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La sfida del clima. Da New York a Lima aspettando Parigi 2015. [Marica Di Pierri]

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2 Ottobre 2014 - 12.36


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di Marica Di Pierri*

L”emergenza climatica non può più attendere. Eppure anche al Climate Summit di New York, passerella per governi e imprese, non si è andati oltre gli enunciati. E si guarda già alla Cop 2015 di Parigi, saltando Lima che invece è alle porte. Il punto della situazione, tra allarmi della comunità scientifica e false soluzioni.

La settimana scorsa ha visto catalizzata attorno a New York l”attenzione del mondo politico, dei media e delle organizzazioni sociali di tutto il pianeta. Oltre 120 leader di altrettanti paesi sono accorsi nella città statunitense per partecipare alla [url”69esima Assemblea Generale delle Nazioni Unite”]http://www.un.org/en/ga/[/url], in programma dal 22 al 28 settembre. Al suo interno, per fortissimo volere del segretario generale Ban Ki Moon, si è celebrata, il 23 settembre, una edizione straordinaria del Climate Summit incaricato di gettare le basi, al di là delle usuali, vaghe dichiarazioni di principio, per l”accordo globale sul clima destinato a sostituire l”ormai sepolto protocollo di Kyoto.

Nonostante la preoccupazione generale emersa dai report della scienza e dalle parole degli intervenuti, e nonostante il prossimo appuntamento Onu sul clima sia, a breve, la 20esima Conferenza delle Parti che si terrà a Lima a fine 2014, la sigla dell”accordo – e le aspettative generali – sono rimandate di un altro anno e riversate sull”appuntamento successivo: la 21esima Cop che si terrà a Parigi nel dicembre 2015.

Dalla disamina seguente, che incrocia i dossier della comunità scientifica sui rischi dei cambiamenti climatici e i proclami e documenti elaborati da governi e organismi internazionali chiamati a rispondere all”allarme, è evidente l”inadeguatezza delle strategie sin qui messe in campo e la sostanziale inutilità delle buone intenzioni espresse a New York in assenza di una chiara ed immediata assunzione di responsabilità che si traduca in tempestive e concrete misure di riduzione delle emissioni.

Gli allarmi della scienza

L”ultimo documento dell”[url”IPCC, Intergovernmental Panel on Climate Change”]http://www.ipcc.ch/[/url], diffuso nell”agosto scorso, confermava le grosse preoccupazione espresse dal Panel nei report precedenti, e stimolava ancora una volta i governi a prendere in tempi certi misure concrete. “Il cambiamento climatico è in atto. Le emissioni di gas serra causeranno un ulteriore riscaldamento, che comporterà cambiamenti a lungo termine in tutto il sistema-clima, accrescendo la probabilità di impatti severi e irreversibili per le persone e l”intero ecosistema. Continuare a far aumentare la temperatura globale avrà quasi certamente effetti catastrofici, tra cui l”estinzione di massa di specie vegetali e animali, insufficiente disponibilità di cibo, inondazione di ampie zone costiere e molti altri catastrofici problemi“. (Fonte: [url”Report IPCC Agosto 2014″]http://www.ipcc.ch/pdf/press/140826_pr_syr_%20Final_Draft.pdf[/url])

Dello stesso tenore il Bollettino annuale della[url” WMO, l”Organizzazione Metereologica Mondiale dell”Onu”]https://www.wmo.int/pages/index_en.html[/url], diffuso all”inizio di settembre, che certifica un ulteriore record negativo: nel 2013 le emissioni di gas serra hanno raggiunto i livelli più alti degli ultimi 30 anni. Nel rapporto 2014 sulle emissioni clima alteranti, la WMO lancia un allarme sullo stato dell”atmosfera e degli oceani, pesantemente compromessi dall”aumento delle emissioni. (Fonte: [url”Bollettino Wmo 2014″]https://2a9e94bc607930c3d739becc3293b562f744406b.googledrive.com/host/0BwdvoC9AeWjUazhkNTdXRXUzOEU/bulletin_63-1_en.pdf[/url])

La concentrazione di Co2 in atmosfera è stata nel 2013 più alta del 142% rispetto al 1750, prima della rivoluzione industriale: le parti per milione (ppm) di anidride carbonica sono arrivate a 396. Dal 2012 al 2013 la CO2 è aumentata di ben 2,9 ppm, l”aumento annuale maggiore registrato nel periodo 1984-2013. Se si confermasse questo trend nel 2015-2016 la concentrazione globale supererà la soglia dei 400 ppm. Anche il metano atmosferico nel 2013 ha fatto registrare un nuovo record con concentrazioni di 1824 parti per miliardo (ppb), mentre il protossido di azoto ha raggiuntole 325,9 ppb, a causa soprattutto del massiccio uso di fertilizzanti e dell”implementazione selvaggia delle biomasse. Nel presentare il rapporto, Michel Jarraud, segretario generale della Wmo ha puntato il dito contro i combustibili fossili, tuonando: “Dobbiamo invertire subito questa tendenza, stiamo esaurendo il tempo disponibile.”

