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I seicento alberi di Istanbul e la custodia del sorriso

La battaglia di Taksim Gezi Park in difesa degli alberi, bagnata dal sangue, è simbolica: è la nostra battaglia del futuro. Per i nostri figli. [Antonio Cipriani]

I seicento alberi di Istanbul e la custodia del sorriso
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2 Giugno 2013 - 22.31


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di Antonio Cipriani.

La battaglia d”Istanbul in difesa di seicento alberi,

novecento arresti, mille feriti, quattro accecati per sempre,

la battaglia d” Istanbul

è per gli innamorati a passeggio sui viali,

per i pensionati, per i cani,

per le radici, la linfa, i nidi sui rami,

per l” ombra d” estate e le tovaglie stese

coi cestini e i bambini,

la battaglia d” Istanbul è per allargare il respiro

e per la custodia del sorriso.
Erri De Luca

Le parole di Erri risuonano nella testa osservando la
battaglia civile di resistenza per il Parco Taksim. Quinto giorno, due
morti, violenze denunciate anche da Amnesty International. Fino al
ritiro della polizia. Il contrasto tra la violenza del cemento, della
devastazione, del centro commerciale piazzato nell”ultimo lembo di verde
di una città e la resistenza dei cittadini appare evidente. Da una
parte la furia del profitto, dall”altra l”istinto di sopravvivenza della
specie umana. E la parte migliore che prende la parola, oltre i media,
oltre la politica. Per difendere il bene comune. Studenti, donne di
qualunque età, artisti, poeti.

Queste immagini che rimbalzano sulla rete, che ci fanno
riflettere e ci fanno rabbia e ci danno coraggio sono così lontane da
noi? Così distanti dalla truffa di tutti i giorni? Dalla realtà
edulcorata dai Battista di turno, della retorica buona e in doppiopetto,
fatta di indulgenza nei confronti di chi per il profitto ci priva di
futuro, e intolleranza nei confronti di chi non accetta il giogo.

Pochi giorni fa ho parlato della grandezza di un piccolo simbolico progetto a Milano. In un quartiere di Milano, l”Isola. Un giardino comunitario,
un lembo di alberi e verde strappato al cemento. Sottratto alla furia
di chi sta costruendo ovunque, senza tregua. Un luogo di resistenza in
cui cittadini e artisti giocano l”ultima partita, in un quartiere
stravolto dalla gentrificazione. Questo giardino è dei cittadini per un
anno, questo prevede il contratto di gestione. Noi vorremmo per sempre, e
ci batteremo perché sia per sempre. Luogo simbolico di resistenza e
alberi lanciati come una sfida verso il cielo. Di pensionati, di cani,
di tavolate dove mangiare insieme come in un parco. Ed è giusto che la
città sappia. Che conosca questo spazio di libertà e arte. Anche se il
sistema informativo tende a ignorare tutto quello che rischia di mettere
in discussione l”ordine stabilito; anche quando l”ordine stabilito
avvantaggia pochi e rende la vita impossibile a tutti gli altri.

Fight-Specific Isola. “Vogliamo i nostri giardini, a Istanbul e
a Isola Pepe Verde, dove il Consiglio di Zona 9 ci ha ha concesso
un”area solo per un anno”, scrive Bert Theis, artista e storico fautore
della battaglia di resistenza del quartiere. E in questi giorni il libro
sulla lotta dell”Isola contro il cemento sarà presentato ufficialmente.
E noi di Globalist ne parleremo diffusamente.

Tra Taksim Gezi Park e l”Isola. Per dire che non sono solo
alberi. Non è solo verde, è bene comune, è la vita. E come dice Erri De
Luca: è la custodia del sorriso. a.c.

Fonte: http://www.globalist.it/Detail_News_Display?ID=44938&typeb=0.

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