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Visto? L'Isis non aiuta la Le Pen. E ora attenti: Macron può ancora perdere

'Macron non rappresenta un nuovo corso ideologico e politico, bensì l’establishment sotto diverse sembianze, una ''mascarade'' che proietta l’illusione d''un cambiamento [M.Foa]'

Visto? L'Isis non aiuta la Le Pen. E ora attenti: Macron può ancora perdere
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24 Aprile 2017 - 07.59


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di Marcello Foa.


In estrema sintesi: Macron un po’ meglio del previsto, Marine Le Pen un po’ peggio del previsto, Mélenchon bene ma fermato in extremis, Fillon secondo le previsioni. 

Dunque gli effetti annunciati dai media all’indomani dell’attentato sui Champs Elysées e secondo cui il leader del Fronte nazionale avrebbe beneficiato del terrorismo dell’Isis, non solo non si sono verificati ma hanno avuto sull’elettorato l’effetto opposto, rafforzando il più istituzionale dei candidati. L’unico vincente è Macron, come previsto nell’articolo che ho pubblicato sabato mattina.

Uno degli insegnamenti di questo voto è che anche in Francia i partiti tradizionali sia di centrodestra sia di centrosinistra hanno perso la loro centralità, non bastano più a convincere un elettorato sempre più arrabbiato, frustrato, disorientato che si sente tradito dalle forze « moderate Â» per la loro incapacità di mantenere le promesse.

Macron non rappresenta affatto un nuovo corso ideologico e politico, bensì l’establishment sotto diverse sembianze. La sua è un’operazione di cosmesi elettorale o una “mascarade” allo scopo di proiettare, ancora una volta, l’illusione di un cambiamento.

Votando Fillon l’elettorato di centrodestra ha reso un grande omaggio alla persona, alla sua credibilità personale, giudicando esagerate e soprattutto strumentali le inchieste giudiziarie a suo carico. E questa sfiducia nella magistratura e nei media, che hanno fatto da megafono agli scoop disseminati in questi mesi, la dice lunga sul livello di sfiducia di ampi strati del Paese nei confronti delle istituzioni.

Impressionante ed emblematico in tal senso è la somma dei voti antisistema ricevuti dalla Le Pen e da Mélenchon che raccolgono assieme oltre il 40%, a conferma di una rabbia sociale tutt’altro che sotto controllo e sempre più interclassista. Il voto di protesta riguarda le fasce più umili della popolazione ma anche una classe media erosa nel suo benessere e nella sua identità.

Ed è questo il fattore che deciderà il ballottaggio. I media e i sondaggi danno per certa la vittoria di Macron. Io sarei più cauto. Tutto dipenderà dalla capacità di Marine Le Pen di non farsi caratterizzare come rappresentante dell’estrema destra ma quale leader capace di interpretare in modo trasversale questo malessere.

La strategia di Macron è chiara : far scattare «le Rassemblement», giocare la paura contro il pericolo xenofobo, contro l’estremismo. Gli appelli lanciati dal partito socialista e dallo stesso Fillon lo confortano in questa strategia, così come i disordini scoppiati puntualmente ieri sera a Parigi.

Attenzione, però: i partiti hanno perso la capacità di orientare un elettorato sempre più fluido e sempre più arrabbiato. Se Macron non riuscirà a imporre questo frame, Marine Le Pen potrà giocarsela, rivolgendosi sia agli elettori più conservatori del partito gollista sia al pubblico arrabbiato che ha scelto al primo turno Mélenchon, il quale, badate bene, ieri sera non ha invitato a votare al ballottaggio per il candidato di «En marche».

E’ troppo presto per fare previsioni, ma la partita è aperta. Per quanto favorito, Macron può ancora perdere.


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