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Max Bonelli sugli USA ed il golpe di Kiev

'Traduzione dell''intervista a Max Bonelli, autore di Antimaidan, pubblicata da un giornale di Rostov sul Don'

Max Bonelli sugli USA ed il golpe di Kiev
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4 Febbraio 2016 - 05.59


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di  Silvia Vittoria Missotti

Lei è un cronista ed un intellettuale famoso in Italia. Come
le è venuta l’idea per scrivere il suo libro? È stato difficile
scriverlo?

Sono prima di tutto uno scrittore
-lavoratore, ho fatto e faccio tanti lavori nella mia vita e questo mi
permette di scrivere in libertà di coscienza senza essere costretto a
subire pressioni. Il libro Antimaidan è nato la notte tra il 2
maggio ed il 3 maggio 2014, con la rabbia che mi attanagliava il cuore
per le immagini del massacro di Odessa, la prima grande strage in Europa
dopo il 1945 organizzata in maniera aperta da gruppi di neonazisti. Ho
pensato che dovevo fare qualcosa, far sapere la verità nel mio paese, in
Italia su quello che era accaduto. La censura di questo tragico evento,
avvenuta sui giornali italiani e in Europa occidentale ha fatto da
combustibile a questa scintilla iniziale.

Il
libro nasce come racconto, dettagliato e documentato da oltre 208 video
ed articoli, di quello che è stato il golpe di Maidan e della
successiva controrivolta in Crimea e nell’est dell’Ucraina.
Cronologicamente descrive gli eventi da novembre 2013 al 12 maggio 2014,
giorno dei risultati del referendum indetto nelle regioni di Donetsk e
Lugansk. Il tutto viene immesso nella via vicenda personale di italiano
che ha un legame affettivo con una donna di Donetsk e di cui la vita
viene stravolta da questa guerra, con una guerra civile che entra nelle
famiglie russo-ucraine del sud est del paese.

Il tentativo è di dar voce ai russi ed
ai russofoni dell’est Ucraina, popolo volutamente dimenticato dai
giornali occidentali. Ma oltre a questo filo conduttore il più
importante argomento del libro è dimostrare agli italiani che la servitù
al padrone americano ha un costo e questo prezzo è la perdita della
democrazia. Quando i fatti vengono censurati, viene a mancare la libertà
di stampa e quindi la capacità di decidere per chi è giusto o meno
votare.

Che impressione ha avuto quando ha visto con i suoi occhi le vicende nel Donbass? Che cosa l’ha impressionata maggiormente?

Ho passato quasi 4 settimane in Donbass,
a cavallo tra agosto e settembre 2015. A Donetsk ho avuto modo di
visitare la zona residenziale dietro l´aeroporto, la più colpita dai
combattimenti. La distruzione era totale, ma nonostante questo, la gente
non andava via dai palazzi diroccati. Avevano anche avuto abitazioni
alternative dalla Repubblica di Donetsk, ma tanti stavano

lì a rischiare
sotto i colpi di mortaio, perché quella era la loro casa. Mi ha colpito
la voglia di voler vivere una vita normale nonostante i bombardamenti
degli ucraini.

A Lugansk la situazione era meno tesa
dal punto di vista militare ma la gente soffriva di più le ristrettezze
della guerra, i negozi erano più vuoti, i prezzi più alti.

Lì ho visto una bambina a cui i genitori avevano trasformato il nastro
per reggere i capelli in una benda per coprire l´occhio perso a causa di
una bomba ucraina. Questa immagine me la porto dentro il cuore, e mi
spinge a continuare a parlare di Donbass.

Che cosa (o chi) è stata la vera
ragione della crisi politica in Ucraina e delle sue conseguenze – il
genocidio della popolazione del Donbass? Secondo lei, come sarebbe
possibile risolvere questa situazione di stallo?

Come ho dimostrato dettagliatamente nel
mio libro Antimaidan, gli Usa sono i veri mandanti del cambiamento
violento di regime avvenuto a Kiev. I golpisti di Kiev, gli sniper di
Maidan erano gente che faceva capo al gruppo di Sashko Bili, gente sul
libro paga dei servizi americani fin dai tempi della guerra in Cecenia,
dove erano stati con la denominazione gruppo Viking. Non a caso gli
hanno chiuso la bocca in fretta gli stessi servizi ucraini subito dopo
la presa del potere. Era troppo instabile caratterialmente per garantire
la necessaria riservatezza alla faccenda.

Ha mai ricevuto minacce da parte degli estremisti ucraini per via del suo libro?

Mi hanno cercato, quella non è gente che
minaccia, ti cerca, ma non mi fermo mai a pensarci su queste cose. I
loro padroni agiscono in maniera più subdola, per esempio cercando di
creare problemi alla diffusione del libro.

Quanto famosa è stata la vicenda nel Donbass in Italia?

A febbraio 2014 non si faceva altro che
parlare di Ucraina nel mainstream europeo, poi man mano che la
repressione ucraina cresceva per reprimere la rivolta dei russi e dei
russofoni nel Sud Est. l’Ucraina non ha trovato più lo spazio di prima,
nei giornali o sugli schermi dei televisori.

Se si chiede all’italiano medio se sa
qualcosa della strage di Odessa o peggio ancora quella di Mariupol, ti
cade dalle nuvole. Per non parlare dei bombardamenti sulle città come
Donetsk, Lugansk. Ogni giorno c’erano dei civili uccisi con volontà
terroristica da parte degli ucraini e dovevi andare su internet e su
siti specializzati per averne notizia.

Come giudicherebbe la
riannessione della Crimea alla Russia in termini di contesto storico? È
possibile scorgere dei parallelismi tra il Risorgimento italiano e la
riannessione della Crimea alla Russia?

