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'Il lato oscuro dell''amministrazione Obama'

Samantha Power & Cass Sunstein, nobili ideali e cinismo letale. Come instaurare una dittatura in guanto di velluto [Thierry Meyssan]

'Il lato oscuro dell''amministrazione Obama'
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11 Novembre 2015 - 21.37


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«Sotto i nostri occhi» – Cronaca di politica internazionale
n°153

di Thierry Meyssan.

L”amministrazione USA è profondamente divisa e sono assai pochi quelli che
obbediscono a Barack Obama, più preoccupato a trovare una soluzione di
compromesso tra le diverse fazioni che a imporre il proprio punto di vista.
Dopo aver eliminato il clan Petraeus-Clinton, che intralciava i suoi sforzi, il
presidente scopre che Feltman e Power continuano i loro intrallazzi. Thierry
Meyssan ripercorre qui la carriera dell’ambasciatrice americana alle Nazioni
Unite, Samantha Power, e di suo marito, il professore di diritto e teorico
della dittatura morbida Cass Sunstein.

Come
instaurare una dittatura in guanto di velluto. Il presidente Obama parla col
suo amico, il «paternalista liberale» (sic)
Cass Sunstein, e la moglie di quest”ultimo, la «idealista machiavellica» (ri-sic) Samantha Power.

Nominata
nel 2013 rappresentante permanente degli Stati Uniti al Consiglio di Sicurezza,
l”ambasciatrice Samantha Power è la figura leader dei “falchi
liberali”, una specie di alter ego dei “neoconservatori” nella
promozione dell’interventismo dell’Impero americano. Nel corso della sua
audizione di conferma al Senato ha esclamato: «Questo paese è il più grande paese
della Terra. Non chiederò mai scusa per l”America!» [1].

La gioventù di Samantha Power

Nata
in Gran Bretagna nel 1970 e cresciuta in Irlanda, è emigrata negli Stati Uniti
all”età di 9 anni perché la madre aveva abbandonato il padre pianista per
risposarsi con un medico più ricco. Dopo aver seguito brillanti studi di
diritto a Yale, diventa giornalista sportiva per la CNN, un canale
d’informazione internazionale la cui redazione ospita membri del 4º Gruppo
Operazioni Psicologiche di Fort Bragg (unità dell’Esercito americano per lo
svolgimento di attività psicologiche e di propaganda, ndt). [2]

Entra
al Carnegie Endowment for International Peace come assistente di Morton
Abramowitz, allora anche direttore del National Endowment for Democracy (NED),
il volto legale della CIA.

Durante
la guerra in Bosnia-Erzegovina è reporter per il Boston Globe, The Economist,
New Republic e U.S. News and World Report. Poi incontra Richard Holbrooke, che
diventa il suo mentore. Holbrooke aveva organizzato l”indipendenza della
Bosnia-Erzegovina, allora guidata da Alija Izetbegović, alla fine di una guerra
voluta dagli Stati Uniti per smembrare la Jugoslavia. Samantha Power non poteva
ignorare che Izetbegović era circondato da tre consulenti: per la diplomazia il
neoconservatore americano Richard Perle, per la comunicazione il lobbista
francese Bernard-Henri Lévy e per le questioni militari l’islamista saudita
Osama bin Laden [3].

La
stampa non le basta. Riprende i suoi studi ad Harvard, alla Kennedy School of
Government, dove crea, nel 1998, il Carr Center per la politica dei diritti
umani. Samantha Power intende l’espressione “diritti umani” nel senso
anglosassone del termine: proteggere gli esseri umani da possibili abusi di
potere da parte dello Stato. In quanto superpotenza, l”Impero deve avere una
politica in materia di diritti umani e a tale scopo formare i propri alti
funzionari.

Questa
concezione si oppone culturalmente a quella dei paesi latini, che invece
parlano di “diritti dell’uomo e del cittadino”. Per loro non si
tratta di limitare i poteri dello Stato, ma di mettere in discussione la sua
legittimità. Non può pertanto aversi una “politica dei diritti dell’uomo”,
dal momento che i diritti umani sono l”irruzione del popolo nella politica.

