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Mosca inverte i ruoli a Kiev

'L''Ucraina è in rovina e nessuno riuscirà a riportare presto le cose a posto. La Russia ora può difendere i propri interessi, e l''Occidente rischia il fiasco [T. Meyssan]'

Mosca inverte i ruoli a Kiev
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3 Marzo 2014 - 00.31


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«Sotto
i nostri occhi», cronaca di politica internazionale n°72

di
Thierry Meyssan
.

Mentre
i dirigenti della NATO si beano del colpo di Stato di Kiev, che
presentano all”opinione pubblica come un”ulteriore rivoluzione, la
situazione è invertita sul terreno. Invece che a un governo di
teppisti, che alza la posta in gioco tra Washington e Mosca, spetta
ora agli agenti statunitensi esercitare il potere e gestire i
problemi che hanno organizzato. Tuttavia, il paese è in rovina e
nessuno, chiunque sia, riuscirà a riportare in fretta le cose a
posto. La Russia ora può difendere i propri interessi, senza farsi
carico del passivo di vent”anni di corruzione precedenti
.

La
Russia non ha reagito agli eventi ucraini nel corso delle Olimpiadi
invernali di So
či.
[1] La sua stampa continuava a fare i suoi titoli sulle gesta dei
suoi atleti intanto che si combatteva a Kiev e in molti capoluoghi di
provincia. Il Cremlino ha ritenuto in effetti che in qualsiasi
momento i nemici della Russia potevano ancora trasformare la sua
festa sportiva in un bagno di sangue.

Come
previsto, il potere aveva già cambiato mani a Kiev al momento in cui
si chiudevano i Giochi. Gli Occidentali, in gran parte disinformati,
hanno avuto l”impressione di una rivoluzione pro-europea. Tuttavia,
la divulgazione di una conversazione telefonica tra l”assistente
segretario di Stato americano, Victoria Nuland, e il suo
ambasciatore, Geoffrey R. Pyatt, non lascia dubbi sulla trama
statunitense [2]. A colpi di false immagini, è stato fatto loro
passare un governo di delinquenti e prevaricatori [3] per una banda
di torturatori russofili [4]. Come in tutte le “rivoluzioni
colorate”, misteriosi cecchini hanno sparato dai tetti sia sulla
folla sia sulla polizia, e il governo ne è stato ritenuto
responsabile. Nella confusione, gli Occidentali hanno avuto
l”impressione che
«il
popolo
»
si fosse impadronito dei palazzi nazionali. In realtà, mentre gli
attivisti, in gran parte nazisti, combattevano in Maidan Nezhaleznosti in
diretta televisiva internazionale, dei politici sequestravano in
tutta discrezione i palazzi nazionali in un”altra parte della città.
Da questo punto di vista, gli europei possono essere rassicurati: non
sono i nazisti ad aver preso il potere.

I
nazisti ucraini non hanno nulla a che fare con l”estrema destra
europea occidentale, di solito apertamente sionista (tranne il Fronte
Nazionale francese). Sono stati incorporati durante la Guerra Fredda
nelle reti
stay-behind
della
NATO per sabotare l”economia sovietica, e poi sono stati mantenuti
dalla Polonia [5] e dalla Lituania. Durante i tre mesi di
manifestazioni, sono stati raggiunti da islamisti tatàri provenienti
soprattutto dalla Siria, dove praticavano il jihad [6]. I Tatàri,
gli abitanti storici della Crimea, che furono dispersi da Stalin per
aver sostenuto i nazisti durante la seconda guerra mondiale, sono ora
diffusi principalmente in Ucraina e in Turchia. In piazza sono
stati capaci di mostrare il loro
know-how
acquisito
in Siria: hanno accecato i poliziotti e li hanno mutilati [7].

La
rivoluzione di piazza di Maidan Nezhaleznosti camuffa un colpo di stato estremamente
classico [8]. In presenza di “diplomatici” americani, la
Rada ha violato la Costituzione, che ha abrogato senza referendum. Ha
destituito, senza discussione né processo, il presidente in carica,
e ha conferito i poteri legislativi ed esecutivi a Oleksandr
Turchinov, l”ex capo dei servizi segreti.

Il
nuovo dittatore ha nominato Primo Ministro Arseniy Yatsenyuk, che
corrisponde – o miracolo! – agli auspici espressi in anticipo da
Victoria Nuland. Il nuovo primo ministro ha costituito un esecutivo
che è poi andato a presentare al cospetto dei manifestanti di Maidan Nezhaleznosti. Questi, ora assai più numerosi e la cui componente nazista
ornai non supera un terzo, hanno fischiato diversi di loro, in quanto
ebrei.

In
Crimea, dove la maggioranza della popolazione è russa e dove
staziona la marina russa, il Parlamento regionale, preso anch”esso da
“rivoluzionario fervore”, ha rovesciato il governo locale
(fedele a Kiev) e ne ha nominato uno suo (filo-russo).
Contemporaneamente, dei militari in uniforme, ma senza bandiera né
insegne, hanno preso gli edifici governativi e l”aeroporto, impedendo
al nuovo governo di Kiev di inviare le sue forze.

