

di Giovanna TinèMegachip

Alla faccia di chi continua a descrivere quello dei No Tav come il capriccio nimby di pochi che vogliono solo tenere pulito il cortile di casa propria.

Sabato 3 marzo, ore 15. Piazzale Tiburtino a Roma è già gremito di persone che scandiscono a chiare lettere che la Val di Susa non è un affare da cronaca di provincia o di ordine pubblico, ma un simbolo della legittima ostinazione di chi non vuole che politica e affari decidano sulla propria testa. No Tav è Val di Susa ma anche Italia, Europa, mondo.

È evidente che questa presa di coscienza dal basso ha epicentro nella valle, ed è una specifica battaglia che deve essere vinta, ma contemporaneamente si allarga fino a diventare simbolo e parte della più ampia rivendicazione della dignità di chi vuole essere cittadino e non suddito. Non in mio nome dunque, e non sulla mia testa.

Ma No Tav non è soltanto un simbolo. È chiaro che questo movimento sta catalizzando la mobilitazione dei cittadini rispetto all”erosione di democrazia in corso su diversi fronti, e la sta trasformando in pratica politica dal basso (lo scrive perfino Eugenio Scalfari, per poi spiegarci perché gli studenti dovrebbero essere entusiasti sostenitori della TAV, e proseguire sulla produttività e su un”uscita dal tunnel ad opera di Napolitano e Monti.).

È anche per questo, oltre che per una manifestazione riuscita, che è grande la soddisfazione di vedere insieme tanti pezzi della società civile: il comitato dell”acqua (si scrive acqua, si legge democrazia, appunto), il comitato No Debito, e poi gli studenti, i centri sociali, tante compagne e tanti compagni con cui abbiamo condiviso la campagna referendaria antinucleare, i sindacati di base, gli attori e i musicisti di strada e non. Amiche e amici senza appartenenza alcuna, militanti di associazioni e movimenti politici tutti uniti sotto le sole bandiere No Tav.

La “colla” che deve far riflettere opinione pubblica, politici e affaristi vari non è quella che ieri ha sporcato gli abiti di una giornalista, bensì quella costituita dal movimento No Tav verso chi, e sono/siamo sempre di più, è stufo di subire forzature sul proprio territorio, da quello fisico a quello della propria mente.

I due episodi di nervosismo verso i giornalisti (spiacevoli, è chiaro, oltre che inutili per la battaglia in corso), facili “armi di distrazione di massa”, stanno ora facendo il giro delle testate, fornendo come sempre l”alibi per raccontare la storiella del corteo che non riesce ad evitare di terminare in modo violento. Non è così. Il corteo è stato pacifico sia durante il percorso stabilito che nel fuori-programma della Tangenziale Est.

È così difficile raccontare tutto questo, che gli occhi di ciascuno di noi presenti hanno visto? È così difficile essere liberi?

 

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