#ReferendumGrecia. La UE intrappolata in una scacchiera cinese | Megachip
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#ReferendumGrecia. La UE intrappolata in una scacchiera cinese

'Se vince il SI (#Ναι), il sistema guadagna qualche mese. Se vince il NO (#όχι) nessuno sa l''uscita. La UE gioca a GO. La soluzione è ammettere che non c’è soluzione. [PL Fagan]'

#ReferendumGrecia. La UE intrappolata in una scacchiera cinese
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5 Luglio 2015 - 02.56


ATF

di
Pier Luigi Fagan
.

A
Maggio 2014, commentavamo i risultati delle elezioni europee,
qui.
L’espressione
EU
=
entropia
unita

era
un
voluto ossimoro ovvero una espressione per dire due cose opposte.

L’entropia
è concetto di disordine mentre l’
unità
è un concetto di ordine per cui l’Europa ci sembrava mostrarsi
come una
unità
formale sotto un disordine sostanziale
.

L’idea
di “unione degli europei” portat
a
avanti in questi decenni mostrava di interessare poco (bassa
percentuale di votanti) e mostrava che il
“core”
dei portatori del progetto era viep
più
assediato da forze ostili in crescita, tanto da costringere
all’unione sistemica i due gruppi storici (conservatori e
progressisti, PPE e socialisti).

Tre
le
forze
negative

rispetto
al
sistema europeo che emergevano:

1)
la
freddezza
emotiva che sottrae entusiasmo e benevolenza necessaria a superare
difficoltà e contraddizioni disseminate in progetti così complessi;

2)
la crescita di vari tipi di
forze
antagoniste

all’idea stessa di Europa unita o al modo col quale, sino ad
allora, il progetto era stato condotto;

3)
una terza forza che non usciva dalla cabine elettorali ma circondava
il problema ovvero la
spinta
centrifuga a dividere alcuni storici stati nazione
in
frazioni indipendenti, più o meno autonome.

Il
tutto, in una situazione ambientale ovvero somma di fattori
ecologici, geopolitici e geoeconomici, storici, di crescente
complessità, quindi difficoltà.

Nei
quattro principali paesi continentali, si affermavano quattro forze
politiche (Front National, Movimento Cinque Stelle e Lega,
Alternative for Deutschland, Podemos) che appartenevano alla nostra
seconda notazione. Queste quattro forze creavano pressione al
core
del
sistema,
ossia
alle forze

che in Italia e Germania e da Maggio 2014 anche in Europa, erano
costrette ad unirsi per mantenere la guida del progetto.

Successivamente,
si è notato che sempre più, ha agito una
quarta
forza invisibile

che è l’
entropia
degli interessi nazionali
.
Sulle questioni relative alle
sanzioni
russe
,
l’Europa occidentale è divergente rispetto a quella orientale. Sul
problema dei
migranti,
l’Europa meridionale è divergente a quella settentrionale. Sul
problema della
filosofia
economico-monetaria
,
l’Europa latina è divergente a quella barbara (divisione del
limes
romano, circa).

Faglie
orizzontali, verticali, diagonali più faglie interne ai vari quadri
politici nazionali, più faglie interne alla stessa costituzione
nazionale, più la storica
faglia
della Manica

che divide l’isola britannica dal continente. Questa l’
entropia.

Per
avversare questo potente coacervo di forze centrifuganti, si è
posta fede in un sistema assai fragile che oltretutto si è reso
anelastico subordinandolo a trattati scritti e firmati
ventitre anni fa (Maastricht).

Il
sistema ha una natura monetaria, scissa – come ormai
ben sanno tutti – dal naturale sistema di riferimento in cui
agisce naturalmente una moneta
ovvero il sistema economico,
fiscale ed infine politico.

Paesi
grandi e piccoli, industrializzati e non, competitivi e non,
meridionali e settentrionali, avrebbero dovuto convergere all’unità
di fatto, perché vincolati dalla comune fede nel vantaggio di avere
una stessa moneta, forte, rigida. Nelle varie analisi critiche che
mettono in luce la stramberia eurista, non sempre è chiara
l’ambiguità di fondo di questa invenzione. Essa rivela una volontà
fondamentalmente debole
, una intenzione di unire sì ma non
troppo, una sorta di sottrazione dello strumento della competizione
economica continentale che però non prelude affatto ad un successivo
passo di unificazione a maggiori gradi.

