Renzi, Palazzo Chigi e lo zampino del Bilderberg | Megachip
Top

Renzi, Palazzo Chigi e lo zampino del Bilderberg

«L’aurea mistica via stampa non si nega a nessuno. La stampa italiana ha un debole per gli uomini del Bilderberg e della Trilaterale.» [Stefania Elena Carnemolla]

Renzi, Palazzo Chigi e lo zampino del Bilderberg
Preroll

Redazione Modifica articolo

18 Febbraio 2014 - 09.03


ATF
di Stefania Elena Carnemolla

Dal cilindro del Quirinale è uscito un altro governo accarezzando le alchimie di sempre, quelle dei governi in vitro. Nulla di naturale, un po’ di pressioni, le lobby che scalpitano, i diktat degli ambienti internazionali e il gioco è fatto. Complice, nel caso della caduta del governo Letta, il marasma dentro il Partito Democratico.

Da Firenze arriva Matteo Renzi, sindaco della città toscana, dove sarà sempre ricordato in particolare per la sua sensibilità artistica. Per Renzi il massimo della cultura è infatti Jan Fabre, l’artista belga star della Leopolda, amante degli spettacoli a base di sangue, urina, sperma, installazioni di insetti, pesci moribondi, animali imbalsamati. Un biglietto da visita tutto fuorché entusiasmante, ma questo passa il convento e dal convento italiano è uscito il sindaco fiorentino, che ha in settori della stampa italiana la sua sponda ideale.

L’aurea mistica via stampa non si nega a nessuno. La stampa italiana ha un debole per gli uomini del Bilderberg e della Trilaterale. L’arrivo di Renzi è nella scia. Il leghista Mario Borghezio, che nel 2011 a St. Moritz fu brutalmente fermato sulla soglia della riunione del Bilderberg, intervistato nel giugno 2013 da Alessandro da Rold de L’Inkiesta, aveva profetizzato un coinvolgimento di Renzi nel 2014:

“Toccherà a lui. Faranno come per Enrico Letta, un fungo spuntato all’improvviso, con poco consenso popolare, pochi voti, che è diventato poi presidente del Consiglio. Così succederà pure per il sindaco di Firenze, li fanno emergere, accadde per primo a Bill Clinton”.

Il 30 aprile 2013 Francesco Colonna, in un articolo su L’Espresso, s’è chiesto fino a che punto si possa definire democratica una società in cui i posti di potere sono in mano a “poche e potentissime lobby”, salvo riflettere sulle coincidenze, due premier italiani, due uomini del Bilderberg, l’indebolimento del Parlamento, l’abuso dei decreti legge usati come maglio dall’esecutivo, la presidenza della Repubblica sempre più invadente:

“Fino a un paio di anni fa in pochi parlavano di gruppo Bilderberg e Commissione Trilaterale. E quei pochi venivano facilmente tacciati di complottismo (non sempre a torto, per la verità). Gli eventi successivi hanno però cambiato le cose, almeno in Italia. Nell’ultimo anno e mezzo il Parlamento e i partiti si sono indeboliti, i decreti-legge hanno sempre più spesso sostituito l’attività legislativa delle Camere, il ruolo della presidenza della Repubblica si è espanso come mai era avvenuto e sono stati scelti due premier (Mario Monti ed Enrico Letta) che sono membri o habituée del gruppo Bilderberg. E tutto questo è successo in un periodo nel quale i paradigmi auspicati dalla grande finanza internazionale, cioè proprio dai membri del Bilderberg e della Trilaterale (avvicinamento al sistema presidenzialista, finanziarizzazione dell’economia, liberismo e libero scambio senza barriere, politiche di austerità, lenta erosione dei salari e dello Stato sociale) sono diventati in buona parte esplicito programma di governo. Oggi insomma diventa difficile sostenere che le riunioni semi-segrete di queste due organizzazioni (e un discorso simile si potrebbe fare per le centinaia di associazioni e think thank liberal-conservatori sparsi per il mondo) non influiscano pesantemente sui destini delle democrazie”.

E ora l’arrivo di Renzi a Palazzo Chigi attraverso modalità poco chiare. Fino a quando si potrà abusare della pazienza dell’ammaccata democrazia italiana?

(17 febbraio 2014) [url”Torna alla Home page”]http://megachip.globalist.it[/url]
Native

Articoli correlati