Passerella per i governi

I grandi assenti – Oltre 120 governi rappresentati al Summit è un numero importante che non si vedeva dai tempi di Copenaghen; alcune defezioni sono tuttavia di enorme rilievo. Grandi assenti della kermesse, i rappresentanti dei governi di Cina e India. Né il presidente Cinese Xi Jinping né il primo ministro indiano Narendra Modi hanno partecipato al Summit. Assenze problematiche considerato il contributo di questi paesi alle emissioni globali: la Cina, ad esempio, ha recentemente superato il livello di emissioni pro capite dell”UE, con una quota di 7,2 tonnellate ad abitante. In termini di emissioni assolute, il paese asiatico emette invece in atmosfera più di Stati Uniti e Europa messi assieme. L”assenza dei governi di India e Cina è di per sé elemento di forte preoccupazione circa l”efficacia di un nuovo accordo vincolante, cui si aggiungono le posizioni contraddittorie (tra dichiarazioni e politiche implementate a livello nazionale) di numerosi dei Paesi presenti al Summit.

[url”Obama e il Fracking”]http://www.lifegate.it/persone/stile-di-vita/shale_gas_e_fracking_il_metano_estratto_dalle_rocce[/url] – Dopo l”exploit e il successivo fallimento del vertice di Copenaghen del 2009 che costituì la prima uscita pubblica di Obama dopo la sua elezione, e dopo 5 anni di buco, l”attenzione del presidente Usa sembra tornata almeno a parole sul cambiamento climatico. Obama aveva annunciato già nel giugno scorso l”intenzione di raggiungere il taglio del 30% delle emissioni entro il 2030 rispetto ai livelli del 2005. Peccato che questa nuova politica ambientale sia basata essenzialmente su due pilastri: fornire alle centrali a carbone filtri più efficienti e aumentare il numero degli impianti alimentati a gas grazie all”implementazione selvaggia dello shale gas, estratto attraverso la devastante pratica del fracking o fratturazione idraulica. Tutt”altro che una svolta ambientalista.

L”Italia al Climate Summit – Anche Renzi ha rivendicato dinanzi alla platea del Climate Forum l”importante lavoro svolto dall”Ue con i target di riduzione per il 2020 e il 2030, affermando che l”accordo che verrà siglato a Parigi dovrà essere vincolante, visto che quella dei cambiamenti climatici “è la sfida del nostro tempo e la politica deve fare la sua parte.”

Il suo Ministro dell”Ambiente, [url”Gian Luca Galletti”]http://www.ansa.it/europa/notizie/rubriche/ambienteenergia/2014/09/09/clima-galletti-speriamo-in-accordo-virtuoso-ue-su-co2_34c53da9-44a2-48e9-a3f8-6471cb2262a5.html[/url], non è stato da meno. A metà settembre ha auspicato un “accordo virtuoso di tutta l”Europa per la riduzione delle emissioni di CO2“, annunciando che il tema è stato indicato come prioritario nell”agenda ambientale della presidenza italiana dell”Ue.

Al di là dell”inesistenza di concreti disincentivi alle energie fossili a livello europeo e degli innegabili limiti di efficacia della core strategy costituita dall”[url”ETS – Emission Trading Scheme”]http://en.wikipedia.org/wiki/European_Union_Emission_Trading_Scheme[/url], il sistema di scambio di quote di emissioni, le posizioni espresse dall”Italia stridono assai con la politica energetica ingaggiata dal governo. (Per approfondire: [url”Pacchetto UE 2030 e strategia europea sul clima. Alcune perplessità“]http://asud.net/pacchetto-ue-2030-e-strategia-europea-sul-clima-le-nostre-perplessita/[/url])

A livello nazionale infatti, confermando la linea indicata nella [url”SEN – Strategia Energetica Nazionale 2012″]http://www.sviluppoeconomico.gov.it/?option=com_content&view=article&idmenu=806&sectionid=4&partebassaType=4&showMenu=1&showCat=1&idarea1=0&id=2024875&viewType=0[/url] di Passera e Clini, anche gli ultimi provvedimenti governativi, tra cui spicca il [url”decreto Sblocca Italia”]http://www.huffingtonpost.it/2014/08/29/sblocca-italia-partecipate_n_5738260.html[/url], non vanno certo nella direzione del superamento delle fonti fossili. Ampliare i livelli estrattivi di idrocarburi; aprire nuovi fronti di estrazione soprattutto in mare vicino a zone di altissimo valore naturalistico e turistico; implementare tecniche estrattive non convenzionali; puntellare il paese da nord a sud di impattanti infrastrutture energetiche come oleodotti, gasdotti, elettrodotti spesso in aree ecologicamente preziose o altamente sismiche è il cuore della strategia energetica del bel paese. Altro elemento di critica all”operato di Renzi, lo spostamento al 2020 dell”ecobonus per la riqualificazione energetica degli edifici, che avrebbe permesso un serio investimento in efficienza.

Resta da chiarire come tali decisioni, unite alla chiara tendenza estrattivista del governo, possano convivere con i proclami di Renzi a New York.

[center][url”Continua a leggere l”articolo su L”Huffington Post”]http://www.huffingtonpost.it/marica-di-pierri/clima-new-york-lima-parigi-2015_b_5905718.html[/url][/center][/size=5]

*Marica Di Pierri: Giornalista, attivista di A Sud e presidente del CDCA – Centro di Documentazione sui Conflitti Ambientali.

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