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'Un''intervista a Franco Bernabé, membro dello ''steering committee'' del gruppo Bilderberg, rivela la sua idea di società, un misto di lucidità e follia.'

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30 Gennaio 2015 - 06.30


ATF

di
Marino Badiale
.

Nell”inserto
economico del “Fatto Quotidiano” di mercoledì 21 gennaio c”è
una intervista a Franco Bernabè, ex presidente telecom, che potete
trovare
qui.
C”è un passaggio interessante dovuto al fatto che l”intervistatore
(Giorgio Meletti) ha uno sprazzo di lucidità, insolito nella
categoria dei giornalisti, e riesce a chiarire il senso delle parole
dell”intervistato. Il passaggio è il seguente:

“F.Bernabè.
L”unica cosa che si può e si deve fare è liberare le energie per la
creazione di nuove iniziative. La tecnologia ha fatto sì che oggi le
soglie di accesso alla creazione di un”impresa si sono molto
abbassate. Le opportunità ci sono, anche in Italia, bisogna mettere
i giovani in condizione di coglierle.

G.Meletti.

Ma l”idea che tutti i giovani debbano farsi la start up non è un po”
come dire loro: arrangiatevi? E se uno per caso non è creativo, non
ha l”idea geniale, o semplicemente non vuol vivere con il coltello
della competizione tra i denti, deve morire di fame?

FB.
L”economista americano Tyler Cowen ha scritto recentemente un libro
intitolato
Average is
over
, che letteralmente
significa “la media è finita”. Significa che non c”è più
spazio per galleggiare, il mondo è diventato terribilmente
competitivo per il semplice fatto che in pochi anni la cosiddetta
globalizzazione ha messo 500 milioni di europei in gara con tre
miliardi di cinesi e indiani. E adesso sta esplodendo l”economia
africana. È così, oggi chi non è creativo e competitivo starà
molto peggio di chi non lo era trent”anni fa.

GM.
Una classe dirigente che dice al popolo che viene diretto “scusate,
è andata male, ognuno per sé e Dio per tutti” non è un grande
spettacolo.

FB.
Sta accadendo così in tutti i Paesi dell”Occidente.”

Come
dicevo, l”intervistatore ha colto esattamente il contenuto reale
della retorica di Bernabè traducendola nel semplice invito, da parte
delle classi dirigenti, ad arrangiarsi. Bernabè tergiversa, cita un
economista americano, che fa sempre
cool,
ma alla fine, con un po” di giri di parole, conferma che la sostanza
della situazione è questa.

A
me sembra che si tratti di uno scambio che ci dice davvero molto,
sulle nostre classi dirigenti. Ci mostra una notevole mescolanza di
lucidità e follia. La lucidità sta, naturalmente, nel descrivere in
maniera corretta la situazione, che è proprio quella che emerge
dalle parole di Bernabè. Possiamo aggiungere che ormai davvero
nessuno nasconde più nulla, tutto è chiaro. La follia sta nel
pensare che una situazione del genere possa essere stabile. Si può
pensare che stia in piedi uno Stato, una comunità, un gruppo umano
di un qualsiasi tipo, sulla base del principio “ognuno pensa per
sé”? Sulla negazione di ogni solidarietà, di ogni condivisione? È
noto che “sono forse io il custode di mio fratello?” è la
risposta di Caino al Signore che lo interroga sulla sorte di Abele
(Genesi, 4, 9), e il racconto biblico sembra suggerirci che, sulla
base dei principi di Caino e Bernabè, un gruppo umano (in questo
caso, la prima famiglia) si scontra rapidamente con problemi
piuttosto gravi.

I
gruppi dirigenti dei paesi occidentali stanno distruggendo, direi
senza rendersene troppo conto, le basi stesse della convivenza
civile. Si tratta di un processo che finirà per travolgere, alla
fine, anche il loro potere. Purtroppo, prima di questo, travolgerà
le nostre società, le nostre famiglie, le nostre vite.

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