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Il Papa a Lampedusa. È stato un segnale fortissimo

Il papa ha scelto per il suo primo viaggio un posto simbolico per la sua attenzione agli ultimi: «La carne dei rifugiati è la carne di Cristo» [Alex Zanotelli]

Il Papa a Lampedusa. È stato un segnale fortissimo
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15 Luglio 2013 - 22.18


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di Alex Zanotelli.

E’ molto significativo che Papa Francesco abbia scelto
come suo primo viaggio apostolico, Lampedusa, posto simbolico per
esprimere la sua attenzione agli ultimi, agli impoveriti. “La carne dei rifugiati- aveva detto pochi giorni prima del viaggio- è la carne di Cristo.”

L’isola di Lampedusa è la porta di entrata in Europa per ‘i disperati dell’Africa’. “La Chiesa compie
la propria missione- aveva scritto prima di essere ucciso il vescovo di
Oran (Algeria), Pierre Claverie- quando è presente nelle lacerazioni
che crocifiggono l’umanità nella carne e nell’unità.”

Papa Francesco ha scelto di essere presente in uno dei
luoghi che hanno visto, in questi anni, arrivare migliaia di ‘carrette
del mare’, di barconi carichi di uomini e donne alla ricerca di un
futuro. Tanti di loro non ce l’hanno fatta! Il giornalista G. Visetti,
dopo un prolungato soggiorno a Lampedusa, ha stimato , dal 2002 al 2008,
che oltre 42.000 immigrati hanno perso la vita nel ‘Mare nostrum’,
diventato ormai il cimitero degli impoveriti. Per loro il Papa ha
deposto sulle acque una corona di fiori per ricordare questa immane
tragedia che si consuma davanti allla Fortezza Europa, protetta dal
Frontex, un’agenzia che ha a disposizione oltre cento milioni di euro
all’anno, per impedire ai diseredati di arrivare in Europa.

“Dov’è tuo fratello?”– ha gridato il Papa durante la Messa –La
voce del suo sangue grida fino a me, dice Dio. Questa non è una domanda
rivolta ad altri, è una domanda rivolta a me, a te, a ciascuno di noi.”

E’ in questo contesto che il Papa ha voluto compiere il suo primo viaggio apostolico per dare corpo al suo motto:” Una Chiesa povera e per i poveri.” 

Un viaggio questo, semplice, sobrio e povero, alle ‘periferie della
vita’. Infatti il Papa , che è arrivato nell’isola con un aereo di
linea, non ha voluto né politici né dignitari né cardinali. Da un
altare, posto su una ‘carretta del mare’, con un calice di legno e un
pastorale confezionati con il legno dei barconi degli immigrati,
Francesco ha gridato: “Sono venuto a Lampedusa per risvegliare le coscienze perché questo non si ripeta più.”

La presenza a Lampedusa del vescovo di Roma, pone
pesanti domande all’Italia, all”Unione Europea, ma anche alla Chiesa
che è in Italia.

Perché il popolo italiano ha assistito quasi con
indifferenza per anni a questa immensa tragedia degli immigrati che
hanno tentato di attraversare il Mediterraneo?

Come ha fatto il popolo italiano (un popolo di migranti
con oltre 60 milioni di italiani all’estero!) a tollerare questa strage a
mare, senza sentire compassione per tanta sofferenza umana?

Come ha potuto il popolo italiano accettare che per 20
anni i vari governi abbiano cavalcato politicamente l’onda razzista
crescente che ha prodotto un “Razzismo di Stato”: la Turco-Napolitano
(1988), la Fini-Bossi (2002) e il Pacchetto Sicurezza (2008) di Maroni?

Come ha potuto il popolo italiano accettare che
venissero costruiti sul nostro territorio ben 13 Centri di
Identificazione e Espulsione (CIE), autentici lager dove rinchiudere, come animali in gabbia, così tanti immigrati?

Come ha potuto il popolo italiano trattare così male i
20.000 rifugiati della guerra di Libia, la cosidetta Emergenza
NordAfrica del 2011?

Papa Francesco , a Lampedusa, ha tentato una risposta: “La cultura del benessere ci rende insensibili alle grida degli altri,”  E con forza ha bollato questa “globalizzazione dell’indifferenza.”

Tante anche le domande che Papa Francesco rivolge anche
all’Unione Europea. Può l’Europa continuare a chiudersi in se stessa,
nel suo benessere, davanti a un Mediterraneo in fiamme, a un’Africa
subsahariana stremata?

Come può l’Europa definirsi la culla dei diritti umani
quando tratta così chi bussa alla sua porta, fuggendo da situazioni
disperate?

“Sono venuto a risvegliare le vostre coscienze”,– ha detto Papa Francesco. Coscienze rinchiuse in “bolle di sapone”! 

Il Papa ha scelto di andare a Lampedusa, la “Porta dell’Europa” per dire a tutti chi sono i nostri ‘prossimi’.

“Siamo caduti- ha detto Papa Francesco-
nell’atteggiamento ipocrita del sacerdote e del servitore dell’altare,
di cui parla Gesù nella parabola del Buon Samaritano: guardiamo il
fratello mezzo morto sul ciglio della strada, e continuiamo per la
nostra strada, non è compito nostro; e con questo ci sentiamo a posto.”

E’ una parola forte non solo per l’Italia e per
l’Europa, ma soprattutto per la Chiesa in Italia e in Europa. Tante le
domande che dobbiamo porci.

Com’è stato possibile che per oltre un decennio la
CEI
(Conferenza Episcopale Italiana) sia stata così silenziosa su una
così enorme tragedia
?

Come mai tanto silenzio anche dalle conferenze episcopali europee?

Come mai tanta prudenza anche da parte di ordini religiosi e congregazioni missionarie?

Quanti di noi religiosi hanno aperto le porte delle loro case, spesso semivuote, per accogliere questi immigrati?

Le domande sono tante per tutti, ma per noi credenti la prima domanda da farci è :“Uomo dove sei”? E non “Dio dove sei?”

Diamoci da fare tutti perché la vita vinca!

Grazie di cuore, Papa Francesco!

Fonte: http://www.ildialogo.org/cEv.php?f=http://www.ildialogo.org/francesco/commenti_1373397798.htm.

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