ATF
di Aldo Giannuli.
La vicenda della legge elettorale sta
andando oltre ogni limite costituzionale. Un Parlamento eletto grazie ad
un sistema elettorale incostituzionale e nel quale quasi un quinto
degli eletti ha cambiato bandiera, sta per varare una legge elettorale
che ha gli stessi difetti di incostituzionalità .
andando oltre ogni limite costituzionale. Un Parlamento eletto grazie ad
un sistema elettorale incostituzionale e nel quale quasi un quinto
degli eletti ha cambiato bandiera, sta per varare una legge elettorale
che ha gli stessi difetti di incostituzionalità .
Per di più questa è opera di un solo
partito che, grazie al premio di maggioranza ed ai cambi di casacca, ha
trasformato il suo 25% in una probabile maggioranza di seggi, che non si
capisce chi rappresentino, anche perché una parte importante dei
deputati di quello stesso partito è contraria e gli elettori avevano
votato per quelli che oggi sono in minoranza.
partito che, grazie al premio di maggioranza ed ai cambi di casacca, ha
trasformato il suo 25% in una probabile maggioranza di seggi, che non si
capisce chi rappresentino, anche perché una parte importante dei
deputati di quello stesso partito è contraria e gli elettori avevano
votato per quelli che oggi sono in minoranza.
Già questo è un quadro di totale anomalia, che segnala la degenerazione autoritaria delle nostre istituzioni.
Per di più, lo spirito della
Costituzione (art. 72) vorrebbe che le leggi elettorali fossero terreno
di prevalente –se non esclusiva- competenza parlamentare e non
governativa, ed il costume costante, nella storia repubblicana, è stato
sempre quello di lasciare la massima autonomia ai gruppi parlamentari su
questo tema. E si suppone che, in una materia tanto delicata, sia
auspicabile lasciare ai parlamentari massima libertà di voto.
Costituzione (art. 72) vorrebbe che le leggi elettorali fossero terreno
di prevalente –se non esclusiva- competenza parlamentare e non
governativa, ed il costume costante, nella storia repubblicana, è stato
sempre quello di lasciare la massima autonomia ai gruppi parlamentari su
questo tema. E si suppone che, in una materia tanto delicata, sia
auspicabile lasciare ai parlamentari massima libertà di voto.
Ora siamo al punto che, non solo il
disegno di legge è stato avanzato in prima persona dal governo, ma il
Presidente del Consiglio, nella sua doppia veste di segretario del
partito di maggioranza, ha imposto forzosamente un iter legislativo
senza precedenti, giungendo a rimuovere e sostituire ben 10
rappresentanti del suo partito in Commissione Affari Costituzionali. E,
per di più si minaccia il ricorso al voto di fiducia per costringere i
dissidenti ad uniformarsi e si chiede di impedire il voto finale
segreto.
disegno di legge è stato avanzato in prima persona dal governo, ma il
Presidente del Consiglio, nella sua doppia veste di segretario del
partito di maggioranza, ha imposto forzosamente un iter legislativo
senza precedenti, giungendo a rimuovere e sostituire ben 10
rappresentanti del suo partito in Commissione Affari Costituzionali. E,
per di più si minaccia il ricorso al voto di fiducia per costringere i
dissidenti ad uniformarsi e si chiede di impedire il voto finale
segreto.
Sul voto di fiducia, che rimarca una
volta di più l’invasione di campo del governo ai danni del Parlamento,
conviene spendere qualche parola di più. Si invoca il precedente del
1953, quando De Gasperi pose la fiducia per accelerare l’approvazione
della “Legge-truffaâ€. Si dimentica, però, che il presupposto di quella
richiesta, esplicitamente richiamato nel discorso di De Gasperi, era la
necessità ed urgenza, perché le elezioni si sarebbero svolte in giugno
e, a gennaio, c’era un serrato ostruzionismo delle opposizioni e non si
era ancora concluso l’iter nel primo ramo del Parlamento. Ma, nel nostro
caso, le elezioni dovrebbero aver luogo fra tre anni: quale è
l’urgenza?
volta di più l’invasione di campo del governo ai danni del Parlamento,
conviene spendere qualche parola di più. Si invoca il precedente del
1953, quando De Gasperi pose la fiducia per accelerare l’approvazione
della “Legge-truffaâ€. Si dimentica, però, che il presupposto di quella
richiesta, esplicitamente richiamato nel discorso di De Gasperi, era la
necessità ed urgenza, perché le elezioni si sarebbero svolte in giugno
e, a gennaio, c’era un serrato ostruzionismo delle opposizioni e non si
era ancora concluso l’iter nel primo ramo del Parlamento. Ma, nel nostro
caso, le elezioni dovrebbero aver luogo fra tre anni: quale è
l’urgenza?
