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'L''autunno caldo di Matteo Salvini'

'Dalla lotta contro l''euro alla rivolta fiscale. Come cambia l’ordine delle priorità del Carroccio. [Anna Lami]'

'L''autunno caldo di Matteo Salvini'
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25 Luglio 2014 - 08.40


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di Anna Lami

Sembra avere le idee piuttosto chiare Matteo Salvini, riconfermato il 20 luglio, a Padova, segretario federale della Lega Nord fino al 2016, con un consenso plebiscitario.

Salvini, alla guida del Caroccio dal dicembre 2013, in pochi mesi ha dato nuova vita ad un partito che si dimenava in un pantano, non solo incapace di tornare agli antichi splendori, ma che addirittura, per alcuni osservatori, rischiava di non superare la soglia di sbarramento del 4% al Parlamento europeo.

Mentre la Lega di Maroni (e quella dell”ultimo Bossi) galleggiava priva di senso dell’orientamento, indebolita dagli scandali giudiziari e lacerata da fortissimi dissensi interni, la Lega versione Salvini è riuscita ad arrestare il proprio declino e si è dotata di un progetto ambizioso: la costituzione di un partito sempre più esplicitamente collocato su posizioni di una destra radicale a modello lepenista.

Fin dai primi giorni della sua segreteria, Salvini si è orientato senza indugi verso il Front National francese. Al punto da cambiare collocazione europea al suo partito: se nella precedente legislatura dell”europarlamento i leghisti erano parte del gruppo di Farage (dove ora si trovano i 5 Stelle), ora per stare al fianco della Le Pen e di altre formazioni della destra radicale europea come il FPOE austriaco e il PVV olandese sono finiti nel gruppo misto.

In questa operazione, in pieno corso d”opera, Salvini ha cambiato l”ordine delle priorità del Carroccio. Messa la sordina alla battaglia secessionista (a cui si concede pur sempre qualche scontato richiamo retorico), si è repentinamente passati dalla sola opposizione al centralismo romano alla lotta decisa contro l”Unione Europea e contro l”euro: una vera e propria svolta politica se pensiamo che la Lega di Bossi votò a favore sia del trattato di Maastricht nel 1992, sia del Trattato di Lisbona nel 2008. Addirittura il simbolo del partito è mutato: sotto i piedi di Alberto da Giussano la scritta “Padania” è stata sostituita da “Basta Euro” candidandosi a raccogliere il malcontento crescente contro la moneta unica e la Bce.

La nuova strategia leghista ha già portato i primi significativi risultati: se alle politiche del 2013 la Lega otteneva 1.390534 voti, alle europee dello scorso maggio si è verificato il balzo ad oltre 1.686556 suffragi.

Quasi 300.000 voti in più raccolti in pochi mesi dimostrano che il progetto di Salvini può fare breccia. Lo stesso segretario leghista è stato l”eletto con il maggior numero in assoluto di preferenze fra tutti i candidati italiani al Parlamento europeo: oltre 331 mila (seppur cumulate in due circoscrizioni).

Nell”ottica di porsi come l”unico partito pienamente “euroscettico” presente in Italia, la Lega ha anche allargato il suo orizzonte territoriale tanto da rivolgersi anche alle regioni del centro e del sud. Nel mese di aprile, Salvini si era presentato nella Capitale con una felpa con i colori giallo-rossi e la scritta a caratteri cubitali Roma. Quella che un tempo era la ladrona, è diventata la vittima dell”immigrazione selvaggia. Il tentativo esplicito è di oltrepassare la dimensione padana per parlare a tutti gli italiani da Bolzano a Lampedusa.

Le scampagnate leghiste al centro ed al sud non si sono limitate alla campagna elettorale di primavera: come chiarito a Padova lo scorso 20 luglio, se il nemico principale oggi è l”Unione Europea che vuole dissanguare i territori, si è certo disposti a fare un tratto di strada con chiunque. Se molto difficilmente la Lega riuscirà ad avere pascoli di proprietà al centro sud, potrebbe invece funzionare benissimo un”alleanza pragmatica con altre organizzazioni ed associazioni autonomiste e territoriali.

In questo quadro, la sterzata lepenista della Lega ha inevitabilmente attirato l”attenzione di alcuni significativi settori dell”estrema destra neofascista, incapaci da soli di creare una forza politica del peso del FN francese o dell”Alba Dorata ellenica. Certo non si tratta di una novità assoluta, dato che anche in passato alcuni neofascisti hanno praticato l”entrismo nella Lega, ed esponenti leghisti hanno presenziato ad iniziative dell”estrema destra. Di veramente nuovo c’è che ora non si tratta più di iniziative individuali e di semplici affinità elettive, ma del tentativo di strutturare un progetto complessivo volto a sancire una collaborazione organica tra settori neofascisti e la “nuova” Lega di Salvini.