Il
Carr Center è finanziato dalla fondazione del filantropo ex imprenditore
Gregory C. Carr e dalla fondazione del libanese-saudita Rafiq al-Hariri
(1944-2005).

Nel
2001, la professoressa Power partecipa come consulente alla Commissione
internazionale sull”intervento e la sovranità degli Stati, creata da Gareth
Evans e Mohamed Sahnoun sotto l”autorità del governo canadese. Questo è l’avvio
del concetto di “responsabilità di proteggere” (R2P o RtoP, la nuova
dottrina dell’Onu che permette d’intervenire militarmente per impedire ai
governanti di uccidere il loro stesso popolo, ndt). Gli esperti avanzano l”idea che per prevenire massacri, come
quelli di Srebrenica o del Ruanda, il Consiglio di Sicurezza dovrebbe essere in
grado di intervenire quando lo Stato non esiste più.

L”anno
seguente, Samantha Power pubblica la sua opera principale: “Voci dall’inferno.
L”America e l”era del genocidio” (A problem from Hell: America and the Age of Genocide). Questo
libro, particolarmente impegnativo, vincerà il Premio Pulitzer. Anche se inizia
con il genocidio armeno per finire su ciò di cui gli albanesi sarebbero stati
vittime in Kosovo, ruota essenzialmente intorno alla questione dello sterminio
degli ebrei europei da parte della Germania nazista e alla dottrina giuridica
di Raphael Lemkin (1900-1959, conosciuto per aver coniato nel 1944 il termine
genocidio, ndt).

Lemkin
è stato un avvocato a Varsavia tra le due guerre. In qualità di esperto presso
la Società delle Nazioni, denunciò i crimini di «barbarie» commessi dall”Impero
ottomano contro i cristiani (1894-1915) – compresi gli armeni − poi dall”Iraq
contro gli assiri (1933). Durante la seconda guerra mondiale sfuggì alla
persecuzione nazista contro gli ebrei rifugiandosi negli Stati Uniti, dove
divenne consigliere del Dipartimento della Guerra. Tutta la sua famiglia, rimasta
in Polonia, fu sterminata. Gradualmente, coniò il termine «genocidio» per
definire una politica che mira a eliminare un particolare gruppo etnico.
Divenne infine consigliere del procuratore degli Stati Uniti presso il
Tribunale di Norimberga che condannò per «genocidio» molti leader nazisti.

Per
Samantha Power, Lemkin ha aperto una via lungo la quale gli Stati Uniti
avrebbero dovuto perseverare. Solo il senatore William Proxmire (parente dei
Rockefeller) ha continuato la sua lotta fino alla ratifica da parte del Senato,
nel 1986, della Convenzione per la prevenzione e la repressione del delitto di
genocidio (1948). Come unica potenza globale, gli Stati Uniti hanno ora il
dovere di intervenire laddove i “diritti umani” lo richiedono.

Tuttavia,
in nessun momento la professoressa Power si è interrogata sulla responsabilità
degli Stati Uniti nei massacri contemporanei, che si tratti di responsabilità
diretta (Corea, Vietnam, Cambogia 1969-75, Iraq 1991-2003) o indiretta
(Indonesia, Papua, Timor Est, Guatemala, Israele e Sud Africa). A posteriori,
la responsabilità di proteggere fornisce la giustificazione teorica della
“guerra umanitaria” in Kosovo. Ciò che l’economista prof. Edward
Herman riassume nel seguente modo: «Per la Power, gli Stati Uniti non sono il
problema, sono la soluzione.»

La
responsabilità di proteggere è diventata un dovere morale per intervenire in
qualsiasi paese che Washington accusi di praticare o di pianificare un
genocidio. Per fare la guerra non è necessario che lo Stato sia assente e
inadempiente, basta solo un pretesto.

Nel
2002, la Power rilascia un”intervista alla serie video dell”Università di
Berkeley “Conversazioni con la Storia”. A una domanda sulla reazione
auspicabile degli Stati Uniti se il conflitto israelo-palestinese si inasprisse
e rendesse possibile un genocidio, lei si dice favorevole all”invio di una
pesante forza militare per separare i due campi. Questa risposta viene
strumentalizzata per accusarla di non stare dalla parte di Israele per
antisemitismo. Lei deve allora rivolgersi a personalità ebraiche americane,
come Abraham Foxman della Anti-Defamation League, per tirarla fuori da questa
brutta situazione e riabilitare la sua immagine.

