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Patto USA-UE: le aziende dettano legge

Mentre riprendono i negoziati per l’accordo transatlantico di libero scambio, l’Europa è preoccupata dall’introduzione dell’arbitrato, una pratica insidiosissima.

Patto USA-UE: le aziende dettano legge
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18 Novembre 2013 - 19.32


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di Stéphane Alonso.

Immaginate se a dover prendere le decisioni su svariati milioni di
entrate fiscali non fossero i politici o i giudici, ma tre avvocati che
lavorano a porte chiuse e sull’operato dei quali non è previsto alcun
tipo di vigilanza ufficiale.

L’anno scorso, senza che intervenisse un solo magistrato, all’Ecuador
è stato imposto di pagare 1,3 miliardi di euro a una società
petrolifera statunitense. Cose del genere accadono decine di volte ogni
anno e sono rese possibili dai trattati di investimento tra i paesi,
secondo cui in caso di contenzioso le aziende coinvolte possono
ricorrere all’arbitrato senza un regolare processo giudiziario.

L’Unione europea sta pensando di adottare questa forma di arbitrato sovranazionale per il trattato di libero scambio
con gli Stati Uniti. I negoziati al riguardo sono ripresi l’11
novembre, dopo uno primo round svoltosi a giugno. Si sta dunque
discutendo di centinaia di questioni che ostacolano i commerci. Ma in
questo momento Bruxelles è preoccupata in modo particolare
dall’arbitrato.

“Stiamo buttando via la nostra sovranità”, dice Monique Goyens,
direttore dell’organizzazione dei consumatori europei Beuc. “È
inaccettabile che le aziende possano essere in grado di esercitare
questo tipo di potere a porte chiuse”, dichiara l’europarlamentare
laburista britannico David Martin. “Dobbiamo chiederci se è proprio
quello di cui abbiamo bisogno”, gli fa eco la sua collega liberale
Marietje Schaake (del partito olandese D66, membro del raggruppamento
europeo Alde).

Una fonte Ue di alto grado a conoscenza delle trattative in corso ha
confermato che l’arbitrato è in agenda, ma aggiunge che “al riguardo non
è stato ancora deciso nulla”. La Commissione europea si preoccupa per
le voci che circolano: il fiasco dell’Acta,
il trattato internazionale che doveva combattere la pirateria online, è
ancora molto vivo nei ricordi di tutti. L’anno scorso il Parlamento
europeo lo respinse dopo la protesta dei cittadini preoccupati per le
leggi sulla pirateria.

Il concetto di risoluzione delle controversie tra investitori e stati
(Investor-state dispute settlement, Isds), la denominazione data a
questo tipo di arbitrato, non è del tutto nuovo: all’epoca fu messo a
punto per gli investimenti in paesi a rischio, quasi una sorta di
assicurazione nei confronti di rivoluzioni ed espropri.

I Paesi Bassi sono un protagonista di primo piano in questo sistema,
in quanto hanno un bel po’ di trattati bilaterali sugli investimenti
(98). Qualsiasi paese al mondo può appellarsi a tali trattati, e per
farlo è sufficiente che appenda su un edificio di quel paese una
targhetta d’ottone con il nome di una sua azienda. Tra il 1993 e il 2012
ci sono stati oltre 500 casi di arbitrato tra aziende e stati, la
maggior parte negli ultimi dieci anni. Soltanto nel 2012 se ne sono
avuti 60 nuovi.

Le critiche però sono in aumento, perché le multe salgono di volta in
volta. Secondo la politologa Cecilia Olivet – che lavora per l’Istituto
transnazionale, un think tank di sinistra che ha studiato questo
meccanismo – l’arbitrato è diventato un modo per esercitare pressioni
sugli stati che desiderano irrigidire le proprie leggi, perché
abbandonino l’idea o sborsino un risarcimento.

L’anno scorso, quando la Germania ha deciso di chiudere le proprie
centrali nucleari in seguito al disastro di Fukishima, ha ricevuto
l’ordine di versare 700 milioni di euro a una società energetica
svedese, la Vattenfall, che aveva firmato un trattato bilaterale di
investimenti. L’Australia deve rispondere a un tribunale per gli
arbitrati della sua decisione di varare una legge più restrittiva
sull’uso del tabacco.

“Questo meccanismo è intimidatorio e può ostacolare la difesa dei
consumatori”, dice Goyens di Beuc. Secondo lui i regolamenti riguardanti
l’ambiente e la salute pubblica spesso si basano su visioni
progressiste, su nuove prove scientifiche. Le aziende dovrebbero essere
risarcite per questo? Il mese scorso Beuc ha chiesto che l’arbitrato
fosse stralciato dai negoziati in corso tra Ue e Usa.

Garanzie per gli investitori

Un numero sempre crescente di paesi nel resto del mondo si sta
ribellando a questo meccanismo: il mese scorso il Sudafrica ha
cancellato tre trattati di investimento che aveva sottoscritto con Paesi
Bassi, Germania e Svizzera. L’Australia intende revocarne alcuni.

Perché dunque l’Europa discute di ciò? “Senza le garanzie fornite da
questo meccanismo non si troveranno investitori”, dice un portavoce
della Commissione europea. “Questo meccanismo ha dimostrato di essere
efficace. Dopo tutto, non si tolgono i semafori soltanto perché si
verificano meno incidenti”.

In un recente memorandum la Commissione ha ammesso che occorre stare
in guardia da possibili illeciti: gli avvocati lavorano sia per gli
stati sia per le aziende. E oltretutto questo è un mondo di specialisti,
nei quali tutti conoscono tutti. Bruxelles chiede quindi un “codice di
comportamento di più vasta portata”.

Gli avvocati devono rivelare proattivamente qualsiasi rischio di un
conflitto di interessi. Le udienze devono essere a porte aperte. Ma
Olivet dubita che tutto ciò possa essere sufficiente. “Un codice di
comportamento è utile soltanto se è vincolante, se prevede multe e
sanzioni. Oltretutto, resta ancora da capire se gli Usa lo
accetterebbero”.

L’europarlamentare Marietje Schaake non è contraria all’arbitrato, ma
in questo caso dubita della sua efficacia: gli Usa e l’Ue non sono
repubbliche delle banane, hanno i migliori sistemi legali al mondo e già
senza l’arbitrato sono gli uni per l’altra i migliori partner
commerciali possibili.

La risposta dell’organizzazione degli imprenditori Vno-Ncw è che a
Bruxelles resta poco da scegliere. Più avanti, sempre questo mese,
avranno inizio i negoziati per un accordo commerciale con la Cina, paese
nel quale gli investimenti sono meno sicuri. Eliminare di proposito il
meccanismo dell’arbitrato in un trattato e non nell’altro potrebbe
essere considerato dai cinesi un vero affronto.

Fonte:  www.nrc.nl.

Traduzione di Anna Bissanti.
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