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Un presidente “from behind”

E’ appena passata la mezzanotte. Torniamo da piazza Montecitorio e (quasi) dal Quirinale. Anche noi a protestare contro la rielezione di Napolitano.

Un presidente “from behind”
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21 Aprile 2013 - 01.39


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di Pixel – Megachip.
1. E’ appena passata la mezzanotte tra 20 e 21 aprile. Torniamo in questo momento da piazza Montecitorio e (quasi) dal Quirinale. Eravamo andati anche noi a protestare contro la rielezione di Napolitano.  Siamo uno strano Paese. Abbiamo avuto presidenti bravi, mediocri e cattivi. Ma aspettare di avere al Colle quello peggiore della storia repubblicana per assegnarli un secondo mandato, primo caso di sempre, è da Paese malato. Molto malato.
Quasi tutti i politologi e giornalisti si sono chiesti come mai il PD non abbia forzato per le elezioni anticipate alla caduta di Berlusconi. La domanda è legittima, perché allora sì il PD avrebbe vinto alla grande. Ma è anche ingenua, perché dimostra che questi politologi e giornalisti in realtà di politica capiscono solo lo starnazzare da aia di Nonna Papera.
Il PD non ha invocato le elezioni perché doveva ubbidire a Napolitano che era latore di scelte provenienti da Washington e mediate a Berlino. Scelte che nessuno, ma assolutamente nessuno, nel PD ha mai avuto il coraggio di denunciare.
 


E così abbiamo avuto il governo “tecnico”. Governo bipartisan, vogliamo ricordare a chi ancora gioca all’antiberlusconismo da Alzheimer.

2. La scelta del Movimento 5 Stelle di sostenere a oltranza la candidatura di Stefano Rodotà, per altro figura di grande caratura che svela quella miseranda di chi non lo ha votato, è stata un’intuizione politica felicissima, la premessa perché la vittoria dell’inciucio si riveli per una vittoria di Pirro. Già lo è per quasi tutti i vincitori.

Coerente Vendola in questa circostanza. Gliene diamo atto, come ha già fatto Aldo Giannuli.

Sbaglia però Grillo a parlare di “golpe”. Per un motivo molto semplice: questo è solo il prolungamento del golpe bianco di Napolitano di un anno fa, per l’appunto quando il presidente impedì al Partito Democratico di vincere quelle che sarebbero state più che legittime elezioni anticipate. Golpe bianco perché giocato sul filo di lama che separa la lettera della Legge dalla sua interpretazione e consuetudine democratica.

Un golpe iniziato diversi mesi prima. Se ben vi ricordate la maggioranza di centrodestra era ormai a pezzi, grazie all’azione di Gianfranco Fini, fiduciario del Congresso statunitense e dell’ambasciatore dell’Impero in Italia. Ma per un anno Napolitano ha tenuto Berlusconi a bagnomaria per fargli fare i lavori sporchi pre-montiani, tra i quali risalta per l’olezzo di cadaveri la guerra alla Libia (che un anno dopo, per puri calcoli politici, Berlusconi “ammetta” che era una guerra ingiusta è addirittura disgustoso: per lo meno se ne stia zitto questo coniglio straricco dedito solo all’arte di salvarsi il deretano).

In questo sporco gioco il PD mutuava la strategia di Obama, “leading from behind”, che tradotto liberamente vuol dire “te lo infilo zitto zitto dal di dietro”. Ma di fatto erano solo le premesse generali del successivo inciucio “tecnico”.

3. Ieri è semplicemente stato votato il prolungamento di quella laida manovra.

Al netto delle specifiche idiosincrasie presenti all’interno del PD, a quanto sembra ai manovratori dava fastidio persino Prodi. Viene in mente, così per assonanza, che in verità per potere fare la guerra alla Serbia, D’Alema – Cossiga dixit – dovette fare il mini-golpe interno al governo per detronizzare il professore reggiano.

Come spesso abbiamo ripetuto, in una crisi sistemica la politica parte da quella estera. Non può essere altrimenti poiché la crisi è sistemica proprio perché è tutto il sistema-mondo che si sta riconfigurando e perché è proprio questo movimento che in ultima istanza ha scatenato la crisi e la approfondisce. E la potenza egemone in Occidente deve tenere testa a tale sommovimento globale (si pensi solo ai famosi BRICS e al fatto che l’Occidente conta sempre di meno a livello di PIL mondiale e di popolazione mondiale). Quindi non può perdere la presa sui suoi alleati.

