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Per una nuova soggettività politica

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18 Aprile 2012 - 12.25


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soggettivita politica 20120418

di Ettore Macchieraldo*

Negli ultimi anni stiamo assistendo al moltiplicarsi di tentativi di aggregazione per la costruzione di un soggetto politico che sia espressione delle spinte migliori di questo paese. Mi riferisco a quelle aggregazioni che non si costituiscono dalla frantumazione delle organizzazioni di massa che furono, bensì a coloro i quali non intendono rifondare alcunché, bensì fondare forme di democrazia che abbiano la possibilità di incidere sulla realtà.

Ho scritto ”tentativi”, ma in alcuni casi, ad esempio il Movimento 5 stelle, si sono rivelate delle vere e proprie forze politiche. I 5 stelle sono una forza politica non solo e non tanto per gli ottimi risultati elettorali alle amministrative, ma soprattutto perché hanno gruppi, meet up, che si ritrovano regolarmente e fanno iniziative politiche. [www.movimentopiemonte.it]

Ultima di queste spinte a una nuova soggettività politica è l”appello comparso su Il manifesto e firmato da varie personalità tra cui Ugo Mattei, Marco Revelli e Guido Viale. [www.soggettopoliticonuovo.it] Giustamente questo appello si riferisce a tutte quelle realtà di buone pratiche e di cittadinanza attiva che sono state la spina dorsale del movimento per l”acqua pubblica e che portarono nel giugno scorso alla vittoria referendaria.

Vi sono anche altre iniziative che si muovono in questa direzione. Ad esempio vi è quella che di recente si è incontrata a Marina di Massa e che intende promuovere una lista civica nazionale, a partire dalle numerose liste civiche che si sono costituite localmente anche con ottimi risultati elettorali alle amministrative. [www.perunalistacivicanazionale.it/]

Posso anche citare l”esperienza a cui ho partecipato e che si è conclusa con un nulla di fatto. Nacque dopo un convegno a Torino promosso da liste di cittadinanza e movimenti delle periferie del capoluogo piemontese. Propulsore di quella iniziativa fu Rivalta Sostenibile, lista, ma direi, forza politica di quella cittadina del torinese, che ebbe già 4 anni fa un ottimo risultato elettorale (18%), e il mese prossimo si candida a vincer le elezioni amministrative.

Invitarono intorno a un tavolo Maurizio Pallante del Movimento della Decrescita Felice, Francuccio Gesualdi del Centro Nuovo Modello di Sviluppo, Massimo Fini del Movimento Zero, Giulietto Chiesa del laboratorio politico Alternativa, Monia Benini e Fernando Rossi di Per il Bene comune e altri. Al termine di quel convegno alcuni dei relatori decisero di scrivere un documento comune (Chiesa, Pallante, Benini, Fini). Ne uscì un ottimo documento, molto chiaro sia nell”individuazione delle crisi che stiamo attraversando, che nella collocazione nel contesto internazionale, che nel cogliere l”importanza del tema comunicazione – informazione anche sul terreno politico. [http://www.alternativa-politica.it/documenti-alternativa/uniti-e-diversi-per-la-formazione-di-un-nuovo-soggetto-politico-che-governi-la-transizione.html/]

Oltre a questi posso citare il Conclave degli ecologisti che si svolse a Bologna l”anno passato [www.movimentovalledora.org/?p=3774] e l”incontro organizzato da Dotti per promuovere il suo sogno. [http://micheledotti.myblog.it/archive/2010/11/14/il-sogno-in-cammino-a-partire-da-firenze.html]

Insomma vi è solo nell”ultimo anno un moltiplicarsi di iniziative per un nuovo soggetto politico. Queste non riescono ancora a coagularsi. Non che sia obbligatorio che si esca da questo processo con un”unica forza politica. Ritengo, però, che si debba partire dall”aggregazione di quelle realtà locali che sono l”espressione di possibili strategie di uscita dalla crisi, che è anche crisi di rappresentanza politica.

Vi è anche in quest”ultimo appello pubblicato da Il manifesto l”espressione di una storica diffidenza dei movimenti verso le forme più organizzate della politica, ovvero i partiti. Questa diffidenza si esprime nel rifiuto di strutture gerarchiche, ovvero di delega a dirigenza politica, e nel promuovere forme di democrazia diretta. Scrive Rodotà, in risposta all”appello di cui sopra, che non bisogna rifiutare tutta la storia delle organizzazioni del ”900. Credo abbia ragione. La forma partito non è stata sempre uguale a se stessa, e questa ultima che ci opprime è quella più spettacolarizzata. Ricordo solo a lato di questo scritto che i partiti nacquero dalle Società di Mutuo Soccorso come forme politiche di organizzazione di massa da quelle esperienze storiche di fine ”800 e inizio ”900 del movimento operaio. Voglio dire che i partiti, in specie il Partito Socialista dei primi del ”900, rappresentarono in modo autentico la necessità di emancipazione degli ultimi della società e furono per buona parte del ”900 il luogo di partecipazione e di formazione politica e culturale delle classi umili di questo e altri paesi.

