Napolitano, ancora tu? Il senatore a vita Giorgio Napolitano, ex
presidente della Repubblica, è sempre fra noi: parla, pontifica,
ammonisce. È agitato, Napolitano. Anche quando ha vinto
Donald Trump s’è agitato, perché se non vince chi speri possa
vincere, allora il suffragio universale fa schifo. Avesse vinto lei,
Hillary Clinton, quella che nei Balcani serbi e filoserbi chiamano
il “demonioâ€, sarebbe stato il trionfo della democrazia, ma ha
vinto il palazzinaro di New York, quello col ciuffo fake, e allora
al bando il suffragio universale.
È agitato, Napolitano, perché la sua ultima creatura vive ormai di
vita propria, come la creatura del dottor Frankenstein fuggita un
giorno dal laboratorio nel bosco per poi vagare di villaggio in
villaggio andando a terrorizzare la gente, che è poi l’equivalente
della teoria di Jim Messina, guru di Renzi, dell’andare a bussare a
casa degli italiani per convincerli a votare sì al referendum.
Deluso dalla sua creatura – quel Renzi da Rignano sordo, discolo,
indisciplinato, irrispettoso del suo creatore – Napolitano,
ossessionato da un’eventuale conquista M5S del governo del
paese, all’improvviso è contro l’Italicum. “Rispetto a quando
questa legge elettorale è stata confezionata e approvata†ha detto,
ospite a Porta a Porta “molto è cambiato nel contesto politico.
Arrivare a vincere il ballottaggio con il tuo buon 29%, magari su
chi ha avuto il 28% dei voti e ottenere la maggioranza in
Parlamento non credo che vada beneâ€, confermando, in buona
sostanza, che la legge era stata cucita dal Pd, che già si sentiva
vittorioso, sulla propria pelle, ma che, ora che il vento politico è
cambiato, non va più bene. Un po’ come il suffragio universale:
se vincono gli amici, è il trionfo della democrazia, in caso
contrario, è il male assoluto.
Nell’attesa, l’emerito ha agitato il fantasma dello spread, un
trucco, dettato dalla disperazione, che sa di muffa, con il
londinese The Economist che, con l’appello al no al referendum,
ha ora buttato giù il suo castello.
(25 novembre 2016)Infografica © Benedetto Nicolini (Benny).
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