La
retorica europeista che accompagna la difesa dell’euro è un falso
storico
, nessuno in Europa (a parte Eugenio Scalfari) vuole
qualcosa di più che non una unica moneta.

La
scelta della moneta, scelta fatta, ricordiamolo, in piena epoca
dell’ottimismo da fine della storia, trionfo dell’Occidente e del
capitalismo, era una scelta debole perché si contava su un potente
vento della storia. Quando i tempi si sono fatto vieppiù difficili e
il vento della storia è girato, dalle contraddizioni della
globalizzazione, alla tensione Ovest vs Resto del mondo, al Big Bang
Lehman Bro. in poi,  proprio la moneta, lo strumento che di
solito viene usato come un elastico (espansiva – restrittiva) si è
rivelata sia una struttura troppo debole, sia una struttura troppo
rigida per tenere unita, tanta entropia divergente.

Ne
conseguivamo, nella nostra analisi, la predizione di un
scioglimento concordato dell’euro
, da lì a non molto tempo
dopo.

In
questi giorni, ad appena poco più di un anno da quei fatti, c’è
stato un passo importante in direzione di quella predizione. La
classica sabbia nella vasellina, un piccolo coacervo di eterogenee
forze politiche più o meno di sinistra in un paese periferico del
sistema (i sistemi si rompono sempre a partire dalla loro
periferia
tranne quelli molto rigidi che resistono sino a
spaccarsi proprio al centro), ha portato al governo un giovanotto
dall’aria cocciuta ed un po’ testarda, Alexis Tsipras.

Costui,
si è trovato con un
mandato
popolare

e una chiara
volontà
politica

a
sbattere
contro il nucleo duro dei guardiani del sistema debole ed anelastico
che è l’euro
.
Giunto al punto di non poter andare né un centimetro avanti né un
centimetro indietro (strappare qualche concessione significativa vs
concedere qualche concessione significativa), è andato un centimetro
di lato.
Usare
il lato in alternativa all’avanti

e all’indietro è il
nucleo
del pensiero creativo

ed il creativo Tsipras si è inventato un referendum per sciogliere
il nodo del
«che
fare
?».

La
cosa ha immediatamente provocato la
reazione
scomposta del nucleo duro

perché convenzione basica del loro modo di operare è che le
faccende si trattano in
piccole
stanze chiuse

lontane da tutto e da tutti, lì dove lo sporco lavoro del dipanare i
nodi è condotto con concreto cinismo al riparo dagli occhi dei cuori
deboli che credono ancora nella giustizia, nel Manifesto di
Ventotene, nella logica piana e lineare, nel bianco e nel nero,
nell’Europa dei popoli, nella inesorabilità delle leggi
economiche, nella contrapposizione “populisti vs responsabili” ed
altre amenità di conforto, somministrate a piene mani delle élite
informative, intellettuali e da coloro che, nel gioco, contano meno
del due di coppe quando regna bastoni (a briscola). Non solo.

Il
casino contraddittorio e poco estetico che accompagna la gestione di
faccende così complicate, una volta che esce dalla linee
telefoniche, le stanzette chiuse, i capannelli che si fanno e si
disfano a secondo delle ondate di interessi nervosi, diventa non
solo uno spettacolo scandaloso ma anche una dinamica ingestibile

perché aizza gruppi rigidi di entità che non “sanno” dei
misteri del potere e come un coro greco, sostengono opinioni ingenue
che vanno tutte di qui e tutte di là, aumentando il disordine fino
al caos.

In
questi giorni, ci siamo concentrati nell’osservare proprio cosa
succedeva in questo campo, il campo delle élite non più protette da
quelli che Bobbio chiamava gli
arcana
imperii
,
lo cortina impenetrabile dei segreti che protegge sempre l’esercizio
del potere, dagli infantili occhi delle persone normali che vivono in
un mondo hobbesiano credendo però di vivere in un favola dei
fratelli Grimm o in un fumetto della Marvel.

Al
centro della scena abbiamo registrat
o… .

