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La domenica delle salme: dittatura vs democrazia

La domenica delle salme: dittatura vs democrazia
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17 Marzo 2012 - 11.37


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di Giorgio Cattaneo

“Il ministro dei temporali, in un tripudio di tromboni, auspicava democrazia con la tovaglia sulle mani e le mani sui coglioni”. È la nostra eterna “domenica delle salme”: cambiano solo le Repubbliche e i nomi dei ministri, ma i temporali evocano lo stesso suono di campane a morto. L”unica differenza percepibile è il peggioramento costante, e senza più neppure la consolazione civile di cantori come Fabrizio De André, che sapevano – loro sì – maneggiare parole difficili come verità, libertà, dignità.

Il Brasile non consegna all”Italia l”ex terrorista Battisti perché il nano-premier è il primo a sparare sulla giustizia italiana, scriveva il coro del mainstream, affollato di “regine del tua culpa”. Oggi Berlusconi non c”è più, eppure gli inglesi fanno scorrere sangue italiano in Nigeria senza neppure avvertire Roma, messa alla gogna mondiale con l”arresto di due marò in India. In Italia non esiste opinione pubblica – dice Michele Santoro, citando Nanni Moretti – perché non abbiamo un”informazione indipendente: nessuna delle grandi redazioni, giornalistiche e televisive, è veramente libera. Ergo: il paese, tecnicamente, non sa quello che accade. E forse, secondo i più pessimisti, non lo saprà mai, se è vero che la “domenica delle salme”, quella delle vittime saltate in aria e dilaniate dall”esplosivo, è destinata a restare un giallo irrisolto, senza veri mandanti.

Massimo Ciancimino tace, anche se promette ad “Antimafia Duemila” che non si porterà nella tomba il nome del “signor Carlo”, l”uomo che – all”epoca dell”omicidio di Paolo Borsellino – probabilmente dirigeva quei “pezzi dello Stato” sospettati di aver avviato una trattativa coi padrini corleonesi; secondo Ciancimino, non solo il “signor Carlo” è oggi più potente che mai, ben in vista nei palazzi del potere, ma addirittura suo padre don Vito, l”allora mafioso sindaco di Palermo, fu espressamente invitato a riunioni riservatissime del Gruppo Bilderberg, élite mondiale del super-potere finanziario: cosa volevano, i Bilderberg, dall”ambasciatore di Cosa Nostra?

La “vibrante protesta” del mainstream si abbatte invariabilmente sul cosiddetto complottismo, varietà letteraria ormai dilagante sul web. Peccato che la proliferazione delle più disparate teorie dietrologiche – alcune delle quali esilaranti e altre, purtroppo, molto meno – nasca proprio dal bisogno fisiologico di conoscenza e spiegazioni, totalmente soffocato dal mutismo omertoso dei media, quasi tutti di proprietà di editori che di mestiere fanno anche gli industriali, i politici, i finanzieri: come potrebbero dire tutto quello che sanno? Nel tentare di spiegare la crisi, la loro narrazione si è fermata davanti a un”espressione stravagante, totemica e neutrale – i “mercati” – come se entità incorporee, telematiche o extraterresti, disponessero di una onnipotenza soprannaturale, sovrana del destino di tutti. Nomi? Goldman Sachs, Deutsche Bank. Azione: il ricatto dello spread e il sospirato avvicendamento. Fuori il bunga-presidente, dentro il loro uomo – direttamente al timone: per la gioia dei “mercati”, non certo degli italiani.

Tutto questo, dice Ugo Mattei, probabilmente è accaduto per reazione: il super-potere era spaventatissimo dai referendum del giugno 2011 per i beni comuni. Forse dall”Italia poteva nascere un esempio pericoloso: la prova di come sia possibile riappropriarsi, a furor di popolo, della sovranità duramente conquistata un tempo, a prezzo di durissime lotte, e poi confiscata poco alla volta, quasi di nascosto, nel silenzio-assenso generale o addirittura fra i brindisi e gli applausi.

Chi ha mai spiegato cos”era veramente il Trattato di Maastricht? Da chi e perché è stata imposta senza referendum l”adozione dell”euro, di cui tutti oggi si lamentano? Col Fiscal Compact, dice Giulietto Chiesa, non si sa più come e dove potremo prendere decisioni: ogni singola voce di spesa, dal 2013, sarà prima sottoposta agli oligarchi di Bruxelles. Benché assediati da rumori di guerra, siamo ancora in tempo di pace: ma forse è la “pace terrificante” profetizzata da De André. Certo, possiamo ancora votare: per Parlamenti che però non potranno più decidere niente di importante, perché dovranno sottostare ai diktat di autocrati neo-medievali non eletti da nessuno. Come se, cent”anni dopo il nazifascismo, la nuova civiltà politica – destra e sinistra – avesse di fronte la scelta di campo più antica: tra dittatura e democrazia.

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