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di Giovanna Tinè – DailyStorm
L”ITALIA A DOHA – Il Ministro dell”Ambiente Clini ha dichiarato, a chiusura della conferenza di Doha sui cambiamenti climatici, la propria insoddisfazione riguardo agli esiti dell”appuntamento. In particolare, la sua critica è rivolta ai Paesi come USA, Russia, Canada e Giappone che non hanno voluto prendere impegni seri di riduzione delle emissioni, giustificando questa mancanza con le drammatiche contingenze della crisi economica. Dice Clini: «Il problema è che molti hanno messo i cambiamenti climatici in basso nell”agenda, con la scusa della crisi, ma è un errore, perché i disastri causati dai cambiamenti climatici mettono a rischio anche l”economia, quindi i due discorsi vanno portati avanti insieme».
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CLINI AMBIENTALISTA? – Magari ambientalista, ma nemmeno quello.
Dalle sue parole emerge chiaramente come le priorità del governo siano più grigie che verdi, cioè riguardino più la salvaguardia del sistema economico che dell”ambiente e del clima. I termini del discorso del Ministro andrebbero infatti rovesciati, perché è proprio questo sistema economico che mette a rischio l”ambiente e condanna definitivamente il pianeta e noi tutti alle catastrofi causate dal riscaldamento globale. Nelle stanze dei bottoni, invece, l”obiettivo reale rimane quello di salvaguardare un modello economico e sociale insostenibile, rifilandoci nel frattempo la balla che la causa dei problemi oggi possa anche esserne la soluzione, magari attraverso la cosiddetta green economy.
PRINCIPI E PROPOSTE DELLA SEN – Perfettamente in linea con questa impostazione è la bozza di Strategia Energetica Nazionale (SEN) che il governo ha reso pubblica a fine agosto scorso, nelle cui premesse leggiamo che “Per l”Italia è prioritario tornare a crescere in maniera sostenibile – dal punto di vista economico e ambientale. [.] E per crescere è fondamentale aumentare la competitività delle imprese e del nostro sistema economico. [.] Rilanciare la competitività non implica tuttavia un compromesso con le scelte di sostenibilità ambientale. Al contrario, è necessario che competitività e sostenibilità ambientale vadano a braccetto“. Un ossimoro che ci dà la misura di quali siano i veri obiettivi di mantenimento dello status quo alla base delle proposte del governo in materia di energia. E di come gli unici a beneficiarne sarebbero i grandi produttori di energia da combustibili fossili.
Infatti, nel testo di questa bozza il governo propone una serie di “soluzioni” che di tutto ci parlano tranne che di de-carbonizzazione e transizione ad un modello energetico veramente eco-compatibile. Ma che ovviamente vengono spacciate come il miracoloso abbraccio tra sviluppo e ambiente, pur basandosi ancora primariamente sulle fonti fossili.
Una di queste proposte è quella di rendere l”Italia l”hub – cioè il centro di arrivo e smistamento – del gas per L”Europa, il che significherebbe la proliferazione di impianti di rigassificazione, depositi e gasdotti. Si aggiunge il rilancio della produzione di idrocarburi attraverso le trivellazioni offshore, con buona pace delle nostre coste. Nel Mar Jonio, tanto per fare un esempio, Shell e Appenine Energy sono già pronte a fare indagini sulla presenza di idrocarburi nel fondale marino, e conseguentemente le comunità locali di Puglia, Basilicata e Calabria sono pronte a dare battaglia. Altre “soluzioni”? Il ricorso alla termovalorizzazione dei rifiuti, ai biocarburanti (il cui utilizzo è stato recentemente rivisto dalla stessa Commissione Europea a causa dei danni che essi recano all”agricoltura tradizionale e all”accesso al cibo per molte popolazioni), alla favola del carbone pulito attraverso lo sviluppo della ricerca nel campo della CCS (Cattura e stoccaggio di CO2) e, dulcis in fundo, un inquietante e molto ambiguo paragrafo su “il ruolo e il peso” oggi attribuito al nucleare.
CHE COSA MANCA – Manca dunque la proposta di un modello energetico diverso, alternativo a quello che ci ha portato al consumo eccessivo delle risorse del pianeta e ad un riscaldamento globale ormai oltre la soglia di allarme. Un modello che veda al centro della produzione di energia le fonti rinnovabili, basato sull”efficienza energetica, strutturato a livello locale e non centralizzato (tra l”altro, la bozza fa riferimento al progetto di riforma del Titolo V della Costituzione, che riporta allo Stato le competenze legislative in materia di energia per quanto riguarda le attività e le infrastrutture energetiche di rilevanza nazionale), un modello, infine, in cui la mobilità di persone e merci venga ridisegnata drasticamente nell”ottica di investimenti sul trasporto pubblico e conseguente disincentivo di quello privato.
IL FUTURO – Le elezioni sono alle porte, e la speranza è che il governo non scelga di licenziare questa proposta in fretta e furia da qui a febbraio. Allo stesso tempo, sarebbe auspicabile che tutte le forze politiche che chiamano i cittadini ad esprimere la propria fiducia attraverso il voto prendessero una inequivocabile posizione in tema di energia (totalmente assente, ad esempio, dal dibattito delle Primarie), esplicitando nero su bianco le loro proposte in materia. Ma questo sarà possibile soltanto partendo dalla consapevolezza collettiva che energia, ambiente, lavoro, cittadinanza e beni comuni non sono temi a sé stanti da ordinare in una scala di priorità e quindi utilizzabili strumentalmente a fini elettorali, ma facce della stessa medaglia chiamata futuro.
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(18 dicembre 2012)
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