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François Hollande si rivela

Per la nascita del nuovo governo in Francia la vera causa non è la sconfitta elettorale alle comunali, ma un progetto preesistente: smantellare la République [T. Meyssan]

François Hollande si rivela
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14 Aprile 2014 - 23.23


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«Sotto
i nostri occhi», cronaca di politica internazionale n°77


di
Thierry Meyssan
.

L”opinione
pubblica francese ha accolto con scetticismo la nomina di un nuovo
governo dopo la sconfitta elettorale dei socialisti alle elezioni
comunali. Essa accetta con rassegnazione le riforme annunciate ai
fini dell”interesse economico generale. In reltà, osserva Thierry
Meyssan, il cambio di governo non ha nulla a che fare né con il
fallimento economico, né con l”opportunità presentata dalla
sconfitta elettorale, bensì riproduce un esempio storico che
permette al Presidente Hollande di rivelare gradualmente le sue
scelte politiche personali. La stessa riforma territoriale, così
come è prevista, non ha nulla a che fare con le economie nel
bilancio, ma con il progetto di liquidazione della Repubblica
francese.

Presentato
come una risposta alla sconfitta socialista nelle elezioni comunali
del 23 e del 30 marzo 2014, il nuovo governo di Manuel Valls
mette in atto in realtà la svolta operta da François Hollande nel
corso della sua conferenza stampa del 14 gennaio. Il presidente,
eletto come ex primo segretario del Partito socialista, non ripudia
il modello del colonialista Jules Ferry cui si è ispirato
finora, ma vuole anche aggiungere ad esso il modello di relazioni con
le grandi imprese del Cancelliere tedesco Gerhard Schröder.

Quando
entrò in carica, il presidente Hollande piazzò il suo quinquennio
sotto gli auspici di Jules Ferry (1832-1893), che difese gli
interessi del grande capitale francese mentre sviluppava il
colonialismo [1].

L”augusto
socialista rese anche la scuola laica gratuita e obbligatoria
affinché gli «ussari neri» (vale a dire gli insegnanti, non i
sergenti reclutatori) formassero i giovani in modo che essi
diventassero i soldati dell”espansione coloniale e della Prima Guerra
Mondiale.

Contemporaneamente,
Jules Ferry scatenò una lotta contro la Chiesa cattolica, deviando
così la rabbia delle classi oppresse dalla nobiltà verso il clero.

La
prima parte del mandato di François Hollande è stata quindi
caratterizzata dal
rilancio
della guerra in Siria
—
da cui
Nicolas
Sarkozy

si era ritirato dopo la caduta dell”Emirato Islamico di Baba Amr —
[2], dall”
intervento
in Mali

su richiesta del presidente e messo in campo dalla Francia [3], poi
dall”intervento nella
Repubblica
Centrafricana

[4].

Tutte
queste avventure sono state coordinate presso l”Eliseo – sovente
contro il parere dello stato maggiore interforze e del Ministro della
Difesa – dal Capo di Gabinetto militare, il generale tradizionalista
Benoît
Puga

[5].

Inoltre,
il presidente Hollande ha realizzato una riforma delle leggi sul
matrimonio per aprirlo alle persone dello stesso sesso, non perché
la legge fosse una richiesta degli omosessuali, ma perché divideva
la sua opposizione politica e assimilava la destra a una forma di
oscurantismo. Si preparava a imporre allo stesso modo la teoria del
genere di Judith Butler, ma sembra aver declinato la cosa, negando
perfino l”esistenza dei lavori della femminista.

La
seconda
parte del quinquennio
,
annunciata il
14
gennaio
,
ossia due mesi e mezzo prima delle elezioni comunali, si vuole
«socialdemocratica», nel senso dell”
Agenda
2010

del cancelliere tedesco Gerhard Schröder: si tratta di reindirizzare
la produzione facilitando il lavoro delle grandi aziende. Intrapresa
un decennio fa, questa politica facilitò il governo federale, rese
più competitive le imprese esportatrici, ma
aumentò
considerevolmente le disparità sociali

e la povertà. François Hollande ha anche ricevuto all”Eliseo
Peter
Hartz
,
l”ex consigliere del Cancelliere Schröder, ma ha negato di voler
fare di lui un suo collaboratore: l”ex direttore del personale della
Volkswagen era stato condannato a due anni di prigione per aver
corrotto i sindacalisti della sua impresa pagandoli con
2,6
milioni di euro in prostitute e viaggi esotici
.
Non è precisato se il presidente Hollande desideri seguire l”esempio
di Peter Hartz fino alla sua quarta riforma che limita a tre mesi la
durata delle assicurazioni contro la disoccupazione.

