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di Paolo Bartolini.
Dopo settimane di confusione e pressapochismo, Beppe Grillo ritrova la bussola e riesce finalmente ad azzeccarne una. L’invito, lanciato al Partito Democratico, a votare il candidato a cinque stelle scelto con le recenti “Quirinarie†(Milena Gabanelli) o quantomeno a trovare un’intesa sul nome di Stefano Rodotà , mi sembra il primo atto di saggezza dopo tanti equivoci. Uno dei compiti, morali e politici, che il MoVimento può assumersi– in un momento drammatico per l’intero Paese – è quello di provocare con intelligenza il vasto corpo del PD, costringerlo a mettersi in discussione fino a trovare dei punti di convergenza, in attesa di una prossima e irrinunciabile riforma del sistema elettorale.
Nessuna alleanza stabile, dunque, ma qualcosa di nuovo e persino miracoloso: abbandonare in un solo colpo la protesta adolescenziale (fine a se stessa e segretamente contro-dipendente) e la logica dei compromessi al ribasso, utile solo per mantenere in vita gli interessi antipopolari della Casta.
Chi ha cuore la democrazia e la nostra Costituzione ha il dovere di contribuire in queste ore a un primo cambiamento cruciale dell’assetto istituzionale dello Stato.
Gli italiani dovranno giudicare la bontà delle istanze politiche emerse dalle scorse elezioni, sulla base delle scelte concrete che verranno fatte nei prossimi giorni.
Finalmente Grillo sembra aver centrato la strategia migliore per mettere in un angolo i democratici e conquistare un minimo di fiducia da parte di quella fetta di base del PD che prova istantaneo sgomento nel sentire parlare di Amato e D’Alema come possibili nuovi inquilini del Quirinale. Speriamo che questa mossa giusta sia la prima di una lunga serie.
Non so quanto contarci, ma sinceramente non vedo intorno grandi opzioni alternative.
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