Samantha
Power si vede ormai al governo. Nel 2003 si unisce per un breve periodo al
comitato elettorale del generale Wesley Clark. L”ex comandante supremo della
NATO in Kosovo ambiva allora all’investitura democratica per l’elezione
presidenziale.

Tra
il 2005 e il 2006 è invitata da un senatore appena uscito dal nulla, Barack
Obama. Questo giovane giurista è un protetto dell”ex consigliere per la
sicurezza nazionale (durante la presidenza di Jimmy Carter, 1977-81, ndt) Zbigniew Brzezinski e il suo
sponsor David Rockefeller. La Power è informata del progetto per rendere questo
giovane uomo di colore il prossimo presidente degli Stati Uniti d”America.
Decide di dimettersi da Harvard e di unirsi alla squadra di Obama per diventare
il suo segretario di Stato.

Nel
2006 Obama intraprende uno strano viaggio parlamentare in Africa, in realtà una
missione della CIA per gettare le basi di un cambiamento di regime in Kenya,
paese di cui è originario. [4] Samantha Power è incaricata di preparare la
trasferta e in particolare la tappa dei campi profughi del Darfur.

Partecipa
largamente alla stesura di “L”audacia della speranza” (The Audacity of Hope: Thoughts on Reclaiming the American Dream),
il libro che farà conoscere Barack Obama al pubblico americano e gli aprirà la
strada della Casa Bianca.

Figura
ormai fondamentale dell”intellighenzia imperialista, Samantha Power fa propria
la figura di Sergio Vieira de Mello. Questo diplomatico brasiliano era un alto
commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, prima di essere
assassinato in Iraq nel 2003 mentre sperava di diventare segretario generale.
Nel 2008 lei gli dedica una biografia entusiastica: Chasing the Flame: One Man”s Fight to Save the World, ovvero
“Tenere accesa la fiamma, Sérgio Vieira de Mello e la lotta per salvare il
mondo” (sic). Lei a sua volta
influenza un altro opportunista, il francese Bernard Kouchner, che succedette a
de Mello come rappresentante speciale del segretario generale delle Nazioni
Unite in Kosovo (1999-2001) e fu scelto da Washington come ministro degli
Esteri di Nicolas Sarkozy (2007-2010).

Samantha
Power milita in seno a organizzazioni interventiste, soprattutto
l’International Crisis Group del miliardario ungaro-americano George Soros e il
Genocide Intervention Network (diventato United to End Genocide).

Samatha Power & Cass Sunstein

A
contatto con Barack Obama incontra uno dei suoi amici, il prof. Cass Sunstein,
nato come lei il 21 settembre ma di sedici anni più grande. Ha insegnato a
lungo a Chicago, dove si è legato al giovane politico, poi va a Harvard, dove
il suo ufficio è a un isolato da quello che occupa Samantha. Entrambi sono
divorati dall”ambizione e farebbero di tutto per farsi notare. Nel luglio 2008
si sposano in Irlanda, lei cattolica e lui ebreo cabalista. Insieme formano ciò
che il giornalista populista Glenn Beck chiamerà la «coppia più pericolosa
d’America».

Autore
prolisso (scrive molti libri all’anno e cura un gran numero di rubriche nei
principali giornali), Cass Sunstein ha un”opinione su tutto, sulle tasse come
sui diritti degli animali. È l’accademico di gran lunga più citato dalla stampa
americana [5] e per una buona ragione: si è sistematicamente pronunciato a
favore del potere statale contro i singoli cittadini, che fosse per sostenere
le commissioni militari di George W. Bush a Guantánamo o per combattere contro
il Primo Emendamento (libertà di espressione).

In
altre parole, mentre Samantha Power esalta i diritti umani e diventa il
riferimento intellettuale in materia, suo marito Cass Sunstein vi si oppone con
forza e ne diventa il riferimento legale. Possono difendere tutto e il contrario
di tutto con lo stesso entusiasmo, purché questo gli torni utile.

