di Aldo Giannuli.
Il Cavaliere di Arcore continua a muoversi come se fosse ancora lui il condottiero del centrodestra, mentre i suoi alleati semplicemente lo ignorano e pochissimi cortigiani continuano ad attorniarlo confermandogli tutte le illusioni. Ormai sembra la caricatura di Hitler nel bunker che dà ordini a divisioni inesistenti.
Straparla di far entrare il Pd nel governo di centro destra, di presidenze delle Camere di garanzia, ammonisce Salvini, come se potesse fare qualcosa contro di lui, mentre diversi suoi deputati preparano i bagagli per il trasloco. Un tramonto penoso.
Non sta meglio il suo dirimpettaio, Renzi, che continua a sognare improbabili rivincite, intanto forse pensa di liberarsi delle sue minoranze e magari di offrire una astensione tecnica o di andare a nuove elezioni. In entrambi i casi la rivincita si allontanerebbe: un accordo con il centro destra spaccherebbe il partito, farebbe perdere altri elettori e le europee sono vicine, per di più, una alleanza di tutti contro il M5s avrebbe come unico effetto quello di portare il M5s al 40%: auguri. Peraltro non credo affatto che Salvini ci stia. Andare a nuove elezioni porterebbe il Pd (sempre che resti unito) sotto il 12%.
Quando ero ragazzino ricordo che diverse maestre colleghe delle zie con cui vivevo (e che erano di fiera osservanza repubblicana) che continuavano (parlo di fine anni cinquanta, primi sessanta a quindici anni dal referendum) a sognare una restaurazione monarchica che era del tutto fuori della realtà. Una di esse giunse ad affermare “Ormai è sicuro: si sta già preparando il grande ricevimento di gala per il ritorno”. A volte le illusioni sono indistruttibili. I monarchici fecero un partito che, dopo un momentaneo e modesto successo nel 1953 (40 deputati) , si scissero poi si riunificarono con la Sigla di Partito Democratico di Unità Monarchica, Pdium, che si ridusse a quasi la metà nel 1958, poi a soli 6 seggi nel 1963, ma sempre fedeli alla convinzione della restaurazione monarchica. Il Pd di oggi è il nuovo Pdium (in fondo deve solo aggiungere 3 lettere alla sigla). Penoso.
Non riescono ad accettare di un essere più partiti “sovrani” (cioè capi di coalizione) e di essere diventati partiti “cadetti” (cioè “cespugli” minori di fiancheggiamento) e sognano una cosa che non esiste: che gli elettori che li hanno “traditi” tornino dopo questa momentanea “scappatella”.
Non hanno capito niente: come ho già detto, può darsi che M5s e/o Lega deludano e perdano i consensi appena presi e ci sono ottime ragioni per pensare che questo possa accadere, ma gli elettori che li hanno abbandonati probabilmente voterebbero nuovi partiti, forse sceglierebbero quelli più estremi ora esistenti, forse si asterrebbero o preferirebbero il suicidio, tutto ma non il ritorno alle basi di partenza. Pd e Fi si mettano l’anima in pace.
Il problema è che ogni partito ha una sua “formula base”, che include l’area sociale di riferimento ed il suo ordinamento, la soluzione organizzativa e la catena di comando, la cultura politica, l’area di possibili alleanze più o meno allargata, i punti di forza, l’insediamento territoriale. Questa formula base ha una sua coerenza e può anche modificare sue singole parti entro certi limiti e riadeguando subito l’intera formula base, ma quando va in crisi la formula in quanto tale e la crisi investe contemporaneamente diversi suoi componenti, non c’è niente da fare: il partito è da buttare via. Magari in un prossimo pezzo analizzeremo la formula base del Pd e quella di Fi per capire quali siano i pezzi definitivamente fusi.
Magari per resistere meglio i due partiti, con l’aggiunta dei rispettivi residui centristi, potrebbero anche fondersi in un nuovo partito della Nazione. Avrei un nome da proporre: Als (Alleanza limoni spremuti). Potrebbe anche funzionare…
Fonte: http://www.aldogiannuli.it/esequie-fi-pd/.