A
Kiev, la Rada ha denunciato un”interferenza russa e ha fatto appello
al rispetto del
Memorandum
di Budapest
.
Nel 1994, gli Stati Uniti, il Regno Unito e la Russia hanno firmato
un accordo sul
congelamento
dell”Ucraina in cambio della sua rinuncia all”arma nucleare [9]. Ma
per Mosca, il Memorandum non è più applicabile perché è stato
violato da Washington e Londra dopo la “rivoluzione arancione”
del 2004 [10], e a maggior ragione dopo il colpo di Stato della
scorsa settimana.

Cosa
succederà adesso? Il 25 maggio, Bruxelles organizza le elezioni al
Parlamento europeo, Kiev organizza le elezioni presidenziali, intanto
che la Crimea avrà tenuto un referendum di autodeterminazione. Una
volta che la Crimea sarà indipendente, potrà sempre scegliere di
ricollegarsi alla Russia, della quale faceva parte fino al 1954.
L”Unione europea dovrà, a sua volta, rispondere alle speranze che ha
suscitato, e quindi pagare, con chissà quali soldi, parte dei 35
miliardi dollari del debito ucraino. I nazisti di Maidan Nezhaleznosti non
torneranno alla clandestinità, ma rivendicheranno la loro quota di
governo.

Ma
la storia non sarà conclusa finché rimarranno per il Cremlino i
problemi della parte orientale dell”Ucraina (che ospita una
popolazione russa e un”industria della difesa) e della Transnistria
(l”ex Bessarabia, che era un tempo il centro di ricerca per i missili
sovietici). Questo piccolo paese, di popolazione russa, che non
compare su nessuna mappa, perché non ha un seggio all”Onu, ha preso
la sua indipendenza in occasione della dissoluzione dell”Unione
Sovietica, ma è considerata come facente parte della Moldavia. Ha
resistito valorosamente in una guerra che le avevano mosso la
Moldavia, l”aviazione rumena e i consiglieri della NATO nel 1992.
[11]

È
riuscita da allora a conservare un modello sociale sovietico, pur
adottando istituzioni democratiche. La sicurezza è garantita da una
“forza di pace” russa [12].

Almeno
una ventina di chilometri quadrati ucraini potrebbero sollevarsi e
unirsi alla Transnistria per offrirle una via d”uscita sul Mar Nero,
ma l”Ucraina sarebbe tagliata fuori dalla sua appendice occidentale.
Nella migliore delle ipotesi, il collegare la Crimea alla
Transnistria implicherebbe prendere centinaia di chilometri di costa
tra cui la città di Odessa.

I
disordini continueranno pertanto in Ucraina, ma spetterà agli
incendiari
incendiati

— gli Stati Uniti e l” Unione europea — dover sopportarne il
peso. Oltre al fardello finanziario, come faranno a gestire i loro
alleati vittoriosi nazisti e jihadisti? La dimostrazione di forza di
Washington sta per convertirsi in un fiasco. [13]

Questa
“cronaca settimanale di politica estera” appare
simultaneamente in versione araba sul quotidiano
“Al-Watan”
(Siria),
in versione tedesca sulla
“Neue
Reinische Zeitung”
,
in lingua russa sulla
“Komsomolskaja
Pravda”
,
in inglese su
“Information
Clearing House”
,
in francese sul
“Réseau
Voltaire”
.

Thierry
Meyssan, 2 marzo 2014

Traduzione
a cura di

Matzu
Yagi
.

NOTE:

[1]
«Dopo
la Jugoslavia, l’Ucraina?
»,
di Thierry Meyssan, Rete Voltaire, 5 febbraio 2014.

[2]
«Conversation
entre l’assistante du secrétaire d’État et l’ambassadeur US
en Ukraine
»,
Oriental Review, Réseau Voltaire, 7 febbraio 2014.

[3]
«L’Ukraine
brade son secteur énergétique aux Occidentaux
»,
di Ivan Lizan, traduzione in francese di Louis-Benoît Greffe,
Однако,
Réseau Voltaire, 2 marzo 2013.

[4]
«False
immagini dall’Ucraina
»,
Rete
Voltaire, 6 febbraio 2014.

[5]
«Polonia,
la ‘Turchia slava’ della destabilizzazione NATO
»,
di
Andrew
Korybko, Oriental Review, Rete Voltaire, 26 febbraio 2014.

[8]
«Golpe
pro-USA in Ucraina
»,
Rete Voltaire, 23 febbraio 2014.

[10]
«
Washington
et Moscou se livrent bataille en Ukraine
»,
a cura di Emilia Nazarenko e la redazione, «
Ukraine :
la rue contre le peuple
»,
Réseau Voltaire, 1° e 29 novembre 2004.

[11]
«
En
1992, les États-Unis tentèrent d’écraser militairement la
Transnistrie
»,
di Thierry Meyssan, Réseau Voltaire, 17 luglio 2007.

[12]
«
Tiraspol,
base avancée de l’armée russe?
»,
di Arthur Lepic, Réseau Voltaire, 15 agosto 2007.

[13]
«Potrebbe
Washington rovesciare tre governi alla volta?
»,
di Thierry Meyssan,
Al-Watan
(Siria), Rete Voltaire, 23 febbraio 2014.

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