Sicuramente il parallelismo c’è tutto.
In Crimea si sono svolte pagine sanguinose della storia russa, dal 1700
alla II Guerra Mondiale. Ma il problema è più vasto, ci sono una ventina
di milioni di russi che vivono fuori dalla Russia a causa della caduta
dell’URSS. Spesso in condizioni di ghettizzazione come i russi della
Lettonia o dell´Estonia, veri cittadini di serie B. La comunità europea
che sulla carta dovrebbe proteggere le minoranze, non fa niente in
questo caso. La regia di questo silenzio anche lì non viene da Bruxelles
ma da oltre oceano.

Come giudica la politica (includendo le sanzioni) dell’Unione
Europea nei confronti della Russia? Le sanzioni dell’EU e le
contro-sanzioni della Russia hanno avuto un effetto negativo sulle
vendite dei produttori italiani, sul mercato e sul business italiani?
Qual è l’opinione comune degli italiani in proposito?

Le imprese italiane hanno pagato un
prezzo altissimo per queste sanzioni alla Russia. Considerate che nel
2013 l’import-export era di circa 30 miliardi di euro, di soli 2
miliardi inferiore a quello con gli Usa, l’unico mercato che era in
crescita a due cifre per il made in Italy. Nel 2014 la crescita di quel
mercato era solo un lontano ricordo, basti pensare alla consociata
SAIPEM dell’ENI, che ha perso un contratto da 2 miliardi di euro per la
posa dei tubi di South Stream, il gasdotto che doveva portare il gas al
Sud Europa e che è stato annullato per volere americano.

Ma quando si ha una classe politica che vive di luce riflessa, e che fa
della benedizione della casa bianca lo scettro del potere, invece che
gli interessi dei cittadini, allora il malcontento si scontra contro un
muro di gomma.

Non c’è da dimenticare che l’Italia è un
paese occupato, dove non solo ci sono oltre un centinaio di basi Usa,
ma anche i servizi segreti rispondono prima agli Usa e poi al governo
eletto dagli italiani. Siamo un paese senza sovranità, lo stiamo vivendo
anche con la situazione dei migranti, poveri disperati frutto di 4
guerre americane e con gli europei, che devono pagare il conto delle
guerre di Obama e company.

Qual è l’attitudine della
società italiana riguardo alla condizione di membro dell’ Unione
Europea, ed in generale riguardo alla stessa EU? Sono state notate
tendenze di crisi nell’EU a partire dalla primavera dello scorso anno?
Esiste l’opinione che la Germania stia tentando di governare l’Europa
proprio attraverso il meccanismo dell’Unione Europea, per trasformarla
in un mercato per i suoi prodotti? Che cosa ne pensa di questo?

La Comunità Europea è un gigante
economico con i piedi d’argilla. Fatto crescere a dismisura verso est
dal volere americano-tedesco. Infatti la testa politica di questo
gigante è a Washinton e non a Bruxelles o a Berlino. La Germania è solo
il cuore economico di questo gigante ed aspira ad averne il controllo di
tutta la linfa economica.

Ma tutto questo, senza una testa
autonoma pensante, fa assomigliare il gigante ad un Frankestein, che va
in giro al comando del presidente di turno a Washington. L’Italia e gli
italiani si accorgono di questo, ma sono come la pancia di questo
mostro, più attenti che non gli manchi il piatto di pasta che a guardare
in che direzione vada il gigante, rassegnati che al volere di
Washington non ci si debba ribellare. I media italiani fanno di tutto
per addormentare il popolo italiano e la futura ratifica del patto
economico transatlantico sarà il requiem dell’economia del Belpaese.

Come desidererebbe che fossero i
rapporti tra l’Italia e la Russia? Secondo lei, è possibile iniziare
una (ri)configurazione di una nuova Europa, soprattutto in seguito alle
così evidenti e pesanti intromissioni degli Stati Uniti negli affari
europei? Quale sarebbe la sua visione di questa nuova configurazione e
quali sarebbero i princìpi del meccanismo di questa nuova Comunità? E
quale ruolo giocherebbe la Russia come uno dei principali partner della
nuova Europa?

La Comunità Europea andrebbe rifondata
più che riformata e la rifondazione dovrebbe partire dalla riconquista
della sovranità popolare. Un’Europa senza autonomia politica non ha
senso per quanto possa essere la sua economia. Alla fine sarebbe un
gigante economico da depredare ed è quello che avverra con il patto
economico transatlantico. Il primo passo per riprendersi la sovranità è
la chiusura della Nato e delle basi americane in Europa.

La Russia non è il nostro nemico e forse
non lo è mai stato neanche sotto il comunismo. L’URSS era più
preoccupata di difendersi che di espandersi, ancor di più la Russia di
oggi. Una volta che Italiani, Tedeschi, Francesi, Spagnoli, per citare i
popoli più numerosi riacquisteranno la loro sovranità politica, allora
verrà naturale perseguire in maniera chiara i nostri interessi che sono
di una amicizia economica con la Russia così

come con gli Usa.
Una posizione di equidistanza fatta di
rispetto nei confronti degli altri popoli cosi come lo si richiede per
se stessi. Senza il passaggio della riacquisizione della sovranità
politica non ci sarà mai un vero futuro per la comunità europea. Il
dramma dell’ondata dei migranti sta portando alla luce queste profonde
contraddizioni. La Russia con le sue enormi risorse è il partner ideale
per i paesi sovrappopolati della comunità europea. L’interrompere questo
naturale legame tra Russia e paesi Europei è il vero fine degli Stati
Uniti. La Russia è il partner ideale della Comunità Europea anche perché
anch’essa fa parte geograficamente e culturalmente dell’Europa seppur
con la sua specificità. 

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