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Gli ospedali veri e i megafoni di Matteo

Lo sguardo di un malato dentro i meccanismi sempre più inceppati della sanità italiana, fra oasi di eccellenza, servizi in decadimento, nuovi poveri. [G. Livi]

Gli ospedali veri e i megafoni di Matteo
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7 Giugno 2014 - 00.23


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Dunque, il giorno 21 Marzo ho effettuato una visita oculistica di normale controllo presso una struttura pubblica dopo aver atteso ben tre mesi per ottenerla. Il medico oculista richiede un O.C.T.  avendo osservato qualcosa che non va. La data più vicina fissata presso l”Ospedale Oftalmico era alla metà di giugno, poi anticipata alla metà di aprile per alcune rinunce. Riprendo appuntamento lì e mi danno la data del 31 Ottobre (ma come?!), quindi passerà un mare di tempo per dire ad un povero disgraziato che forse perderà la vista.

Opto, inevitabilmente, per una visita urgente presso una struttura privata, per il semplice motivo che mia madre è stata cieca per tanti anni a causa di una degenerazione senile della macula. Mi rivolgo , dopo varie ricerche, a un professore, primario di oftalmologia, un luminare che insegna in Italia e Oltreoceano. Il Professore controlla l”O.C.T. e si rende subito conto che è stata eseguita con un”attrezzatura molto datata per cui, lasciandomi piena libertà di decisione, mi dice che occorre ripeterla. 

Decido di fare l”esame privatamente, per abbreviare i tempi. 

Il professore, dopo aver effettuato l”esame, non mi dà buone notizie e mi indica l”ospedale presso cui effettuare la fluoroangiografia con il mezzo di contrasto. Ci vado e prendo appuntamento per la metà di giugno. Il Professore mi certifica anche lo stato reale del “visus” che mi sarà utile quando passerò la visita per ottenere l”invalidità civile al cento per cento. La struttura dell”ospedale è eccellente e il Professore persona molto umana e disponibile.


Passo ora ad un”altra nota dolente. Avevo il 31 Maggio una visita di controllo presso un reparto di neurologia parkinsoniana, per fare il punto della situazione. Sono rimasto scioccato perché la visita (chiamiamola così) è durata ben 5/6 minuti con il neurologo che sbuffava perché doveva leggere un foglio su cui mia moglie aveva scritto annotazioni fondamentali per ricordarsi tutto quello che doveva dire in merito al periodo di malattia. Il mio sbalordimento ha una ragione molto semplice: trattandosi di una visita neurologica, il medico avrebbe dovuto indagare più a fondo sulla mia situazione. Non che agli altri pazienti andasse molto meglio: c”erano altre persone prima di me, che mi sembravano molto più gravi e sicuramente più anziane, ma hanno avuto più o meno lo stesso mio tempo di visita.

Dulcis in fundo, il medico sbuffante non mi ha prodotto alcun certificato che desse conto della situazione al momento (per me necessario come attestazione di una struttura pubblica): diceva che non ce n”era bisogno. Ho pensato che probabilmente gli seccava solo spendere ulteriore tempo. Mi ha aumentato la dose della medicina con una mano e con l”altra mi stava già accompagnando alla porta.

Preciso che faccio riferimento a un neurologo privato che mi segue con visite ogni sei mesi, per cui so bene che la situazione si è andata deteriorando nonostante le cure.


Infine tornando a casa ho letto su Televideo che l”organo di controllo sulla qualità della medicina dei servizi sociali per indigenti afferma che prima vi facevano ricorso solamente i migranti, ma da due anni in qua circa due milioni di cittadini italiani ci vanno lì a prendere i farmaci da banco, perché con le  misere pensioni che hanno non possono più curarsi.


Ma la stampa nazionale e le televisioni “pubbliche” non dicono queste cose, che racconterebbero come si stiano via via erodendo le capacità dello Stato di prendersi cura dei suoi cittadini, le oasi di integrità professionale, le cose che funzionano, intanto che diventa fenomeno di massa una sofferenza più acuta e diffusa. I megafoni del potere hanno altro da fare, magnificando le sorti belle e progressive del sor Matteo.




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