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'L''estate del terrore'

'Il risultato delle stragi piace a chi ottiene dividendi dall’aumento della paura: tutti devono sentirsi sotto tiro di invasati, e c''è da far affari [Pino Cabras]'

'L''estate del terrore'
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23 Luglio 2016 - 00.47


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di Pino Cabras.

Chissà quali spiegazioni
daranno della nuova ennesima strage, quella che si è consumata a Monaco di
Baviera.

Finora, per le altre stragi, hanno
tirato fuori teorie totalmente assurde come la “radicalizzazione
accelerata”
. Come funziona? C’è
un tizio che sino a una settimana fa – letteralmente – si interessava di
religione quanto io mi interesso di sci nordico in Giamaica. Improvvisamente quello
stesso tizio diventa un fervente islamista radicale, disposto a morire per la
fede non prima di falciare decine di persone. Il tutto ci viene detto mantenendo
ancora una faccia seria.

La spiegazione non può essere
quella.

Specie quando poi vediamo
piloti “depressi” che vengono accusati di aver ammazzato decine di persone nel
suicidio aereo (ricordate il caso Germanwings?), o assassini di cui si riferisce che pronuncino sia “Allah u
akbar”
sia insulti rivolti ai turchi (come a Monaco). Tutto e il contrario di tutto.

Il risultato di tutte queste
stragi piace a chi ottiene dividendi dall’aumento della paura: tutti devono
sentirsi sotto tiro di invasati che possono essere qualsiasi cosa, implacabili
come in un videogioco, perché tutti hanno assorbito già dosi di immagini di
violenza “normalizzata”, hollywoodiana, onnipresente. I casi di Nizza e di
Monaco di Baviera non mi hanno richiamato alla mente la sigla ISIS, ma la sigla GTA.

Farsi colonizzare dall’immaginario
americano predispone a molte dinamiche di quella società, in cui l’imprenditoria
della paura conta sempre di più. Il modello americano è fatto di sistemi di
sicurezza, giganteschi apparati che ormai hanno la stessa logica espansiva
delle metastasi e diventano centri incontrollabili di perturbazione dell’ordine
pubblico. Fino a sfruttare ogni disagio ormai sdoganato nella sua
manifestazione più cruenta, come negli omicidi di massa nordamericani, e ora
europei. L’ingrediente fondamentale del nuovo sistema ”securitario” sono le “breaking
news” con cui i notiziari propongono in apertura un nuovo massacro, per masse che giocavano già con le immagini della violenza e ora, scoprendola più reale, accettano docilmente di sacrificare libertà in nome della sicurezza.

Vedere i nostri simili abbattuti come birilli
in un giorno festivo e spensierato non dispone a ragionare freddamente, perché
l’orrore lascia scampo solo ai riflessi difensivi più primordiali. Un evento di
questa portata provoca paura, e la paura si combina subito con l’impronta che i
media ci hanno lasciato nella mente negli ultimi quindici anni su tutto ciò che
dovremmo temere. Siamo stati esposti a dosi massicce di immagini ed emozioni
che le redazioni hanno attentamente selezionato. Per gli attentati sul suolo
europeo è stato ritenuto quasi doveroso esplorare e rilanciare ogni dettaglio
delle emozioni popolari. Per le stragi più lontane, molto più numerose,
frequenti e letali, che hanno provocato una marea di vittime in mezzo a
popolazioni musulmane, i media occidentali hanno scelto invece una grande
nebbia. Sarebbe stato molto imbarazzante far sapere che gli autori di certe
stragi siriane erano ad esempio degli alleati dei servizi occidentali, da loro
armati e ribattezzati come “ribelli moderati”.

Molti osservatori hanno fatto notare che la
manovalanza di svitati pronti a ogni nefandezza reclutati in Europa dalle
formazioni jihadiste è composta da migliaia di individui. Migliaia anche nati e
cresciuti in Francia. 

Ma non si tratta solo di loro.

Il potere ha maneggiato molta violenza in modo spregiudicato,
in questi anni. Essa non può avere effetti neutri. Le sue ombre ritornano e oscurano
un”estate. Per ora.

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