Può darsi che gli Stati Uniti non abbiano una precisa idea di cosa vogliono fare con l’Italia. Di sicuro sanno cosa non devono fare: lasciarla decidere da sola. E lo stesso avviene per l’intera Europa. E ci credo: ci sono già i BRICS che pensano con la propria testa a cui si aggiungono l’America Bolivariana, proprio nel loro “cortile di casa”, l’Iran, la Siria, la Corea del Nord (la quale, checché se ne dica e appaia, ha sempre un orecchio pronto a Pechino per ricevere “suggerimenti” – e che altri suggerimenti le può dare la Cina quando gli Stati Uniti hanno detto chiaro e tondo che sposteranno nel Pacifico il grosso della propria forza militare per circondare l’ex Celeste Impero?).

4. Monti, dal canto suo, può essere parzialmente soddisfatto. Certo, di successi personali da quando ha dato le dimissioni ne ha raccolti pochini. Il miserando 9% di Scelta Civica può avergli cagionato dispiacere. Ma sa che di riffa o di raffa il prossimo governo sarà costretto a fare quello che avrebbe fatto lui. Non importa chi sarà premier.

Se poi dovesse essere il dottor Sottile, brinderà, ovviamente “from behind”. Giuliano Amato nel 1992, come al solito nell’ennesima situazione proclamata “di emergenza”, cioè quel tipo di proclama che se proprio non sospende la democrazia per lo meno la paralizza, fece addirittura peggio del ex presidente della Bocconi: abolizione definitiva della “scala mobile”, introduzione della tassa sul medico di famiglia, la manovra “lagrime e sangue” da 93.000 miliardi di lire, l’introduzione dell’ISI, madre dell’ICI e nonna dell’IMU, il blocco dei salari fino al 1994 e ovviamente, perché nel pacchetto regalo non poteva mancare, l’inasprimento dei requisiti per le pensioni di vecchiaia. E qui si entra nella tragicommedia della Casta, dato che cotanto riformatore è uno che, stando al “Giornale”, riceve una pensione mensile di 31.411 euro lordi. Dopo di lui, a “riformare” le pensioni non poteva esserci che il bi-pensionato milionario Dini, che assieme all’indennità di senatore (assenteista), così qualcuno ha calcolato, costa allo Stato qualcosa come 521.682 euro all’anno (nota di colore: Dini da capo del governo fece fare la “riforma” delle pensioni al proprio ministro al Bilancio, Rainer Masera, baby pensionato da 18.413 euro al mese).

Poi si lamentano se Grillo dice che i nostri politici hanno la faccia come il culo.

5. Sarà dunque il dottor Sottile a guidare la scialuppa di salvataggio (per pochi intimi) tra i flutti procellosi della crisi sistemica? Chissà se dirà alla Germania che ha intenzione di mollare l’Euro così che l’economia italiana possa tornare a essere una “nave corsara”.

Più che altro riteniamo che il prossimo sarà un governo d’attesa, quasi balneare. Non se ne starà con le mani in mano, perché al contrario porterà avanti una forma riveduta di agenda Monti. Ma sarà in attesa, come tutti, delle elezioni tedesche di settembre, rischiando di prendersi l’insolazione.

L’Euro imploderà prima? Difficile prevederlo. La crisi è ormai in una fase dove le contraddizioni si accumulano al di là della volontà di piani e del controllo di strategie. In verità sembra che nessuno abbia una strategia. E possiamo pensare che oggettivamente all’interno di questo sistema una strategia d’uscita non ci può essere, ma solo qualche tattica di sopravvivenza, anche questa di respiro balneare.

6. Intanto ieri siamo stati testimoni di un fatto mai accaduto prima in Italia, a nostra conoscenza: la contestazione in piazza dell’elezione del Capo dello Stato, da Montecitorio al Quirinale.

Noi Pixel, che siamo nati e cresciuti politicamente a sinistra siamo stralunati. Ma non perché c’è la contestazione, ma perché ci rendiamo conto che la “sinistra alternativa” non avrebbe mai saputo e potuto concepirla. E questo la dice lunga.

Che poi, come sottolineano e sottolineeranno i media sicofanti, in piazza ci fossero anche alcuni militanti di Forza Nuova e di Casa Pound, questo non fa che provare ancora una volta che se in Italia non ci fosse il Movimento 5 Stelle avremmo nelle piazze i picchiatori dell’estrema destra stile Alba Dorata. La democrazia italiana deve dunque solo ringraziare i pentastellati.

A questo proposito è impossibile chiudere senza prima aver fatto notare che a ricordarci che in Italia le cose possono essere gravi ma mai serie, come al solito ci pensa lui. Non Grillo, ma il comico vero, il coniglio mannaro di Arcore. Da brillante parodista quale è, ha dichiarato che Grillo è la versione buffa del fascismo.

Ragazzi! Da sbellicarsi. Proprio lui che sdoganò Gianfranco Fini, il teorico di “Fascismo 2000”.

Insuperabile Burlesconì! Non ti dimenticheremo mai. Sei meglio di Krusty.

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