All’epoca,
nel 2009, Sunstein pubblica con l”economista comportamentista Richard Thaler
“Nudge. La spinta gentile. La nuova strategia per migliorare le nostre
decisioni su denaro, salute, felicità” (Nudge:
Improving Decisions about Health, Wealth, and Happiness
).


Gli
autori studiano le influenze sociali che spingono i consumatori a fare scelte
sbagliate. Così facendo, elaborano una teoria del metodo secondo cui si
potrebbero utilizzare le stesse influenze sociali per indurli a fare «buone
scelte». È quello che loro chiamano il «paternalismo liberale», un ossimoro che
designa eufemisticamente un sistema di manipolazione delle masse.

Nel
settembre 2015 il presidente Obama farà del paternalismo liberale la sua nuova
politica e darà istruzioni alla sua amministrazione per moltiplicare le «spintarelle»
[6].

Durante
la campagna elettorale del 2007-2008, Sunstein col giurista Adrian Vermeule
scrive per le università di Chicago e Harvard una tesi che si imporrà come
dottrina dell”amministrazione Obama nella lotta contro le «teorie del
complotto» − cioè contro la contestazione della retorica ufficiale – e che
ispirerà poi il presidente Hollande e la Fondazione Jean Jaurès [7]. In nome della
difesa della «Libertà» contro l”estremismo, gli autori definiscono un programma
per annientare questa opposizione:

«Possiamo facilmente immaginare una serie di risposte
possibili.

1.
Il governo può vietare le teorie del complotto.

2.
Il governo potrebbe imporre qualche tipo di tassa, finanziaria o altro, su
coloro che diffondono tali teorie.

3.
Il governo potrebbe impegnarsi in una controdichiarazione per screditare le
teorie complottistiche.

4.
Il governo potrebbe assumere dei soggetti privati credibili per impegnarsi in
una controdichiarazione.

5.
Il governo potrebbe impegnarsi in comunicazioni informali con soggetti terzi e
incoraggiarli.»

[8].

La dittatura in guanto
di velluto è in funzione.

Cass Sunstein sarà nominato dal presidente
Obama a guidare l’OIRA (Office of Information and Regulatory Affairs), un
ufficio della Casa Bianca col compito di semplificare le formalità
amministrative.

Trascorrerà il primo anno a fare altro:
trovare argomentazioni economiche per giustificare la necessità di lottare
contro la diffusione di carbonio nell”atmosfera, il che potrebbe causare il
riscaldamento globale. Una buona notizia per il presidente Obama, che − mentre
lavorava per l”ex vicepresidente Al Gore e il suo partner finanziario David
Blood − ha scritto lo statuto del “Climate Exchange Ltd” (sistema di scambio
basato sul credito-carbonio, laddove un credito rappresenta una tonnellata di
gas serra o di carbonio: le aziende che riducono il loro carbonio guadagnano
crediti; al contrario, se superano la loro quota devono acquistare crediti di
carbonio. Ndt) e quelli della “Borsa
di scambio dei diritti di emissione di carbonio” a Chicago; argomenti che saranno
ripresi dal presidente francese Hollande e dal suo ministro degli Esteri
Laurent Fabius per preparare la “Cop 21” (Conferenza sul cambiamento climatico)
e arricchire i loro amici. [9]

Samantha Power, da
universitaria alla moda a donna di potere

Torniamo alla campagna elettorale. In
un”intervista al quotidiano scozzese The
Scotsman
, Samantha Power definisce la rivale di Obama per la nomination
democratica, Hillary Clinton, «un mostro» capace di calunniare chiunque per
guadagnare una posizione (allusione alla polemica elettorale sul NAFTA, North
American Free Trade Agreement, l’accordo nordamericano per il libero scambio, ndt). L”incidente la costringe a
dimettersi. In seguito il suo mentore Richard Holbrooke (che ha coperto il
genocidio a Timor Est) farà da intermediario tra le due donne per appianare il
contrasto.

