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La teoria del golpe da Malaparte a Luttwak

Al nascere del governo gialloverde targato Lega-M5S fa veramente impressione che torni di moda il fantasma dello Spread [Giuseppe Masala]

La teoria del golpe da Malaparte a Luttwak
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18 Maggio 2018 - 21.58


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di Giuseppe Masala.

 

L’immagine è tratta da wikimedia commons ed è liberamente utilizzabile

 

Al di là di quelli che possono essere i giudizi politici e di merito sul nascente governo cosiddetto gialloverde targato Lega e Movimento Cinque Stelle fa veramente impressione che nel momento in cui questo sta per essere varato torni di moda il fantasma dello Spread, ovvero l’aumento dei differenziali tra tassi d’interesse sui titoli di stato decennali italiani e quelli tedeschi. Questo aumento dello spread di fatto comporterebbe un aumento dell’esborso che lo Stato Italiano deve pagare per piazzare sul mercato i propri titoli. Una situazione molto delicata visto l’enorme debito pubblico dello Stato che legherebbe mani e piedi al nascente governo inibendone l’azione politica.

 

La prima cosa che si nota è che questo governo sarebbe in netto contrasto con quelli avuti negli ultimi anni. Infatti sarebbe il primo governo apertamente euroscettico e frutto del voto di un blocco sociale nuovo: quello degli scontenti, delle persone che dalla globalizzazione e dalla costante cessione di sovranità a Bruxelles sono usciti sconfitti, impoveriti e frustrati. Sarebbe anche il primo governo che vede l’élite fino ad ora dominante e da sempre fortemente europeista, passare all’opposizione assieme ai suoi partiti di riferimento.

Una situazione davvero inedita che peraltro ha visto un fuoco di sbarramento violentissimo di giornali e televisioni all’unisono. Non a caso, possiamo notare che questi giornali e queste televisioni sono interamente controllati proprio da quella élite che rischia di essere scalzata.

L’azione combinata di aumento degli spread e dei mass media ricorda, senza dubbio, un’altra fase storica abbastanza recente. Mi riferisco al 2011 quando l’ultimo Governo Berlusconi è stato scalzato e sostituito con il Governo Monti. Indipendentemente da quello che si pensa del primo e del secondo nessuno può negare che mentre il Governo Berlusconi aveva una sua legittimazione popolare quello di Monti non ne aveva alcuna e fu stato spinto a Palazzo Chigi sulla base dell’incredibile aumento dei tassi d’interesse e grazie alla campagna martellante dei mass media. Qualcuno ha dimenticato per caso il mitico “Fate Presto!” a tutta pagina del solitamente prudentissimo Sole24Ore?

Un’azione quella dei cosiddetti mercati e quella dei mass media che sembra combinata anche oggi per creare un clima di sfiducia nel prossimo governo così come creò sfiducia nel governo Berlusconi di allora. Ad alimentare il sospetto c’è poi quel piccolo particolare per il quale le élites dominanti sono fuori dalla stanza dei bottoni.

Come può essere considerata questa situazione? Un colpo di stato? Un tentativo di colpo di stato preventivo? Una indebita interferenza su quella che è la legittima (può piacere o non piacere, ma è legittima) linea politica di un probabile nuovo governo? Non saprei rispondere a questa domanda. Di sicuro balliamo su quella linea sottile che separa ciò che è legittimo da quello che non lo è. Una situazione davvero ambigua.

Ciò che più preoccupa è che qui è in gioco qualcosa di molto più importante di un governo e di un singolo provvedimento (indipendentemente dal fatto che sia giusto o sbagliato). E’ in ballo la qualità della nostra democrazia. Ovvero il legittimo diritto che il Popolo si esprima a maggioranza in maniera diversa da come vorrebbe l’élite dominante. Se il Popolo non può esprimersi liberamente, o se la sua decisione fosse sterilizzata e ricondotta a ciò che le élites vogliono, grazie all’uso spregiudicato di mass media e alla speculazione finanziaria, cosa rimarrebbe della nostra democrazia se non un vuoto simulacro? Cosa rimarrebbe se non uno sterile voto, del tutto ininfluente, da esercitare una volta ogni tanto per salvare la facciata?

Non so se quello che sta accadendo possa essere considerato come un attentato alla nostra democrazia nell’intento di riorientare gli intendimenti di una legittima maggioranza oppure solo una legittima forma di pressione. Però mi tornano alla mente due testi importanti. Il primo è la Tecnica del Colpo di Stato che tanti guai costò a quel genio di Curzio Malaparte che lo scrisse. Il secondo è Colpo di Stato: una guida praticadi una delle massime eminenze grigie della politica estera americana: Edward Luttwak.

Nel primo testo, vecchio ormai del 1931, Curzio Malaparte sosteneva che per evitare che una élite al potere venga scalzata si dove “curare la patologia con altra patologia”. Fuor di metafora voleva dire che alle volte per mantenere il potere è necessario creare un nuovo male ed offrire la necessaria soluzione. Esattamente quello che sta succedendo con l’aumento dei tassi: è chiaro che le nostre élites europeiste avrebbero la soluzione pronta per questa emergenza; un altro governo europeista che agisca conformemente ai diktat di Bruxelles. Sarà un caso, ma in politica difficilmente esistono le casualità.

Edward Luttwak nel suo manuale invece ci spiega come un colpo di stato classico – con i colonnelli e con i carri armati nelle strade – è impossibile oggi in uno stato democratico perchè troverebbe l’ostilità della popolazione che non ama cedere la democrazia. Dunque bisogna utilizzare metodi più sofisticati e soprattutto crearne le premesse per farlo con una giustificazione morale, così da poter agire sovvertendo l’ordine democratico.

Ecco, oggi potrebbe essere in ballo molto di più che un governo che può piacere o non piacere e che fa provvedimenti giusti o sbagliati. Oggi e ancora di più nel prossimo futuro, potrebbe essere in gioco la qualità della nostra democrazia.

 

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L’immagine è tratta da wikimedia commons ed è liberamente utilizzabile

 

Bibliografia

Francesco Prisco, «Malaparte? La sua Tecnica del colpo di Stato non passa mai di moda».
Dario Ronzoni, Luttwak: “Come si organizza un golpe in Italia”

 

Fonte: 

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