Il
Presidente ha ugualmente annunciato l”intenzione di chiudere
l”episodio del «matrimonio per tutti» che cominciava a minacciare
l”unità della propria maggioranza parlamentare.

Le
elezioni comunali

Mai
nella storia della Francia le elezioni comunali sono sfociate in un
cambio di governo. Sembrava infatti impossibile trarre conclusioni
nazionali da elezioni esclusivamente locali. Tuttavia, se
consideriamo i 788 comuni con più di 50.000 abitanti (che
corrispondono al 23% della popolazione), si osserva un record di
astensionismo, soprattutto tra gli elettori che avevano votato due
anni prima per François Hollande.

L”estensione
della sfiducia è stata tale che numerosi comuni tradizionalmente
ancorati a sinistra sono passati alla destra, a favore dell”UMP.

Nel
trasformare questa sconfitta in un”opportunità per compiere la sua
trasformazione, il presidente Hollande ha annunciato la nomina di un
nuovo primo ministro nella persona di Manuel Valls e lo ha incaricato
di formare un nuovo governo «coeso, coerente e saldo» al fine di
attuare i suoi annunci del 14 gennaio. Il presidente pensa così di
seguire le orme di
François
Mitterrand

che, nel luglio 1984, congedò il suo primo ministro operaista
Pierre
Mauroy
,
abbandonò le sue
101
proposte
,
e designò un esponente dell”alta borghesia,
Laurent
Fabius
,
affinché conducesse una politica più “realistica”.

Così
come i comunisti si rifiutarono di partecipare al governo
Fabius accusato di liquidare le promesse sociali dell”elezione
presidenziale, anche i Verdi si ritirano dal governo Valls,
rifiutando di condividere il suo prevedibile fallimento. Così come
François Mitterrand aveva scelto un primo ministro ebreo e sionista
per placare l”ostilità di Israele, allo stesso modo François
Hollande ha scelto una delle persone più impegnate in favore della
colonizzazione della Palestina. Allo stesso modo in cui Laurent
Fabius era un primo ministro troppo giovane e inesperto per imporsi
dopo il maciavellico François Mitterrand, anche Manuel Valls non
ha avuto la capacità di formare da solo il suo governo
e ha
dovuto adeguarsi ai suggerimenti presidenziali.

Tuttavia,
mentre Mitterrand aveva operato un vero cambio di politica e di
uomini nel 1984, François Hollande intende proseguire la politica
che ha fatto via via emergere nel corso del primo anno della sua
carica. Così il nuovo governo comprende le stesse persone del
precedente, con due eccezioni: la madre dei suoi figli,
Ségolène
Royal
,
e il suo vecchio amico,
François
Rebsamen
.
Possiamo da ciò concludere che il suo obiettivo non sia quello di
abbandonare la scia di Jules Ferry, ma di aggiungervi l”esempio delle
relazioni con il Grande capitale di Gerhard Schröder.

Il
governo di Manuel Valls

Nel
suo discorso inaugurale all”Assemblea nazionale, l”8 aprile, Manuel
Valls ha ripreso coscienziosamente le direttive del Presidente
Hollande: “Patto di responsabilità” con il Medef (ossia la
Confindustria francese), “transizione energetica” per i
Verdi, e “patto sociale” per le classi popolari. Cioè
delle scelte mirate a soddisfare delle categorie di elettori e non un
soggetto politico coerente.

Ma i
bisogni della Francia sono facili da stabilire: da molti anni lo
Stato rinuncia ai suoi mezzi d”intervento, abbandonando la sua moneta
per esempio, aumentando gli strati amministrativi, le sue leggi e i
suoi regolamenti. Alla fine, il potere si è impigliato nella propria
burocrazia e ha perduto ogni efficacia.

Sebbene
alcuni responsabili politici mettano in causa questo processo,
pochissimi sono quelli che propongono di cambiarlo davvero. Infatti,
questa direzione è stata presa su impulso dello stato sovraordinato
suzerain
statunitense [6]. Un suo spostamento richiederebbe una grave crisi
politica internazionale, come quella aperta nel 1966 da
Charles
De Gaulle

quando improvvisamente espulse la NATO dalla Francia.