Durante il periodo di transizione
presidenziale, la Power lavora con il futuro consigliere della sicurezza
nazionale Thomas Donilon e con Wendy Sherman sulla successione al Dipartimento
di Stato. Ma alla fine è Hillary Clinton − 62 anni, ex first lady ed ex
senatrice – e non la giovane signora Power-Sunstein a diventare il segretario
di Stato del presidente Obama.

Samantha Power diventa assistente speciale
del presidente e direttrice dell”Ufficio degli affari multilaterali e dei
diritti umani della Casa Bianca. Fa nominare un ex assistente di Madeleine
Albright, David Pressman, direttore dei Crimini di guerra e delle Atrocità al
Consiglio per la sicurezza nazionale (NSC, National Security Council, ndt). Per diffondere l”idea di un
genocidio compiuto in Darfur, Pressman crea con John Prendergast
un”organizzazione, Not On Our Watch, e vi arruola celebrità di Hollywood come
George Clooney e Matt Damon. Al contempo riesce a convincere il presidente
Obama a creare un Consiglio di prevenzione delle atrocità, riunendo varie
agenzie degli Stati Uniti. [10] Stranamente, quest’organismo non ha mai
pubblicato relazioni e si è limitato a una singola conferenza al Congresso.
Sappiamo solo che si è congratulato per la riuscita dell’operazione in Kenya,
il che riporta al viaggio organizzato dalla CIA e da Samantha Power in Africa
per il senatore Obama: un cambiamento di regime che, lungi dall’evitare un
genocidio, è stato fatto a costo di massacri tribali provocati con cura.
Infine, questo Consiglio sembra essersi dissolto quando Daesh (l”ISIS, ndt) ha iniziato la pulizia etnica del
Sunnistan iracheno [11].

Nell”ottobre del 2009 la Power scrive il
grosso del discorso di Obama per il ritiro del Premio Nobel per la pace.
Sviluppa l”idea di un’etica a geometria variabile: un presidente deve usare la
forza e purtroppo non può agire come un Mahatma Gandhi o un Martin Luther King
Jr.

È al Consiglio per la sicurezza nazionale
che conosce il vice di Hillary Clinton, l”ex “proconsole americano” in
Libano, Jeffrey Feltman, mentre prepara la “Primavera araba”: si
tratterà di rovesciare i regimi laici arabi (Tunisia, Egitto, Libia, Siria e
Algeria), alleati o meno degli Stati Uniti, e di mettere al potere i Fratelli
musulmani.

Quando Gheddafi dichiara che il suo paese è
attaccato da Al-Qa”ida, muove il suo esercito verso Bengasi per riprendere le
basi militari che i terroristi hanno conquistato e annuncia con enfasi che se
non se ne vanno farà «scorrere fiumi di sangue», Samantha Power ha un discorso
già pronto. Le agenzie di stampa occidentali fanno credere che il paese sia
alle prese con una rivoluzione popolare e che Gheddafi si accinga a uccidere il
suo stesso popolo. È pertanto necessario che gli Stati Uniti prevengano il
genocidio che si sta preparando. Rapidamente, la guerra contro la Libia,
pianificata dal 2001, si mette in moto. L”operazione costerà la vita a 160.000
persone e ne sposterà più di altri quattro milioni.

La
rappresentante permanente degli Stati Uniti d”America, Samantha Power, al
Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, con il sottosegretario generale e
direttore degli Affari Politici dell”Organizzazione, Jeffrey Feltman.

Ambasciatrice alle
Nazioni Unite e leader dei falchi liberali

Durante il suo secondo mandato, Obama cerca
di liberarsi dei guerrafondai che tramano alle sue spalle. Fa arrestare manette
ai polsi il direttore della CIA, il generale David Petraeus, e allontana
Hillary Clinton. La Segreteria di Stato tanto sognata è di nuovo vacante, ma
Obama nomina John Kerry, 70 anni, senatore da 28 anni ed ex candidato alla
presidenza degli Stati Uniti. Samantha Power − 43 anni, nessun mandato elettivo
− riesce tuttavia a essere nominata ambasciatrice presso le Nazioni Unite.