Quanto al voto segreto, l’articolo 49
della Camera prevede esplicitamente la possibilità di ricorrere al voto
segreto qualora ne faccia richiesta il numero prescritto di deputati.
Per cui, non si vede come possa essere evitato, anche in presenza di
Presidenti delle Assemblee di cui ci è noto lo spirito di parte.
della Camera prevede esplicitamente la possibilità di ricorrere al voto
segreto qualora ne faccia richiesta il numero prescritto di deputati.
Per cui, non si vede come possa essere evitato, anche in presenza di
Presidenti delle Assemblee di cui ci è noto lo spirito di parte.
L’insieme di queste considerazioni rende
assolutamente chiara la scorrettezza procedurale con cui si sta
giungendo a riformulare una delle leggi fondamentali dell’ordinamento.
Che un singolo partito (al massimo, ma non è sicuro, accompagnato da
qualche residuo di partiti ormai quasi disciolti) pretenda di imporre
una legge elettorale contro la volontà tutti gli altri (compreso il
partito alleato nelle precedenti elezioni politiche) è di per sé una
violazione dello spirito della Costituzione, per il quale la legge
elettorale deve essere legge di condivisione, come sempre quando si
tratta di fissare le regole del gioco. Ci sono due precedenti di
maggioranze di governo che hanno imposto la loro volontà in materia
elettorale: la legge truffa del 1953 e la legge Acerbo del 1924. Nel
primo caso, va detto che la maggioranza era composta da quattro partiti e
la legge prevedeva che la coalizione vincente avesse il 50% più un voto
per ottenere il premio. E, comunque, l’elettorato non gradì, il premio
non scattò e si tornò ad una legge elettorale condivisa. Quanto alla
legge Acerbo… non abbiamo bisogno di fare commenti sulla sua natura e
supponiamo (speriamo..) che Renzi non voglia richiamarsi a quel
precedente.
assolutamente chiara la scorrettezza procedurale con cui si sta
giungendo a riformulare una delle leggi fondamentali dell’ordinamento.
Che un singolo partito (al massimo, ma non è sicuro, accompagnato da
qualche residuo di partiti ormai quasi disciolti) pretenda di imporre
una legge elettorale contro la volontà tutti gli altri (compreso il
partito alleato nelle precedenti elezioni politiche) è di per sé una
violazione dello spirito della Costituzione, per il quale la legge
elettorale deve essere legge di condivisione, come sempre quando si
tratta di fissare le regole del gioco. Ci sono due precedenti di
maggioranze di governo che hanno imposto la loro volontà in materia
elettorale: la legge truffa del 1953 e la legge Acerbo del 1924. Nel
primo caso, va detto che la maggioranza era composta da quattro partiti e
la legge prevedeva che la coalizione vincente avesse il 50% più un voto
per ottenere il premio. E, comunque, l’elettorato non gradì, il premio
non scattò e si tornò ad una legge elettorale condivisa. Quanto alla
legge Acerbo… non abbiamo bisogno di fare commenti sulla sua natura e
supponiamo (speriamo..) che Renzi non voglia richiamarsi a quel
precedente.
La situazione, pertanto, è di gravitÃ
senza precedenti e si impone un intervento del Presidente della
Repubblica, nella sua veste di garante della Costituzione.
senza precedenti e si impone un intervento del Presidente della
Repubblica, nella sua veste di garante della Costituzione.
Forse sarebbe opportuno che le opposizioni sollecitassero con una lettera comune questo intervento.
Se esso dovesse mancare, se nonostante
tutto, l’Italicum dovesse essere approvato grazie a queste bravate e non
trovare alcun argine istituzionale, alle opposizioni non resterebbe che
meditare sull’opportunità di un Aventino generalizzato, abbandonando
tanto i lavori di commissione quanto quelli di aula, sino a quando il
Capo dello Stato, constatata la situazione, non sciolga le Camere,
indicendo nuove elezioni, ma previa pronuncia della Corte Costituzionale
sulla ammissibilità di questa legge.
tutto, l’Italicum dovesse essere approvato grazie a queste bravate e non
trovare alcun argine istituzionale, alle opposizioni non resterebbe che
meditare sull’opportunità di un Aventino generalizzato, abbandonando
tanto i lavori di commissione quanto quelli di aula, sino a quando il
Capo dello Stato, constatata la situazione, non sciolga le Camere,
indicendo nuove elezioni, ma previa pronuncia della Corte Costituzionale
sulla ammissibilità di questa legge.
Di fascismo ne abbiamo avuto già uno e ci basta.