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Regionali liguri: sospendere il giudizio e votare M5S

Con una risposta di don Farinella e una breve postilla. [Pierfranco Pellizzetti]

Regionali liguri: sospendere il giudizio e votare M5S
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4 Aprile 2015 - 05.15


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di Pierfranco Pellizzetti

Questo non è un Paese per Podemos, ma per vecchi. Purtroppo si deve prenderne atto. Così come onestà intellettuale esige si prenda atto che l’unica opposizione democratica in campo è Cinquestelle. Soggetto verso il quale chi scrive non ha mai celato di nutrire numerose e motivate riserve. Eppure…

Ma facciamo un passo indietro: con le elezioni regionali alle porte, tanto in Toscana come in Liguria nei mesi scorsi ci si era provati a far nascere formazioni embrionali sul format di Altrapolitica AntiCasta che sta affermandosi in Spagna (una sinistra post-sinistra liberata da tutte le zavorre del passato che propugni forme di democrazia radicale; mobilitando energie sociali con il mix di nuove tecnologie comunicative e le antiche risorse del relazionale radicato nei territori).

Il vecchio che persiste ha ghermito il (timido) nuovo che spuntava. Sicché “Buongiorno Toscana” ha chiuso rapidamente i battenti; il tentativo di lista guidata da un capo guerriero dell’ambientalismo genovese è stato subito sgarrettato. Agli amici livornesi anti-establishment raccontare la loro vicenda. Qui si narra quella ligure, altamente istruttiva delle miserie che impediscono l’emergere di un’idea più generosa e limpida – dunque coraggiosa – di politica.

Difatti, nello schieramento sedicente di centro-sinistra, l’opposizione al regime incarnato da Raffaella Paita, la favorita del “Governatore Gerundio”, si è tradotta in un residuato di Prima Repubblica (l’ex sindaco comunista di Spezia Giorgio Pagano), in concorrenza (ma forse in scambio negoziale) con un rampante della Terza (il sindaco di Bogliasco e deputato civatiano Luca Pastorino).

Puro grottesco: un trio di contendenti il cui itinerario politico si sviluppa interamente nel perimetro del sistema affaristico locale, sovrinteso dal leader uscente Claudio Burlando. Un bel risultato, che discende anche dal giro di valzer di iniziali propugnatori dell’ipotesi Podemos, i quali hanno accreditato l’idea da anno Mille che la scadenza elettorale fosse una crociata contro l’infedele Paita e che chi avesse ricevuto benedizioni ecclesiali, indossando la pettorina con la croce, sarebbe stato mondato da ogni precedente pregresso. Magari quello di essere sempre stato organico al sistema che produce le Paita (antiche e apprezzate compagne di partito).

L’errore potrebbe nascere da una falsa visione prospettica: pensare che la partita si giochi sull’elettorato residuo del PD, e non sul cospicuo bacino del non-voto (che ad oggi i sondaggi stimano sul 50%). Purtroppo non solo di questo si tratta. Il pauroso intorbidamento dello scenario è dipeso da una componente che non andava trascurata: la vanità. Cioè il peccato preferito dal Demonio, che rese risibile il tentativo Ingroia, ha ridotto l’ipotesi Tsipras-Italia a un gruppo di reduci sessantottardi (e qualche star del giornalismo desiderosa di una pausa a Strasburgo), che ora spinge a cercare il facile applauso con la sponsorship dell’usato sicuro notabilistico (Pagano) o l’ecumenismo da anime belle delle posizioni unitarie (dove si nascondono vicende di opportunismi e trasformismi che pure dovrebbero mettere in guardia).

Fregola di assurgere a kingmaker, ansia di ascendere al Paradiso del politicamente corretto di quelli che si sono subito accodati, oppure innamoramenti senili per il riflettore di qualche tardivo neofita della scena pubblica.

Questo lo scenario. Sicché la scelta oppositiva non può che essere M5S, visto che l’alternativa sarebbe il leghista Edoardo Rixi (salviniano solo a parole, dunque ancora più pericoloso per ambiguità). Scommettere che i volenterosi ragazzi pentastellati maturino presto indipendenza dalla leadership Grillo&Casaleggio; che grava sulle loro teste. Che trasforma non pochi adepti in quelli che loro stessi chiamano – alla Emilio Salgari – “i Thugs”; al servizio della dea Kali/Staff.

La scommessa obbligata è puntare “faute de mieux”. Come credito alla speranza che lo spirito critico vinca sulla setta dei Thugs. Oltre che sulla politica politicante.

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Risposta a Pierfranco Pellizzetti | di Paolo Farinella, prete.

“Sutor, ne ultra crepidam” mi verrebbe da dire con Valerio Massimo e Plinio il Vecchio, se non fosse che posso capire le ragioni del livore di Pierfranzo Pellizzetti su quanto scrive con sprezzante ironia fuori luogo e fuori storia.
Pierfranco Pellizzetti, amico e genovese, non conosce la Liguria e tanto meno quello che sta accadendo in questi giorni. Lo lasci dire a me, che sono immerso nella realtà che egli descrive, ma senza averne il minimo sentore.