La Power fin qui si era mostrata
obbediente, sostenendo la primavera araba ma accettando l”accordo con la Russia
in occasione della conferenza di Ginevra. Alle Nazioni Unite ritrova l’ex
assistente di Hillary Clinton, Jeffrey Feltman, diventato il direttore degli
Affari Politici dell”organizzazione, cioè il vero capo delle Nazioni Unite.
Dalla sua nomina nel giugno 2012, Feltman organizza segretamente il sabotaggio
del Comunicato di Ginevra per la segretaria di Stato [12]. L”uomo è capace e
non tarderà a rigirarsi l”ambiziosa ambasciatrice Power e portarla dalla sua
parte, all”insaputa del nuovo Segretario di Stato Kerry.

Il piano è semplice: la Power dovrà
guadagnare tempo con i russi e gli iraniani, mentre Feltman adescherà l”Arabia
Saudita e la Turchia con un progetto di resa totale e incondizionata della
Repubblica araba siriana, e mentre il generale Petraeus e Allen organizzeranno
la guerra segreta per rovesciare Assad. Se tutto va bene, gli Stati Uniti
avranno la vittoria, la Russia sarà cacciata dal Medio Oriente, l”Iran tenuto
sotto embargo e il presidente Obama sarà messo davanti al fatto compiuto.

In effetti Samantha Power farà fallire
tutti i tentativi di soluzione politica del conflitto in Siria.

Sulla questione siriana, la Power lavora
presto con la Syrian Emergency Task Force, che si presenta come un gruppo di
rivoluzionari siriani che cercano di sensibilizzare i dirigenti americani. In
realtà la SETF è guidata da Mouaz Moustafa, un palestinese membro dei Fratelli
Musulmani, ex assistente parlamentare di John McCain ed ex giornalista di Al
Jazeera, che lavora per il Washington Institute for Near East Policy (WINEP,
l”Istituto per la Politica del Vicino Oriente, ndt), il think tank dell’AIPAC (American Israel Public Affairs
Committee, potentissimo gruppo d”interesse a Washington, ndt), ed è coinvolto nei vari obiettivi della primavera araba. Ha
diretto il canale televisivo Sawatel, creato in Egitto per insediare Mohamed
Morsi, e poi ha diretto il Libyan Council of North America (un gruppo di
copertura di organizzazioni libiche con sede a Washington, ndt). È stato lui a organizzare il viaggio di John McCain in Siria,
nel maggio 2013, e il suo incontro con il futuro califfo di Daesh [13].

Quando la stampa occidentale viene a
conoscenza del massacro di civili con armi chimiche nell”area della Ghouta, a
est di Damasco, e la presenta come un”azione del «regime di Assad» contro la
sua «opposizione democratica», lei trova finalmente l’occasione di difendere
delle popolazioni indifese. Nel corso di una conferenza al Center for American
Progress, la Power caldeggia dei «bombardamenti limitati al fine di prevenire e
impedire il futuro uso di armi chimiche». Ma avvisata che questo affare è in
realtà un’operazione sotto falsa bandiera dei servizi segreti turchi per
coinvolgere la NATO nella guerra, dalla Casa Bianca le viene ordinato di non
fare nulla. Incastrata tra la sua posizione umanitaria, i suoi impegni presi
con Feltman e la sua lealtà al presidente, va in Irlanda con suo marito a un
festival cinematografico mentre il Consiglio di Sicurezza discute senza di lei.
[14]

La bella retorica umanitarista di Samantha
Power è una carta vincente quando avviene l’attacco dell’ISIS in Iraq. Consente
agli Stati Uniti di costringere il primo ministro eletto Nouri al-Maliki a
dimettersi, senza dover menzionare la sua violazione dell”embargo statunitense
sulla vendita di armi iraniane e petrolio alla Cina che avviene senza passare
per il dollaro. Permette anche di giustificare la creazione della Coalizione
Internazionale anti-Daesh che naturalmente, su istruzione di Feltman all”ONU e
di Petraeus al KKR (Kohlberg Kravis Roberts, un operatore internazionale di
private equity, ndt), invece di
bombardare l’organizzazione jihadista paracaduterà a quest’ultima armi e
munizioni per un anno.