Quanta distanza dalla forma attuale dei partiti!

Oggi questi si caratterizzano per la perpetuazione di un ceto politico autoreferenziale. Non vi è nessun processo di formazione interno, le tessere sono in buona parte rappresentanza di clientele, se non vere e proprie falsificazioni. Il ceto politico si perpetua partecipando ai vari salotti televisivi e costruendo un consenso che si basa su strategie di marketing politico. Introducendo una pericolosissima selezione di classe nella formazione delle rappresentanze politiche.

Bisogna sottrarsi a questo mercato. Bisogna, però, anche non cadere nell”ingenuità di predisporre forme inadeguate di organizzazione politica.

L”associazionismo, le buone pratiche, la cittadinanza attiva sono il motore delle esperienze politiche migliori dell”ultimo decennio.

Ho citato il movimento per l”acqua, ma possiamo spingerci fino al movimento anti G8 del 2001 e la costituzione dei social forum in quasi tutto il territorio nazionale. Questa esperienza rimase schiacciata da una tenaglia in cui da una parte vi era il riprodursi sterile di un ceto politico della sinistra radicale, e dall”altra la diffidenza e la timidezza, se non la gelosia delle proprie specificità, da parte dei movimenti.

Aggiungo che anche questo mondo, quello dell”associazionismo, non è estraneo al processo di spettacolarizzazione del ceto politico. Il movimento anti G8 non sarebbe esistito senza l”esposizione mediatica di Agnoletto e Casarini, quello della pace senza Gino Strada e quello in difesa dell”articolo 18 dello Statuto dei lavoratori senza Cofferati.

Non voglio quindi dire che questo protagonismo sia per forza deleterio. Credo, invece, che sia dannoso se non corrisponde a una reale struttura organizzativa e a processi di delega e mandati chiari e rappresentativi.

Se vogliamo uscire da questo empasse dobbiamo affrontare di petto questo nodo.

Molte delle personalità che hanno firmato i vari appelli sono figure riconosciute e richieste da parte di quelli che individuo come i laboratori territoriali di una nuova soggettività politica. Vengono invitate e invitati e girano su tutto il territorio nazionale a promuovere pensieri e pratiche altre.

Queste esperienze dovrebbero essere messe in comune e mappate. Si dovrebbe costruire una agenda di incontri, incrociando le informazioni e i dati, per fare in modo che si promuova un processo coordinato verso una nuova soggettività politica.

Dovrebbero, però, aver chiaro e condividere quali indicazioni di attività proporre per fare un reale salto di qualità nelle forme di organizzazione.

Vi sottopongo quello che ritengo sia il primo passo necessario.

Il limite evidente anche di questi soggetti pre politici è l”autorefernzialità. Questa parola significa la mancanza di capacità di comunicazione. Ovvero la costituzione di codici e dinamiche di chiusura dei gruppi, che escludono di aggregare chi vive condizioni di vita e di lavoro in tutto simili e che sta prendendo consapevolezza della necessità del cambiamento.

Penso quindi che come prima indicazione a questi gruppi andrebbe data quella di realizzare forme di comunicazione diretta e aperta tra di loro e verso il resto della cittadinanza. Gli strumenti possono essere quelli tradizionali (riunioni, volantini, banchetti, giornali), come i nuovi che offre la rete (blog, social network, web tv, siti).

L”importante è che si cominci a costruire vere e proprie strategie di comunicazione che individuino i soggetti sociali di riferimento, le campagne su cui coinvolgerli e i messaggi più efficaci.

La comunicazione è diventato terreno esclusivo del mercato grazie ai pubblicitari e ai ”creativi”.

In realtà nacque come forma di propaganda politica da parte dei movimenti e delle organizzazioni di massa. La pubblicità ha effettuato un vero e proprio esproprio di competenze.

Come primo passo verso una nuova soggettività politica dobbiamo ricomporre delle capacità proprie di comunicazione indipendente. Il processo è già in atto, dobbiamo renderlo esplicito e confrontarci snza pregiudiziali. Ci sarà tempo per formulare giudizi che si basano sull”esperienza comune e per valutare le differenti posizioni.

* Laboratorio politico-culturale Alternativa – Piemonte

Nota

Questo pezzo è stato scritto per Varieventuali, periodico edito dalla Cooperativa Rosse Torri di Ivrea [www.rossetorri.it/]. Come un altro più famoso giornale indipendente edito da una cooperativa è costantemente in crisi. Anche Varieventuali andrebbe sostenuto e diffuso perché testimonia la testarda pratica di comunicare un altro mondo possibile.

Il testo è inviato per conoscenza ai vari soggetti citati nello stesso, in modo da avviare un confronto in Piemonte. Chi volesse apportare il suo contributo lo invia a varieventuali@rossetorri.it.

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