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Stato Maggiore USA denuncia influenza dei falchi liberali sulla Casa Bianca

'Da mesi, il complesso militare-industriale, l''ex direttore DIA, e l''ex capo di stato maggiore e l''ex segretario alla difesa moltiplicano le critiche a Obama. [T. Meyssan]'

Stato Maggiore USA denuncia influenza dei falchi liberali sulla Casa Bianca
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27 Dicembre 2015 - 22.23


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«Sotto i nostri occhi» – Cronaca di politica
internazionale n°160

di Thierry
Meyssan
.

I militari possono
influenzare i politici oppure dovrebbero accontentarsi di obbedire loro, anche
quando constatano i loro errori? Questo è stato il tema di un famoso articolo
del colonnello James H. Baker, attuale stratega del Pentagono. Questo è anche
il senso dell”articolo di Seymour Hersh sul modo in cui lo stato maggiore ha
continuato a mettere in guardia la Casa Bianca in merito alle operazioni della
CIA in Siria e in Ucraina. Da diversi mesi, il complesso militare-industriale,
l”ex direttore della DIA, e l”ex capo di stato maggiore e ora l”ex segretario
alla difesa moltiplicano le critiche alla politica del presidente Obama.

Nell”illustrazione di apertura: l”ex direttore della Defense Intelligence
Agency (DIA), Michael T. Flynn, e l”ex presidente del Comitato dei capi di
stato maggiore (JCS), Martin Dempsey, con le loro mogli. Dopo aver obbedito in
silenzio, non risparmiano più le loro critiche sull”influenza dei falchi
liberali nei confronti della Casa Bianca. A loro avviso, Washington deve agire
come partner affidabile di Mosca invece di moltiplicare i trucchi sporchi in
Siria e in Ucraina.

Dalla Conferenza di Ginevra, nel giugno 2012, gli Stati
Uniti accumulano contraddizioni sia sulla Siria sia sull”Ucraina. Tuttavia, lo
stato maggiore ha scelto di far trapelare la propria posizione in modo da
influenzare la Casa Bianca.

Contraddizioni
ed esitazioni della Casa Bianca

Durante i mandati di George W. Bush, la Casa Bianca
desiderava rovesciare la Repubblica araba siriana e creare un”area di caos in
Ucraina, così come ci era riuscita in Iraq. Si trattava da una parte di
proseguire la ristrutturazione del
«Medio Oriente allargato» e dall”altra di tagliare le linee di comunicazione via
terra tra l”Occidente da un lato, la Russia e la Cina dall”altro.

Quando Barack Obama gli è succeduto, veniva consigliato
sia dal generale Brent Scowcroft sia dal proprio mentore politico, Zbigniew
Brzezinski. Gli ex consiglieri della sicurezza nazionale di Jimmy Carter e di Bush
padre non si fidavano della teoria del caos di Leo Strauss. Per loro, il mondo
doveva essere organizzato sulla falsariga della pace di Westfalia, vale a dire
intorno a degli stati riconosciuti a livello internazionale. Come Henry
Kissinger, certamente puntavano a indebolire gli Stati in modo che non
potessero opporsi all”egemonia USA, ma non a distruggerli; di conseguenza hanno
usato volentieri dei gruppi non statali per il loro lavoro sporco, ma non
avevano intenzione di affidare loro la gestione di territori.

Quando i falchi liberali intorno a Hillary Clinton, a
Jeffrey Feltman e a David Petraeus – un generale gallonato passato a un ruolo
civile – hanno sabotato l”accordo che la Casa Bianca aveva appena negoziato con
il Cremlino e hanno rilanciato la guerra in Siria nel luglio 2012, Barack Obama
non ha reagito. La campagna presidenziale era in piena attività negli Stati
Uniti e non poteva permettersi di rivelare alla luce del giorno il disordine
che regnava all”interno della sua squadra. Così tese una trappola al generale
Petraeus che fece arrestare, ammanettato, all”indomani della sua rielezione, e
ha poi congedato Hillary Clinton per sostituirla con John Kerry. Quest”ultimo
era infatti in grado di ricomporre i pezzi con il presidente Assad, con il
quale manteneva rapporti cordiali. Feltman, nel frattempo, era già all”ONU, e
sembrava difficile richiamarlo improvvisamente.

In ogni caso, John Kerry si fece all”inizio persuadere
che fosse troppo tardi e che la Repubblica araba siriana non sarebbe durata a
lungo. L”unica cosa che poteva fare era di risparmiare al presidente al-Assad
la tragica fine di Muammar el-Gheddafi, sodomizzato con la baionetta. La Casa
Bianca e il Dipartimento di Stato erano accecati dalle menzogne dell”era Bush.
All”epoca, tutti i funzionari erano mobilitati, non tanto per analizzare e
comprendere il mondo, bensì per giustificare in anticipo i crimini di
Washington. Nel 2006, il primo segretario dell”ambasciata degli Stati Uniti a
Damasco, William Roebuck, aveva redatto un rapporto che faceva fede: la Siria
non era una repubblica baathista, ma una dittatura alauita. L”Arabia Saudita,
il Qatar e la Turchia potevano legittimamente sostenere la maggioranza sunnita
della popolazione per portarvi la “democrazia di mercato”.

Il presidente Obama lasciò dunque che la CIA continuasse
la sua operazione di rovesciamento del regime siriano, con il pretesto del
sostegno ai “ribelli moderati”. Vasti traffici d”armi furono
organizzati, prima dalla Libia post-Gheddafi, poi dalla Bulgaria di Rosen
Plevneliev e Boyko Borisov, e poi dall”Ucraina post-Yanukovich. Allo stesso
tempo, uffici di reclutamento furono aperti in tutto il mondo musulmano per inviare
combattenti per salvare i sunniti siriani schiacciati dalla dittatura alauita.

Peccato per loro, occorrerà ben riconoscere che la
Repubblica araba siriana resiste alla più gigantesca coalizione della storia
(114 Stati e 16 organizzazioni internazionali riunite in seno agli “Amici
della Siria”). Vi riesce perché semplicemente non è mai stata una
dittatura alauita, bensì un regime laico e socialista; perché i sunniti non
sono massacrati dall”esercito, ma costituiscono la maggior parte dei soldati
che difendono il paese contro l”aggressione straniera.

Quando i neoconservatori vicini a Victoria Nuland
riuscirono a rovesciare il regime di Kiev a colpi di miliardi di dollari, nel
febbraio 2014, il presidente Obama vi vide il risultato meritato di lunghi anni
di sforzi. Non aveva subito misurato le conseguenze di questa operazione. Poi
si trovò di fronte a un dilemma: o lasciare il paese senza un governo, come un
buco spalancato tra l”Unione europea e la Russia, o mettervi al potere i
soldatini della CIA, dei nazisti e qualche islamista. Ha scelto la seconda
opzione, credendo che i suoi servizi avrebbero trovato tra questi mercenari
degli individui capaci di rendersi rispettabili. