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La prevedibile sconfitta della Francia

'Thierry Meyssan ripercorre e analizza la politica di François Hollande in Medio Oriente a sostegno delle monarchie del Golfo e dell''apartheid israeliano'

La prevedibile sconfitta della Francia
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7 Giugno 2015 - 21.59


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«Sotto
i nostri occhi» – Cronaca di politica internazionale n°13
1

di
Thierry Meyssan
.

Mentre
la firma dell”accordo tra Washington e Teheran si avvicina, Thierry
Meyssan ripercorre e analizza la politica di François Hollande in
Medio Oriente a sostegno delle monarchie del Golfo e dell”apartheid
israeliano. Incontrovertibilmente, dimostra che questa politica, in
contrasto con i valori della Repubblica e gli interessi della
Nazione, serve esclusivamente le ambizioni personali di pochi
individui e del gruppo sociale che rappresentano.

Il
6 luglio 2012, il criminale di guerra Abu Saleh (Brigata Farouk)
era l”ospite speciale del presidente
François
Hollande (il giovane di fronte, seduto sul lato della tribuna a
destra della foto). Aveva guidato l”Emirato islamico di Baba Amr e
aveva fatto sgozzare in pubblico più di 150 persone.

Eletto
nel maggio 2012 presidente della Repubblica francese, François
Hollande ha imposto al suo paese un orientamento della politica
estera totalmente nuovo. Il fatto che si sia presentato come un uomo
di sinistra ha mascherato agli occhi dei suoi concittadini che questo
alto funzionario voltava le spalle agli interessi della nazione, alla
sua storia e alla sua cultura, mentre piazzava lo Stato al servizio
di un piccolo gruppo di grandi borghesi neoconservatori.

Il
cambiamento della primavera 2012


Mentre durante la sua campagna elettorale era sembrato aperto a tutte
le analisi, circondandosi di vari gruppi di riflessione concorrenti,
doveva mettere giù la maschera al momento in cui assumeva
l”incarico, il 15 maggio. Così collocava il suo mandato sotto
l”egida di Jules Ferry. Con sottigliezza, affermava di onorare il
fondatore della scuola laica e obbligatoria e non il teorico
socialista della colonizzazione. Eppure, la laicità di Ferry non
puntava a garantire la libertà di coscienza, bensì a estirpare i
bambini dalle mani della Chiesa cattolica e a formarli, sotto
l”autorità degli “ussari neri”, per farne carne da cannone
per le sue spedizioni coloniali.


Il 6 luglio, riuniva a Parigi una coalizione di Stati sedicenti
“Amici della Siria”, in modo da sabotare l”accordo di Ginevra e
rilanciare la guerra contro la Siria. Simbolicamente, salutava i
“democratici” (sic) del Consiglio nazionale siriano,
un”organizzazione fantoccio messa insieme dal Qatar, che si reggeva
sulla società segreta dei Fratelli Musulmani. Si pavoneggiava
accanto al criminale di guerra Abu Saleh che aveva guidato l”Emirato
islamico di Baba Amr e fatto decapitare più di 150 dei suoi
compatrioti. Pronunciò allora un discorso, scritto in inglese dai
suoi mentori e poi tradotto in francese.


In seguito, il 22 luglio, affermava solennemente che la Francia era
responsabile dei crimini commessi dal governo illegittimo di Philippe
Pétain contro i cittadini ebrei. In altre parole, l”alto funzionario
Hollande poneva la superiorità dello Stato sulla Repubblica.

Scrissi
allora che François Hollande, nel prendere la successione di
Philippe Pétain, aveva offerto la Francia ai potenti del momento e
riprendeva nuovamente la politica coloniale. [1]

Considerando
che il mio esilio politico mi aveva fatto perdere il senso delle
proporzioni, molti decisero di ignorare quel che consideravano come
come qualcosa di
eccessivo.

Così
mi son sentito sollevato nel leggere l”ultimo libro del demografo
Emmanuel Todd,
“Qui
est Charlie?”
,
nel quale cerca di analizzare come e perché l”attuale elettorato del
Partito socialista sia l”erede dei “Maresciallisti” [2].

Ho
sempre provato una forte ammirazione per questo intellettuale che è
riuscito a dimostrare l”impatto incosciente dei sistemi familiari
sulla storia. Da studente di scienze politiche, avevo divorato la sua
tesi che dimostrava che la divisione del mondo durante la Guerra
fredda in realtà corrispondeva alle strutture familiari dei popoli.
Carte alla mano, egli osserva che oggi l”elettorato del Partito
socialista, ampiamente scristianizzato, ha perso la bussola e si
piega su se stesso. Aveva già analizzato il riallineamento della
classe dirigente attorno al culto dell”euro, vale a dire la legge del
più forte nello spazio europeo. Ne conclude che il Partito
socialista ha venduto il paese agli stranieri con l”approvazione di
un elettorato di possidenti.

Jacques
Audibert,
François
Hollande e il generale Benoît Puga all”Eliseo.

La
squadra di Hollande

Il
cambiamento nella politica estera voluta dal presidente della
Repubblica si basa su una semplice analisi: poiché gli Stati Uniti
hanno meno bisogno del petrolio del Golfo, hanno annunciato
l”intenzione di ruotare il loro apparato militare verso l”Estremo
Oriente. Nel sostenere Washington alla maniera di un Tony Blair sulla
scena internazionale, François Hollande potrebbe prendere il posto
che gli USA lasciano vacante nel Golfo e ottenere denaro facile.

È
del tutto logico che il Qatar – vale a dire Exxon-Mobil, la società
dei Rockefeller – abbia largamente finanziato la campagna
elettorale di François Hollande. [3]

Poiché
questa donazione illegale secondo il diritto francese era stata
negoziata da Laurent Fabius, Hollande, una volta eletto, lo ha
designato ministro degli Esteri, nonostante la loro antica rivalità.

La
corte fatta da François Hollande ai suoi generosi mecenati del Golfo
è accompagnata da un forte sostegno allo Stato di Israele.
Ricordiamo che il presidente Charles De Gaulle aveva rotto con questo
stato coloniale nel 1967, sostenendo che la Francia, che si è
alleata con esso per il controllo del Canale di Suez e la lotta
contro l”indipendenza dell”Algeria, non poteva più farlo una volta
che aveva rinunciato al suo Impero. Il presidente Hollande sceglie,
invece, di dichiarare in ebraico all”arrivo in aeroporto di Tel Aviv
nel mese di novembre 2013: «
Tamid
écha-èr ravèr chèl Israël
,
io sono vostro amico e lo sarò sempre
»
[4].

Per
attuare la sua svolta,

il presidente ha costituito una squadra intorno a due personalità di
estrema destra: il suo capo di stato maggiore privato, il generale
Benoît Puga e il suo consigliere diplomatico, Jacques Audibert.

Il
generale Benoît Puga è un ex membro de
“la
coloniale”

(Fanteria della Marina). Cristiano lefebvriano, non fa mistero della
sua ammirazione per l”ex arcivescovo di Dakar né della sua profonda
avversione per la Rivoluzione francese. Tra due Messe a St.
Nicolas-du-Chardonnet, ha diretto la Operazioni speciali e i servizi
segreti militari. Era stato nominato all”Eliseo dal presidente
Nicolas Sarkozy e – fatto senza precedenti per questa funzione – è
stato incorporato nel proprio ufficio di gabinetto dal suo
successore.

Jacques
Audibert è spesso descritto dai suoi ex collaboratori come un
«Americano
con un passaporto francese
»,
poiché la sua devozione per l”imperialismo USA e il colonialismo
israeliano è molto più grande del suo rispetto per la Repubblica
francese. Ha giocato un ruolo centrale nel bloccare per anni i
negoziati 5 + 1 con l”Iran. Sperava di essere nominato rappresentante
permanente della Francia all”ONU, ma alla fine ha raggiunto il
presidente Hollande all”Eliseo.

Quando
era direttore degli affari politici del Ministero degli Esteri,
Jacques Audibert ha sistematicamente eliminato i diplomatici
arabizzanti a partire dai più competenti. I più prestigiosi sono
stati esiliati in America Latina. Si trattava certamente di eliminare
qualsiasi appoggio ai palestinesi per soddisfare i coloni israeliani,
ma soprattutto di finirla con secoli di
«politica
araba della Francia
»,
al fine di lasciar cadere i tradizionali alleati e di avvicinarsi a
miliardari del Golfo, nonostante le loro dittature e il loro
fanatismo religioso.

Questa
evoluzione, per quanto sia sorprendente, corrisponde a ciò che
François Hollande aveva annunciato diversi anni fa. Ricevuto il 30
novembre 2005 dal Consiglio rappresentativo delle istituzioni
ebraiche in Francia (CRIF), ebbe modo di dichiarare, secondo il
verbale della riunione:
«C”è
una tendenza che viene da lontano, quella che viene chiamata la
politica araba della Francia, e non è ammissibile che
un”amministrazione abbia una ideologia. C”è un problema di
reclutamento al Quai d”Orsay e presso l”ENA e questo reclutamento
dovrebbe essere riorganizzato
»[5].

Lo
sfondo del pensiero di Hollande

François
Hollande ha espresso i suoi pensieri reconditi mentre evocava la
Resistenza. Ha definito questo concetto nel corso della collocazione
nel Pantheon di quattro grandi figure della Resistenza francese, il
27 maggio scorso, mentre escludeva i comunisti dal suo tributo.

Lo
Resistenza francese ha ispirato Stati e milizie che, oggi, dicono no
all”occupazione della loro terra e alla sottomissione a un regime di
apartheid. In omaggio ai loro predecessori francesi, hanno definito
la loro alleanza come
«l”Asse
della Resistenza
».

Ma
ai palestinesi, François Hollande ha negato il diritto di resistere
e, situandosi nella linea retta dell”armistizio del 1940, ha loro
ingiunto di
«negoziare»(sic).
Ha fatto qualificare gli Hezbollah come
«terroristi»
da parte dell”Unione europea, così come Philippe Pétain fece
condannare Charles De Gaulle a morte per
«terrorismo».
[6] Ha scatenato la guerra ai siriani e ha imposto un assedio
economico agli iraniani.

Dopo
il presidente israeliano Shimon Peres in videoconferenza, François
Hollande è stato il secondo capo di Stato non musulmano invitato a
una riunione del Consiglio di cooperazione del Golfo.

François
Hollande e i dittatori
del
Golfo.

Nel
corso degli ultimi tre anni, la Francia ha beneficiato del sostegno
di Hillary Clinton e del generale David Petraeus per gli Stati Uniti,
di Exxon-Mobil e del suo stato privato il Qatar, e, infine, della
famiglia dei Saud e dello Stato privato al quale ha dato il suo nome,
«Arabia
Saudita
».

La
Francia ha potuto così lanciare una seconda guerra contro la Siria e
l”Iraq spostando decine di migliaia di mercenari provenienti da tutto
il mondo, tra cui alcune migliaia di francesi. Reca quindi con sé
una responsabilità primaria per le centinaia di migliaia di morti
che hanno seminato il lutto nel Levante. Naturalmente, tutto questo è
stato fatto sotto la copertura degli aiuti umanitari alle popolazioni
martirizzate.

Ufficialmente,
questa politica non ha ancora dato i suoi frutti. La Siria è ancora
in guerra e non è possibile sfruttarne il gas, benché gli
«Amici
della Siria
»
(sic), se lo siano già spartito, nel giugno 2012 [7].

Per
contro,


la Francia ha ricevuto un”ordinazione da 3 miliardi in armamenti
dall”Arabia Saudita in favore dell”esercito libanese. Si trattava di
ringraziare
i libanesi per
non
aver registrato le confessioni di Majed al-Majed, l”agente di
collegamento tra l”Arabia Saudita e Al-Qa”ida e di ringraziare i
francesi per il loro muovere guerra contro la Siria [8].


La Francia ha venduto 24 Rafale al Qatar per 6,3 miliardi di euro.

Ma
questi mega-contratti non saranno profittevoli per la Francia:


gli israeliani hanno opposto un veto alla vendita di armi al Libano
che fossero in grado di farlo resistere a loro. La Francia è stata
quindi autorizzata a fornire solo 700 milioni di dollari per
uniformi, veicoli di servizio e pistole. I restanti 2,3 miliardi
saranno in armi obsolete fabbricate a suo tempo in Germania Est.


il Qatar ha certamente comprato dei Rafales, ma ha preteso in cambio
che il governo costringesse Air France ad abbandonare alcune delle
sue linee più redditizie in favore della Qatar Airways.

In
ogni caso, anche se tali contratti fossero stati onesti, non
avrebbero mai rimpiazzato quelli persi a causa dell”accanimento di
Jacques Audibert contro tutte le aziende francesi che lavoravano con
l”Iran, come Peugeot e Total, così come per quello del generale
Benoît Puga volto a far distruggere tutte le fabbriche francesi
installate in Siria.

Il
30 giugno, nonostante l”opposizione di Benjamin Netanyahu e François
Hollande, e i loro molteplici tentativi di sabotaggio, John Kerry e
Mohammad Javad Zarif dovrebbero firmare in primo luogo un accordo
nucleare multiparte e, in secondo luogo, un accordo bilaterale di
cessate il fuoco regionale.

L”accordo
Washington-Teheran

Nonostante
gli sforzi della squadra di Hollande in generale, e di Jacques
Audibert in particolare, l”accordo negoziato tra gli Stati Uniti e
l”Iran dovrebbe essere firmato il 30 giugno 2015. Si rimanda ai miei
precedenti articoli sulle conseguenze di questo testo [9].

Già
da ora, sembra che i due grandi perdenti saranno il popolo
palestinese e la Francia. Il primo perché nessuno difenderà più il
loro diritto inalienabile al ritorno e il secondo perché assocerà
il suo nome a tre anni di ingiustizie e massacri in questa regione.

Questa
settimana, il 2 giugno, l”Assistente Segretario di Stato, Tony
Blinken, è andato a Parigi per co-presiedere una riunione dei 22
Stati membri della Coalizione Internazionale anti-Daesh.
Contrariamente a quel che ne ha detto la stampa francese, non si
trattava di organizzare la risposta militare alle cadute di Ramadi e
di Palmira; il Pentagono non ha bisogno di riunire i suoi alleati per
sapere cosa deve fare. No, l”argomento è stato quello di far
inghiottire il cappello al ministro degli Esteri francese, Laurent
Fabius, e di fargli accettare l”accordo iraniano-statunitense. Cosa
che è stato costretto a fare.

La
firma dell”accordo era minacciata dalla caduta di Palmira che taglia
la “via della seta”, ossia il canale di comunicazione tra l”Iran
da una parte, la Siria e Hezbollah dall”altra [10]. Nel caso che
Palmira restasse nelle mani degli jihadisti (vale a dire i mercenari
che combattono contro l”
«Asse
della Resistenza
»
[11]), Teheran non potrebbe trasportare il suo gas ed esportarlo
verso l”Europa e non avrebbe quindi alcun interesse a raggiungere un
accordo con Washington.

Il
Segretario di Stato aggiunto Antony Blinken ha dunque informato
l”assistenza che aveva autorizzato l”
«Asse
della Resistenza
»
a portare forze fresche in Siria per sconfiggere Daesh. Si tratta in
questo caso di 10.000 Guardiani della Rivoluzione, che andranno a
rafforzare l”Esercito arabo siriano entro il 30 giugno. Finora i
siriani si difendevano da soli, unicamente con l”Hezbollah libanese e
il PKK turco, ma senza truppe russe o iraniane né milizie irachene.

Antony
Blinken ha inoltre informato i suoi interlocutori che era stato
concluso con la Russia un accordo che autorizza lo svolgimento di una
conferenza di pace sulla Siria, sotto l”egida delle Nazioni Unite in
Kazakistan. Ha preteso che Laurent Fabius firmasse una dichiarazione
finale che accettasse il principio di un governo siriano designato
dal “comune accordo” tra l”attuale coalizione al potere
(Baath e PSNS) e le sue diverse opposizioni, che si trovino a Parigi
o a Damasco .

Dopo
essersi fatto rialzare le braghe, Fabius ha inghiottito il suo slogan
«Bashar
deve andarsene
»,
ha ammesso che il presidente al-Assad avrebbe finito il mandato per
il quale il suo popolo l”ha largamente eletto, e si è limitato
pietosamente, abbassando la cresta, a un
«il
signor Bashar (sic) non sarà il futuro della Siria
».

Fra
tre settimane, il re dovrebbe essere nudo. Firmando insieme,
Washington e Teheran ridurranno a nulla i calcoli di François
Hollande, del neoconservatore Jacques Audibert e del neo-fascista
Benoît Puga.

NOTE

[1]
«
La France selon François Hollande»,
di Thierry Meyssan,
Réseau
Voltaire
,
30 luglio 2012.

[2]
La maggioranza dei francesi che sostennero l’armistizio di Philippe
Pétain non erano fascisti, ma dei «Maréchalistes» (traducibile
con «Maresciallisti»
).
Traumatizzati dal macello del 1914-18, si rifugiarono dietro
l’autorità del vincitore di Verdun per giustificare il loro
rifiuto di combattere l”invasore nazista.

[3]
«
François Hollande negozia
con
l’
emiro
de
l
Qatar
»,
Rete Voltaire, 14 febbraio 2012.

[4]
«
Déclaration de François Hollande à son arrivée à l’aéroport de Tel-Aviv»,
par François Hollande,
Réseau
Voltaire
,
17 novembre 2013.

[5]
«
France: le Parti socialiste s’engage à éliminer les diplomatespro-arabes»,
par Ossama Lotfy,
Réseau
Voltaire
,
9 janvier 2006.

[6]
«
L’UE assimila la resistenza libanese al terrorismo»,
Rete
Voltaire
,
23 luglio 2013.

[7]
«
Les “Amis de la Syrie” se partagent l’économie syrienneavant de l’avoir conquise»,
par German Foreign Policy,
Horizons
et débats

(Suisse),
Réseau
Voltaire
,
14 juin 2012.

[8]
«
Silenzio e tradimento da 3 miliardi di dollari»,
di Thierry Meyssan,
Rete
Voltaire
,
17 gennaio 2014.

[9]
Si veda in particolare: «
Come diventerà il Vicino Oriente dopo l’accordo tra Washington eTeheran?»,
di Thierry Meyssan,
Rete
Voltaire
,
18 maggio 2015.

[10]
«
La capitolazione di Palmira stravolge l’equilibrio geopolitico delMedio Oriente»,
di Thierry Meyssan,
Rete
Voltaire
,
25 maggio 2015.

[11]
«
Gli jihadisti al servizio dell’imperialismo»,
di Thierry Meyssan,
Rete
Voltaire
,
1° giugno 2015.

Questa
“cronaca settimanale di politica estera” appare
simultaneamente in versione araba sul quotidiano
“Al-Watan”(Siria),
in versione tedesca sulla
“Neue
Reinische Zeitung”
,
in lingua russa sulla
“Komsomolskaja
Pravda”
,
in inglese su
“Information
Clearing House”
,
in francese sul
“Réseau
Voltaire”
.

Thierry
Meyssan, 7 giugno 2015.

Traduzione
a cura di Matzu Yagi

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