La Power, però, è costretta a scoprire le
sue carte durante l”intervento militare russo in Siria. Nel corso di una
riunione del Consiglio per la sicurezza nazionale (NSC) sollecita l”intervento
degli Stati Uniti ed entra in conflitto con Robert Malley, responsabile per il
Medio Oriente nel NSC. Malley è figlio di Simon Malley, giornalista francofono
e fondatore del magazine Afrique-Asie,
e di Barbara Malley, ex collaboratrice del FLN, il Fronte di Liberazione
Nazionale algerino. Milita contro l”imperialismo USA, ma per una leadership
statunitense insieme con i paesi in via di sviluppo. Ha giocato un ruolo
importante nei negoziati con l”Iran. È in rapporti col presidente Assad, che ha
incontrato più volte e conosce bene. Non è quindi possibile dargli a bere la
storia del tiranno-che-assassina-il-suo-stesso-popolo. Malley sottolinea che la
Repubblica araba siriana sostenuta dalla Russia ha vinto ed è tempo di fare la
pace. La Power finge di piegarsi, ma la CIA ha già iniziato una nuova guerra,
questa volta per creare un Kurdistan nel nord della Siria su un territorio per
il 70% non curdo.

Come suo marito, il «paternalista liberale»
Cass Sunstein, Samantha Power si definisce con un ossimoro proclamandosi, senza
scherzi, «idealista machiavellica».

Da ricordare:

—- I professori
Samantha Power e Cass Sunstein formano una coppia ambiziosa in cui ciascun
partner sostiene magistralmente il discorso diametralmente opposto. Tuttavia,
entrambi si ritrovano a difendere l’impero americano contro i cittadini e
contro i popoli.

—- Per Samantha
Power, in nome dei diritti umani agli Stati Uniti è permesso tutto. Mentre
per Cass Sunstein è in nome della «libertà» che lo Stato può permettersi di
fare quello che vuole. L’importante è che il discorso mascheri la realtà.

—- L’ambasciatrice
Samantha Power appoggia ora il clan Clinton-Feltman-Petraeus-Allen nella
lotta contro la Russia, l”Iran e la Siria mentre il professor Cass Sunstein
teorizza una forma di dittatura morbida. Ha convinto il presidente Obama a
manipolare le opinioni delle persone, censurando o screditando l”opposizione,
e a manipolarne il comportamento agendo sul loro
ambiente sociale.

NOTE

[1] “This country is the
greatest country on earth. I would never apologize for America!”

[2] “U.S. Army ’Psyops’ Specialists worked for CNN”, Abe de Vries, Trouw, February 21, 2000. English Version: Emperor’s
Clothes.

[3] Wie der Dschihad nach Europa kam,
Jürgen Elsässer, Np Buchverlag, 2005.
Version
française: Comment le Djihad est
arrivé en Europe
, préface de Jean-Pierre Chevènement, Xenia, 2006.

[4] «L’expérience politique africaine de Barack Obama»,
par Thierry Meyssan,Réseau Voltaire, 9 mars 2013.

[5] “Top Ten Law Faculty (by area) in
Scholarly Impact, 2009-2013
”, Brian Leiter, June 11, 2014.

[7] «Lo Stato contro la Repubblica», di Thierry Meyssan, Rete Voltaire, 9 marzo 2015.

[8] «Conspiracy Theories», Cass R. Sunstein & Adrian Vermeule, Harvard Law School, January
15, 2008.

[9] «L’ecologia
finanziaria (1997-2010)
», par Thierry Meyssan, Оdnako (Russie), Réseau Voltaire, 6 giugno
2010.

[10] «Presidential Study Directive on Mass
Atrocities (PSD/10)
», The White House, August 4, 2011.

[11] “Why Is Obama Suppressing the Atrocities
Prevention Board?
”, Amelia M. Wolf,The National
Interest
, August 27, 2014

[12] «Due spine nel fianco di Obama», di Thierry Meyssan, Megachip, Rete Voltaire, 31 agosto 2015.

[13]
«John McCain, maestro concertatore della “primavera araba”, e il
Califfo», di Thierry Meyssan, Megachip, Rete
Voltaire,
18 agosto 2014.

Thierry Meyssan, 10 novembre 2015.

Traduzione a cura di Emilio Marco Piano

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