Scriva pure Pellizzetti di ciò che vuole, ma purché abbia elementi oggettivi e non fisime e forse vendette postume. Non disdiceva le benedizioni clericali e non si vergognava di indossare pettorine con la croce, quando veniva per convincermi a seguirlo (o precederlo?) per una sua fantasia che non aveva alcun connotato concreto nemmeno sulla carta, non dico sul piano organizzativo, ma su quello della pura possibilità che non avrebbe sfiorato nemmeno l’ombra della testimonianza, altro che capo guerriero sgarrettato. Da chi? Perché? Come?

Fa confronti con Spagna e Toscana che non hanno alcun punto di contatto se non nella sua mente, incapace di perseguire un progetto che sia uno e di dargli concretezza. Se era così sicuro di riuscire nella baldanzosa impresa del cavaliere della tavola rotonda ligure, perché non è andato avanti? Perché non è stato capace di aggregare forze e cavalieri senza macchia e senza spuzza? Mi dispiace che anche Paolo Flores si sia lasciato ingannare da una pregiudiziale personale senza alcun fondamento.

Facile starsene in pantofole e criticare tutti e tutto, solo perché egli è fuori da ogni gioco e da ogni soluzione.
Pellizzetti non ha mai conosciuto Giorgio Pagano e si permette di dare giudizi non solo ingenerosi, ma falsi e, se permette, triviali perché non è degno di un notista politico giudicare solo in base alla non corrispondenza dei fatti con le proprie fantasie.

Il giorno in cui conoscerà la storia di questi giorni, forse troverà il coraggio di chiedere scusa. Mi dispiace che Pierfranco stia mettendo in gioco una amicizia che era a prova di qualsiasi urto, ma se continua a dire falsità campate in aria, senza curarsi delle persone che si sono messe in gioco, rischiando tutto, a cominciare da Giorgio Pagano, non può pretendere di continuare ad infangare e pretendere anche amicizia.

Giorgio Pagano non è parte del trio di contendenti di itinerario politico del perimetro affaristico locale, sovrinteso da Claudio Burlando. Pellizzetti può assicurare che Giorgio Pagano sta cercando un accordo sconcio con Pastorino? Se ha le prove, critichi pure, ma lo faccia politicamente e non nascondendosi dietro immagini e simboli che non gli fanno onore. Questa, amico mio, è puro cinismo e meschinità.

Non un solo argomento ho letto nelle sue righe, non una valutazione politica, ma solo grida scomposte di chi non si sente compreso e piange isolato nell’idolatria del proprio ego smisurato. Quando tifava per Tsipras insieme a Paolo Flores, non si sentiva un sessantottardo reduce, ma ne era orgoglioso, e solo dopo l’imbroglio pugliese, fece un passo indietro, seguendo le orme di MicroMega.

Per essere credibili, occorre esserlo seriamente e non accusare altri dei propri difetti. Se vorrà, quando vorrà, sarei ben contento di raccontargli come stanno veramente le cose e che cosa è successo davvero che, garantisco, non è quello si legge sui giornali.

Con amarezza,

Paolo Farinella, prete, senza pettorina e senza croce, ma con la passione civile di chi sta tentando di cambiare le cose in Liguria, rimettendoci di persona e non sorbendo il tè delle cinque. Magari in Spagna, a la cinco de la tarde.

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Poche parole per chiudere una polemica personale che ha oltrepassato la soglia dello stucchevole. Del resto legata a una vicenda conclusa. Anche se gli aspiranti federatori di una sinistra unitaria, con la candidatura dello spezzino Pagano a governatore ligure, non si sono resi conto di quanto sta effettivamente accadendo: l’utilizzo della vicenda locale da parte della sinistra di regime (SEL+civatiani+più lacerti rifondaroli) come test del varo di una scialuppa nazionale per le loro personali sopravvivenze. Alla faccia dei reali problemi d’area.

Sono disponibile a convenire che l’ex sindaco Pagano sia persona rispettabile (sebbene, checché se ne dica, qualche briciola di pane del suo assolutamente non rilevante percorso amministrativo l’avevo riscontrata a suo tempo). Del resto non una prima scelta, visto che Farinella ha promosso il suo nome solo dopo quelli di Ferruccio Sansa, Adriano Sansa, Paolo Putti (Cinquestelle), Domenico Finiguerra (sindaco di Cassinetta di Lugagnano). Ribadisco solo che risulta grottesco eleggere a volto nuovo per una nuova politica un personaggio legato a (controverse) vicende del passato e a un ambiente provinciale non certo rassicurante (a partire dal personale politico che proprio Pagano aveva allevato).

Qui mi fermo, tralasciando le perfidie e invitando a farla finita una buona volta: lo stucchevole è già virato sul grottesco e perfino sul comico. Temo per Paolo Farinella e qualche altro amico quando si sveglieranno dal loro attuale sonno ipnotico. Se poi ci sono altre cose da dire, non le si racconti a me ma le si renda pubbliche.

Pierfranco Pellizzetti

(25 marzo 2015)

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