Una
reazione indecorosa delle élite eurocratiche che hanno
sostenuto l’assurdità del regolare questioni che riguardano la
vita dei popoli chiedendo al popolo cosa pensa delle varie
possibilità. Questa indignazione è stata fatta propria anche da
alcuni commentatori che dovrebbero esser pagati come contro-poteri
per bilanciare i poteri effettivi e financo da alcuni onesti
“democratici” che hanno convenuto sul fatto che Tsipras fosse un
vigliacco, uno che non si prende le responsabilità, una politica che
ha “abdicato” alle folle, un populista sudamericano, un
furbacchione tendente al pagliaccio. Wow, quanto sfoggio di lucidità
equilibrata! Sul momento uno non se ne accorge e forse ancora per
molti, non è chiaro il prezzo di una reazione così irrazionale ma
credo che i più avveduti, se ne siano resi conto e dopo qualche
telefonatina, tra cui quelle del signor Obama che va in giro nel
mondo come un piazzista a vendere il pacchetto Occidente =
democrazia, eccoli lì tutti allineati ad aspettare il sacro verdetto
del popolo greco.

Lunedì,
crollano le borse e prendono ad oscillare cambi e materie prime.
L’intero mondo della finanza planetaria s’accorge che gli europei
hanno un problemino ma poiché non lo sanno risolvere senza che
questo diventi una piazzata pubblica, l’intero sistema viene preso
dal punto interrogativo. Ora, il sistemone generale dell’insieme
delle scommesse e transazioni che forma il capitalismo finanziario
che tesse l’infrastruttura totale dell’economia globalizzata, non
prevede mai l’uso del punto interrogativo o meglio del punto
interrogativo che rimane aperto, che piomba nell’incertezza
.
L’incertezza, nei mercati, è una certezza, la certezza che non si
possono fare previsioni ma poiché il sistema si basa tutto su
previsioni ecco che l’incertezza è come l’aglio per i posseduti.
Juncker, con l’aria di chi l’ha fatta grossa ed ha preso qualche
cazziatone non da poco, martedì tira fuori l’idea di continuare a
trattare magari anche solo per dare l’idea che “stiamo solo
discutendo”, tranquillizzare sul fatto che prima o poi, ci sarà
una quadra. I mercati sospendono il processo di fusione del nucleo e
si sospendono ma per portarsi avanti, cominciano a fondere Shanghai,
così, tanto prima o poi…. . La Merkel che di mestiere fa la
cancelliera, chiude subito lo spiraglio del cancello che Juncker
voleva tenere aperto. Rivelatrice una sua dichiarazione: attenzione,
il mondo ci guarda. L’idea, forse mai nutrita veramente, di portare
avanti una trattativa pubblica è rintracciata sotto una coltre di
“attendemus”. Ma, dopo l’insorgenza anti-democratica, ormai s”é
visto e saputo che la faccenda oltre che monetaria è politica, che
le élite europee fanno campagna elettorale in un paese sovrano, che
il nucleo PPE-socialisti mai concederà nulla ad un rappresentante
dell’area critico-scettica
perché altrimenti Podemos, Grillo,
la Lega, la Le Pen, che Rajoy…, che Hollande la pensa così e
Merkel colà che l’incompetente di Firenze dice cose assurde con
l’aria dal nervoso sorriso di chi sa di dirle. Schulz scrive la
pagina più triste della socialdemocrazia europea che si consola con
Pittella, il che dà l’ennesima misura del caos.

Il
volume di condizionamenti, minacce, ricatti, la scompostezza con cui
i giocatori europei giocano la partita, denota la loro fragilità e
rigidità
. Affrontare problemi complessi con fragilità che porta
alla rigidità (e viceversa), è garanzia di non esser in grado di
risolverli. Diciotto paesi ed altrettanti governi che affrontano un
paese solo ed un governo solo, magari legittimato da un chiaro e
inequivocabile mandato popolare, hanno un problema poiché se
l’unione fa la forza, la non unione fa la debolezza.

Nel
frattempo, ci si accorge che Obama è parecchio incazzato. Ma
come, mentre lui stende la ragnatela orientale per imprigionare il
ragno russo, questi squarciano il fronte sud occidentale, lì dove
Putin farà passare il Turkish Stream e
dove magari rischia di ottenere qualche isoletta come base nel
Mediterraneo per la sua flotta insidiata prima col tentativo di
guerra in Siria, poi con la rivoluzione colorata ucraina che però
non è riuscita a tenersi il boccone principale, la Crimea? Guarda
caso, anche qui, una penisola strategica persa per un democratico
referendum…

Ma
poi, a ben vedere, forse gli stessi russi e sicuramente i cinesi che
mandano il Primo ministro a Bruxelles, non vogliono una Grecia
de-eurizzata e quindi il coro degli “ma che c…. state
facendo????
” cresce, aggravando l’impressione della montante
euro-tropia caotica
.

