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Sinistra o Destra... Guardiamo in alto

'A breve, le elezioni europee. C''è disorientamento civile e politico. In troppi si appigliano ai brandelli di identità sopravvissuti dolorosamente al Novecento. '

Sinistra o Destra... Guardiamo in alto
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15 Gennaio 2014 - 00.41


ATF

di
Paolo Bartolini
.

Nell’imminenza
delle prossime elezioni europee è facile riconoscere un diffuso
disorientamento civile e politico. Per navigare, seppur a vista,
nell’oceano dei cambiamenti sociali ed economici imposti con la
forza e con l’astuzia a milioni di persone da poche centinaia di
finanzieri, politici e
spin
doctors

della comunicazione mediatica, sembra necessario a molti appigliarsi
alle etichette e ai brandelli di identità sopravvissuti
dolorosamente al Novecento.

Tutto
ciò è umano e sarebbe sciocco condannarlo, ma dobbiamo conservare
un sufficiente spirito critico per notare che almeno in Italia, e
nell’Occidente in declino, appellarsi in modo categorico alla
Sinistra e alla Destra serve solamente a ribadire la propria
collocazione psicologica e sociale.

Un
rito apotropaico di scarsa utilità, a ben vedere, non diverso
tuttavia dal qualunquismo di alcuni grillini che abbracciano il “né
di destra né di sinistra” per includere ogni essere umano che la
pensa diversamente in un corale “Vaffa” teso a squalificarlo come
amico irrimediabile della Casta.

Ebbene,
in questa transizione oscura dal sistema della crescita e dei consumi
ad una società in astinenza e in cerca di modelli alternativi di
sviluppo umano, e ancor più con il rischio di lasciare l’Europa
nelle mani incaute dei poteri forti internazionali, diventa
prioritario trovare parole, intenzioni e contenuti che uniscano
invece di dividere.


Colpisce allora (e qui
metto nel calderone temi differenti perché denotano un minimo comun
denominatore) che si registrino in Rete interventi come quello
del simpatico Andrea Scanzi
sulla scelta di sinistra del popolo
cinque stelle nelle consultazioni online del 13 gennaio, o dibattiti
su come uscire dall’euro da destra o da sinistra, oppure su come
aiutare Tsipras a rappresentare, a livello continentale, tutti coloro
che aderiscono ad una virtuale sinistra diffusa e non vogliono più
avere a che fare con il PD o con i partitini della sinistra radicale
ripetutamente puniti nelle ultime gare elettorali. Giulietto Chiesa,
che da tempo tesse le fila di un dialogo post-ideologico che superi
la dicotomia destra-sinistra e riconosca i mutamenti antropologici
generati dalla onnipresenza del sistema televisivo e di comunicazione
mainstream,
ha ricordato – proprio in merito alla possibilità di creare una
Lista Civica nazionale a supporto della candidatura a Bruxelles di
Tsipras – la necessità di non chiudere le ali di un progetto
futuro nella gabbia soffocante della sinistra.

Se
ciò accadesse, qui in Italia, il confronto con la parte più libera
ed evoluta del Movimento 5 Stelle verrebbe irrimediabilmente
compromessa. E l’esito, drammatico per le sinistre e per il
MoVimento stesso, sarebbe quello di lasciare le prime nella loro
sostanziale ininfluenza e il secondo nelle mani di una politica di
breve respiro influenzata ancora potentemente da Grillo e Casaleggio.

Ad
essere sconfitti – se consideriamo, come io faccio, l’Italia e
l’Europa due realtà storiche e politiche che si co-implicano e non
vanno separate – sarebbero proprio quei popoli che, confusamente ma
in modo sempre più intenso, avvertono la follia delle politiche di
austerity,
l’insensatezza della competizione incontrollata promossa dal
sistema e il bisogno di liberarsi dalla catene dei mercati finanziari
che condizionano drammaticamente la vita dei ceti meno abbienti.

È
per questi motivi che un grande “movimento per la dignità”
(riprendo qui la proposta del filosofo Roberto Mancini, da lui
avanzata nel bellissimo “Dal capitalismo alla giustizia”,
Edizioni Altra Economia, 2012), che voglia tentare la carta Tsipras
senza cedere alla personalizzazione della politica e rilanciando
piuttosto un risveglio plurale dall’incubo neoliberista in cui ci
hanno gettato di comune accordo centro-destra e centro-sinistra,
dovrebbe liberarsi definitivamente da etichette ingombranti e da
pretese di rinnovamento già vecchie perché basate su coordinate di
lettura della realtà che appartengono al secolo scorso.

Recuperare
la comune dignità umana, umiliata ed offesa quotidianamente dal
modello competitivo, aggressivo e infelicitante del capitalismo
finanziario, può diventare nella sua universale applicabilità ad
ogni singolo individuo, l’unica parola d’ordine all’altezza
delle odierne sfide globali.

Ciascuno
infine potrà scegliere se impugnare questa bandiera con la mano
destra o con la sinistra, ma lo sguardo di tutti punterà in alto, là
dove il cinismo del potere, del compromesso e dell’abitudine non
possono arrivare.

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