A Milano, Fabrizio Fratus, già dirigente della Fiamma Tricolore, autore del libro “Fascisti su Milano” (un’apologia delle gesta neofasciste milanesi degli anni ’90), da sempre legato agli ex di Avanguardia Nazionale Mimmo Magnetta, Adriano Tilgher e Stefano Delle Chiaie, rappresenta il trait d’union degli ambienti neofascisti con la Lega Nord. Fratus ha dato vita all’associazione “Patriae, Fronte dei Popoli Europei”.

Presentata in conferenza stampa alla Camera lo scorso marzo dall’ex deputato di Alleanza Nazionale Alberto Arrighi (animatore della campagna “Basta Euro”), ed alla presenza di Salvini, Patriae si propone di “intraprendere una nuova strada, sulla quale vorrebbe incontrare tutti coloro che, singoli o soggetti organizzati, condividono la battaglia contro l’Euro, in nome della libertà e dell’indipendenza dei popoli.” E proprio Salvini viene onorato da Patriae come “l’unico Segretario di partito che sta difendendo senza se e senza ma la sovranità nazionale dal mostro di Bruxelles e l’interesse di tutti gli italiani contro la moneta di Francoforte”.

In un’intervista degli scorsi giorni, Fabrizio Fratus l’ha ribadito chiaramente: Patriae e Lega Nord hanno intrapreso un percorso “parallelo” che prende a modello il Front National di Marine Le Pen, un percorso “concordato personalmente con il segretario Salvini”. Non stupisce, quindi, che Borghezio partecipi ad iniziative pubbliche con Stefano delle Chiaie definendolo “comandante”, esaltando le gesta delle stirpi indoeuropee ed auspicando una “rivoluzione nazionale”.

Mario Borghezio, tra alti e bassi, ha sempre amoreggiato con le organizzazioni neofasciste ma questa volta ha il mandato esplicito della sua segreteria.

Anche CasaPound è della partita. “Ho scelto e vi invito per questa volta a votare Lega con preferenza a Borghezio nella circoscrizione centrale, anzitutto per l”alleanza con il Front National di Marine Le Pen, per le posizioni antieuro, per le posizioni contro l’immigrazione, per i referendum contro la Fornero e la legge Mancino.” Aveva dichiarato il leader di CasaPound Gianluca Iannone alla vigilia delle elezioni europee. E” anche grazie a questi voti che l”esponente leghista è stato rieletto europarlamentare nella circoscrizione dell”Italia centrale. A coronamento di questo percorso il 12 luglio scorso Borghezio e CasaPound hanno sfilato assieme in un corteo contro l’immigrazione a Roma.

In questo processo di radicalizzazione della Lega, domenica scorsa a Padova Salvini ha addirittura preannunciato una sorta di autunno caldo in salsa verde: “noi stiamo parlando di una rivoluzione fiscale, altro che 9 dicembre, lo stato italiano lo facciamo saltare per aria. Abbiamo il tempo per preparare qualcosa di cui tutto il mondo parli. Pensate cosa accadrebbe se un venerdì di novembre, da nord a sud, tutte le persone che producono e lavorano e sono strangolate da Equitalia, da uno stato ladro, dagli studi di settore, dicessero basta: io oggi non pago, vi affamo, non apro il negozio e se apro non rilascio lo scontrino, faccio una corsa gratis del taxi, faccio straordinari gratis”.

La data individuata è quella del 14 novembre prossimo, l”idea ambiziosa è quella di superare per intensità e diffusione le proteste dei “forconi” del 9 dicembre 2013. Il tentativo è di coagulare il malcontento dei piccoli imprenditori, commercianti, artigiani, storico blocco sociale di riferimento per la Lega, magari allargandolo a pensionati, precari e operai (in quest”ottica si inquadra la campagna leghista per l”abrogazione della riforma Fornero), intorno alle parole d”ordine “basta tasse, basta euro”.

Se veramente Salvini farà sul serio potrebbe portare la Lega a riconquistarsi una nuova credibilità come forza capace di raccogliere il malcontento sociale e dirottarlo verso una prospettiva reazionaria ed esplicitamente di destra.

La possibilità di riuscita di questo progetto dipenderà da tanti fattori: sicuramente le difficoltà di rilanciare il conflitto sociale e le ambiguità sulla questione europea da parte di quel che resta della sinistra anticapitalista e le contraddizioni presenti nel Movimento 5 Stelle rischiano di lasciare spazio alle peggiori pulsioni politiche presenti nel paese.

(25 luglio 2014) [url”Torna alla Home page”]http://megachip.globalist.it/[/url]

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