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Liguria al voto, tra carneadi e gattopardi

ELEZIONI LIGURIA: STRETTI TRA RENZIANI E SALVINIANI, PER UN’ALTERNATIVA POPOLARE CHE ANCORA NON C’E’

Liguria al voto, tra carneadi e gattopardi
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1 Aprile 2015 - 22.38


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Alternativa
Nord-Ovest
.

Si
avvicinano le elezioni regionali della Liguria, accompagnate da
polemiche, sorprese e tanta confusione, specie nelle forze
d’opposizione all’attuale sistema di potere incarnato dal
governatore Claudio Burlando
.

Le
tre principali forze politiche, la coalizione di centrodestra,
quella di centrosinistra e il Movimento Cinque Stelle,
riflettono a livello locale le dinamiche della situazione nazionale.

Il
Movimento Cinque Stelle ha selezionato i suoi candidati alle
regionali attraverso il consueto meccanismo delle consultazioni
online (le “regionalie”). La candidata presidente è Alice
Salvatore
, insegnante genovese trentunenne, che ha lanciato la
sua campagna dalla suggestiva cornice della Lanterna di Genova. La
Salvatore non ha esperienze amministrative pregresse, né col
movimento né con altri soggetti: si presenta alle elezioni come
l’unico vero volto nuovo, nel senso letterale di (ancora)
sconosciuto all’elettorato ligure. Resta da vedere come verrà
valutata la sua figura da parte di un elettorato piuttosto anziano
anagraficamente, con tutto ciò che questo può implicare anche a
livello di preferenze di voto (identificazione o meno nelle idee e
nell’immagine di una giovane donna mai vista prima d’ora).

Il
centrodestra, forse anticipando quello che potrebbe accadere a
livello nazionale, si è compattato attorno al nome di Edoardo
Rixi
, vicesegretario federale della Lega Nord e uomo di fiducia
di Matteo Salvini. La crescita di popolarità della Lega Nord,
palpabile anche nella tradizionalmente “rossa” Liguria, potrebbe
spingere Rixi a un risultato a sorpresa contro la principale favorita
al successo finale, l’altra quarantenne rampante della scena
politica regionale, Raffaella Paita del PD.

Quest’ultima,
uscita vincitrice dalle primarie del PD, è la vera grande favorita
della tornata elettorale. Spezzina, delfina del governatore Burlando,
è stata anche, tra il 2002 e il 2007, capo di gabinetto dell’allora
sindaco della Spezia Giorgio Pagano, fino a pochi giorni fa candidato
alle regionali per l’Altra Liguria, associazione che riprende sul
territorio regionale l’esperienza dell’Altra Europa con Tsipras.

La
probabile futura governatrice è indicata come una delle maggiori
esponenti locali della “nouvelle vague” liberista del
renzianesimo ortodosso. Naturale, quindi, che la sua candidatura
abbia incontrato da subito l’ostilità della rappresentanza
regionale della cosiddetta “minoranza PD”. Lo sfidante di Paita
alle primarie aveva un nome illustre, Sergio Cofferati, che
richiamava il mondo del sindacalismo e della sinistra “pre-renziana”,
trovando buon seguito in una regione dalla vecchia tradizione operaia
come la Liguria.

Cofferati
però dovette piegarsi al successo del “nuovo che avanza”, non
senza aspre polemiche, dovute alla presenza ai seggi delle primarie
di votanti…“particolari” (ampie rappresentanze di
immigrati, soprattutto rom e cinesi, che i maligni accusarono di
essere stati “comprati” allo scopo dallo staff di Paita), oltre
che dall’endorsement pro-Paita da parte delle forze
politiche di centrodestra.

La
reazione all’affermazione di Raffaella Paita ha portato al
tentativo, quasi disperato, di aggregazione in extremis delle varie
forze di opposizione al renzismo portato avanti dal battagliero
sacerdote Paolo Farinella, promotore dell’incontro di San Torpete
(la chiesa di cui è parroco), che aveva coinvolto vari gruppi,
politici e sociali, per la creazione di una lista civica “dal
basso”, e aveva visto la partecipazione anche del “grillino”
Paolo Putti, consigliere comunale a Genova, che propugnava la nascita
di una lista unitaria anti-Paita, capitanata da un candidato di
prestigio e trasversale ai partiti. Farinella alla fine individuò in
Giorgio Pagano, come già detto ex sindaco della Spezia, con un lungo
passato nel PCI e nel PDS, il candidato giusto per l’operazione
elettorale. La candidatura di Pagano trovò presto l’appoggio degli
“tsiprasiani” dell’Altra Liguria, ma incontrò la freddezza di
molti altri soggetti coinvolti in un primo momento.

Nel
frattempo, nonostante la bruciante (e velenosa) sconfitta di
Cofferati, che pareva aprire un’autostrada al successo dei
“renziani al pesto”, la sinistra PD e i suoi alleati trovavano
un’altra via per insidiare Paita, ossia proporre come candidato
presidente Luca Pastorino, sindaco di Bogliasco e deputato
(dimissionario) del PD, di area civatiana. La candidatura di
Pastorino, promossa dai “cofferatiani” (toh!), da Rete a Sinistra
(Rifondazione, SEL, Comunisti Italiani), e sostenuta dalla lista
civica del sindaco di Genova Marco Doria, profila un “derby”
all’interno del centrosinistra, tra renziani e civatiani Una sfida
che appassiona soltanto i diretti interessati.

Pastorino
recentemente ha rifiutato l’appello di Giorgio Pagano a farsi da
parte insieme per lasciare spazio alla candidatura di un “nome di
prestigio”, che ricompattasse le sinistre anti-Paita. Pagano, in
seguito, si è ritirato dalla gara elettorale.


Appare
evidente che i partiti hanno indirizzato e manipolato il gioco delle
candidature a proprio uso e consumo, cavalcando dapprima l’onda
della “lista nata dal basso”, fintanto che non si è presentata
l’opportunità di puntare sulla “solidità” di un candidato del
PD in salsa Civati.

All’interno
di queste forze, permane l’illusione equivoca di creare una “grande
casa dei progressisti”, così come l’idea che la “minoranza PD”
possa essere un interlocutore valido, e non, come è nei fatti,
l’altra faccia della stessa medaglia.

E’
lo stesso gioco, fallimentare, che si ripete da anni. In genere ha
giovato al PD, oggi potrebbe addirittura favorire il terzo incomodo,
il candidato del centrodestra Rixi. In ogni caso, si manterranno
inalterati, o quasi, gli equilibri complessivi del potere, retto da
anni dal dualismo Burlando-Scajola, e pronto adesso al
ricambio generazionale dei quarantenni. Tutto cambia
affinché nulla cambi
.

Una
nuova forza politica d’opposizione al sistema dominante, in Liguria
come altrove, dovrà nascere al di fuori delle organizzazioni che
stanno compiendo questo strano gioco, raccogliendo tutte le
esperienze di resistenza reale che partono spontaneamente sui
territori. Senza tessere di partito da sventolare, né bizzarre
prospettive come quella di porsi “a sinistra del PD”, che non
hanno senso logico, né utilità concreta, nell’attuale fase
storica. Ripetute esperienze fallimentari in questo senso dovrebbero
aver insegnato la lezione.

E’
evidente la necessità di realizzare un “collettore” capace di
raccogliere tutte le esperienze di resistenza, spesso microscopiche e
invisibili ai media, ma bisognose di trovare un vero riferimento, che
sia lontano dalla retorica e dall’ipocrisia dei partiti esistenti. 

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