Non è
pertanto inutile rilevare l”annuncio da parte di Manuel Valls di una
riforma di grande importanza che non era stata mai menzionata in
precedenza. Dopo aver sottolineato il proprio attaccamento
all”integrazione europea e alla coppia franco-tedesca, intanto che
contestava le opzioni della Banca centrale europea, il primo ministro
ha detto di voler riformare in profondità la «millefoglie
territoriale»
. Nel corso degli anni, ai comuni e ai dipartimenti
sono state aggiunte comunità di comuni, di paesi e di regioni. Ha
proposto di dimezzare il numero delle regioni, di eliminare i
dipartimenti con i loro consigli generali, e di favorire i
raggruppamenti di comuni probabilmente in vista della sopressione di
quelli più piccoli. Se tutti sono d”accordo nel considerare che
questa «millefoglie» era indigesta e costosa, la scelta degli
strati da sopprimere non corrisponde alla storia politica francese,
bensì al progetto di transizione dagli Stati-nazione all”Unione
europea. Questo progetto, instillato dagli Stati Uniti durante il
Piano Marshall, sostituirebbe delle macroregioni agli
Stati-nazione e trasferirebbe i poteri sovrani a un”entità
burocratica
, la Commissione europea. Si oppone chiaramente
al progetto di regionalizzazione gollista del 1969.

Risulta
perlomeno sorprendente vedere questa riforma trattata dal primo
ministro come una semplice variabile di aggiustamento economico,
mentre il suo obiettivo finale è la scomparsa dello Stato francese,
e quindi della Repubblica francese, a vantaggio della burocrazia di
Bruxelles (Unione Europea e NATO ).

Tuttavia,
Manuel Valls ha concluso il suo discorso con un”ode alla Repubblica.
E stranamente ha dichiarato che
«la
Francia, sì, è l”arroganza di credere che quello che stiamo facendo
qui valga per il resto del mondo. Questa famosa “arroganza
francese” che spesso ci attribuiscono i nostri vicini, è in
realtà l”immensa generosità di un paese che vuole esso stesso
superarsi
».
Due frasi ambigue che possono significare una volontà di
esemplarità, o semmai al contrario ricordare il
“dovere
di civilizzazione”

invocato da Jules Ferry per attaccare la Tunisia e la Cina.

Dove
va la Francia?

Il
cambio di governo non risponde al voto dei francesi alle elezioni
comunali, ma corrisponde alla strategia di François Hollande che
rivela progressivamente i suoi veri obiettivi politici: ripresa
della colonizzazione e difesa degli interessi del Medef
.
Quest”ultimo rappresenta solo il Grande capitale (solo il quinto più
ricco delle aziende è affiliato a questo sindacato padronale). Siamo
lontani dalla Repubblica, cioè dal perseguimento dell”interesse
generale.

Questa
politica ha una sua logica: in tempi di crisi, è impossibile
aumentare lo sfruttamento della classe operaia, occorre cercarsi
dei super-profitti all”estero
, presso popoli che non hanno i
mezzi per difendersi
. Il sangue continua a scorrere in Siria e in
Africa, mentre la povertà continuerà a espandersi in Francia.

NOTE:

[1]
«
La
France selon François Hollande
»,
di Thierry Meyssan,
Réseau
Voltaire
,
30 luglio 2012.

[2]
«
Discours
de François Hollande à la 3ème réunion du Groupe des amis du
peuple syrien
»,
di François Hollande,
Réseau
Voltaire
,
6 luglio 2012.

[3]
«Una
guerra può nasconderne un’altra
»,

di

Thierry Meyssan,
Al-Watan/Rete
Voltaire
,
21 gennaio 2013.

[4]
«Contradictions
françaises en Centrafrique
»,
Réseau
Voltaire
,
13 dicembre 2013.

[5]
«
Gaza:
la France supervise le prolongement du Mur de séparation
»,
Réseau
Voltaire
,
26 dicembre 2009.

[6] NdT:
Suzerain
è
un termine francese usato anche in altri paesi per definire chi si
trova nella posizione di ”
suzeraineté”.
Nell”ambito di relazioni inter-statali di egemonia, uno Stato
suzerain
è
uno Stato dominante che detiene il controllo delle relazioni
internazionali di uno Stato vassallo, consentendogli di valersi di
una sovranità limitata negli affari interni.

Questa
“cronaca settimanale di politica estera” appare
simultaneamente in versione araba sul quotidiano
“Al-Watan”
(Siria),
in versione tedesca sulla
“Neue
Reinische Zeitung”
,
in lingua russa sulla
“Komsomolskaja
Pravda”
,
in inglese su
“Information
Clearing House”
,
in francese sul
“Réseau
Voltaire”
.

Thierry
Meyssan, 12 aprile 2014.

Traduzione
a cura di
Matzu Yagi.

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