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Tre ostacoli alla trasformazione del nostro mondo

'La paura profonda, l''integrazione psicologica dell’Ombra, il dialogo con ciò che rifiutiamo e ci dà dolore, l''adesione al sistema delle merci. Per cambiare non basta la politica'

Tre ostacoli alla trasformazione del nostro mondo
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7 Ottobre 2014 - 20.28


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di
Paolo Bartolini

Un
tema che mi sta a cuore, per i suoi risvolti materiali, psicologici e
spirituali, è quello delle alternative possibili all’attuale
civiltà del denaro e della competizione generalizzata
.
L’invadenza delle logiche di mercato, penetrate in profondità nel
tessuto sociale e nelle abitudini quotidiane di milioni di persone,
sollecita una riflessione che non può evitare di tradursi in
considerazioni antropologiche e filosofiche.

Qui
sarà utile, di conseguenza, accennare in modo telegrafico ad alcune
tematiche che raramente vengono sfiorate nel dibattito sull’economia
planetaria e sulle forme di governo che dovrebbero regolarla.

In
particolare mi sembra il caso di sostenere, senza enfasi ma con buone
ragioni, che l’odierno sistema socio-economico,
rappresentando un palese moltiplicatore di ingiustizie sociali e
ambientali, incarna a pieno il Male come principio organizzatore
di violenza, sofferenza e umiliazione
nella storia umana.

Intendo
dire che, ai nostri tempi, il Male come forza distruttiva di legami e
di dignità umana, opera attraverso gli ingranaggi ben oliati della
megamacchina capitalistica.

Immagino
già lo storcersi di bocche e l’innalzarsi di sopracciglia dinnanzi
a questi proclami in odore di metafisica. Eppure è mia convinzione
che una critica sociale radicale, oggi più che mai, debba
farsi carico del linguaggio e dell’esperienza che derivano dai
grandi cammini spirituali e, a partire dal secolo scorso, dalle
psicologie del profondo.

Senza
questo ampliamento di prospettiva non comprenderemo mai perché il
fallimento del capitalismo non abbia ancora prodotto sufficienti
anticorpi per generare un modello alternativo di convivenza
che sia realmente pacifico, equo e solidale. Sebbene infatti
esistano ovunque numerosi esperimenti che vanno in questa
direzione (qui parlo di economie e stili di vita che non sono dediti
al solo profitto e schiudono nuove forme di interazione collaborativa
tra individui e gruppi diversi) non possiamo negare che il livello
di maturità civile e spirituale del cittadino globale medio
è
drammaticamente basso.

I
principali ostacoli alla trasformazione dell’esistente, sul piano
psico-spirituale, mi sembrano dunque i seguenti:

1)
la paura profonda che attanaglia molti cuori (paura della
precarietà dell’esistenza e della lotta di tutti contro tutti,
entrambe ingigantite dal capitalismo predatorio che abolisce il
valore della cooperazione e chiama “successo” il banale esercizio
del male come tecnica di sfruttamento messa in atto contro gli uomini
e la natura).

2)
la scarsa propensione al lavoro di integrazione psicologica
dell’Ombra
(il male si proietta sugli altri ogni qual volta non
viene riconosciuto come parte ineliminabile della nostra stessa
psiche. Accettare l’Ombra dentro di noi non vuol dire affatto
cedere alla logiche del potere e dell’egoismo, bensì riconoscere
la presenza interna del male come finta soluzione all’angoscia
generata dal confronto con la morte, la solitudine e l’abbandono.
Solo il difficile dialogo con ciò che rifiutiamo e ci
provoca dolore
può evitare la folle pretesa di liberarci della
sofferenza gettandola sulle spalle dei nostri simili).

3)
l’adesione immediata e irriflessa all’immanenza
materialistica del sistema delle merci
(solo coltivando la
possibilità di una trascendenza, religiosa e non, è pensabile che
gli individui possano un giorno immaginare un futuro diverso e
attivarsi per costruirlo con le proprie mani. Lo spirito di
profezia
ha le sue radici proprio in questa convinzione).

Dubito
fortemente che la politica, da sola, abbia la capacità di
scalfire questi aspetti critici dell’uomo contemporaneo.

Serviranno
all’opera anche i contributi di altri saperi, come la filosofia,
la psicoanalisi, la spiritualità laica,
l’antropologia, le neuroscienze, l’arte e la
letteratura.

D’altronde,
senza una rifondazione culturale e simbolica del mito sotteso
alla nostra società, siamo purtroppo destinati a fissare lo sguardo
sulle due ingannevoli “alternative” del riformismo moderato
e del ribellismo adolescenziale.

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