L’apice
della confusione si raggiunge giovedì. Il sito dell’FMI, se ne
esce con un documentino che data al venerdì precedente, in cui si
dice “cari ragazzi, la faccenda è molto semplice: 1) il debito è
impagabile e annienta ogni possibile azione di riequilibrio
dell’economia greca; 2) si deve estendere il periodo di grazia (la
sospensione di ogni forma di restituzione) da 10 a minimo 20 anni; 2)
si deve tagliare di brutto (30%? 50%?) e per “creditori” si deve
intendere banche e stati dell’eurozona perché noi abbiamo soci
internazionali che non prevedono di perdere i propri soldi poiché
sono 186 stati del mondo e non siamo qui a fare beneficenza
all’Europa; 3) fate 1) e 2) e dopo fate ingoiare ai greci le
paginette delle riforme Juncker. Fine della storia e sbrigatevi che
qui sono tutti nervosi!”.

L’FMI
ha un paio di problemi anche lui. Il primo è che l’anno prossimo
scade Christine Lagarde, il secondo è che a breve, viene varato FMI2
ovvero la banca dei Brics. Se FMI non la smette di far da cassa
lubrificante ai problemi del funzionamento del capitalismo e del
bislacco sistema monetario europeo, o l’Occidente perderà la
carica di Managing director del fondo che ha per diritto divino dalla
sua fondazione o prima ancora, perderà come soci tutti quei paesi
che hanno problemi e strategie proprie
, la cui vita non può
ruotare intorno ai dolori della Merkel, Hollande, Grillo e Tsipras.

Reuters,
ieri, conferma che le cancellerie europee hanno fatto il diavolo a
quattro per impedire l’uscita del documentino FMI ma non c’è
stato nulla da fare. Il riccioluto presidente dell’Eurogruppo
Dijsselbloem, mostrando per l’ennesima volta l’inesorabilità
del conflitto di interessi e del principio d’incompetenza che ha
preso il cuore delle élite europee, sentenzia l’FMI così: “non
sanno ciò che stanno dicendo”
. Dijsselbloem??? Volano stracci.

Mentre
la stampa internazionale europea, da subito, ha mantenuto un finto
aplomb (il Guardian, ad esempio, ha alternato giudiziosamente
articoli che pendevano da un parte ed articoli che pendevano
dall’altra, così la più avveduta stampa tedesca e l’italico Il
Sole 24 Ore), le due colonne del quarto potere italico
hanno brillato per scomposto livore. Repubblica si è un po’
ripresa gli ultimi due giorni ma il Corsera, il prode Fubini
in particolare, ha veramente mostrato i limiti della sua poca
intelligenza strategica. Come possa aver potuto il principale
giornale italiano, condurre una
campagna dis-informativa così imbarazzante
è la domanda. Le
uscite sempre più “pazzerelle” del liberato De Bortoli sembrano
la risposta.

Il
punto, l’osso di questa faccenda, volendo ridurre il molteplice
complesso ad uno è questo: o cade Tsipras e si dà un po’
d’ossigeno alla farsa
“stiamo risolvendo il problema”
stante che il problema, sino a che non si taglia pesantemente il
debito, non lo si risolverà per nulla (ed a questo punto, dopo il
paper FMI ciò è chiaro a tutti
nel mondo) o il sistema euro collassa
.

Tagliare
il debito, significa che gli stati nazionali dovrebbero assorbire
enormi quantità di passivo
e ciò significa sangue sudore e
lacrime per paesi-economie già sull’orlo di una crisi di nervi. In
accompagno, la crescita di tutte le posizioni contrarie o molto
critiche all’euro -questa Europa- che sono poi quelle che hanno
vinto le ultime elezioni. Posizioni che crescerebbero anche se
l’eurocrazia concedesse a Tsipras più del possibile che è
praticamente nulla. Tecnicamente, la soluzione ci sarebbe, portare
tutto il debito in carico alla BCE, rivedere i trattati ma a questo
punto, la Germania esce dal sistema
.

Oggi,
non termina nessuna partita. Se vince il SI, il sistema guadagna
qualche mese di vita. Se vince il NO nessuno sa come e chi ne uscirà.

Il
“
go”,
antichissimo gioco cinese, si basa sul tentativo di non lasciare la
propria pedina, in una situazione in cui non ha condizioni di
possibilità, perché quando tutte e quattro le possibilità sono
chiuse, la pedina lascia la scacchiera
.

Ebbene,
la pedina con la E tagliata da due barrette al centro, €, ha
tre posizioni bloccate e la mano tocca all’avversario.

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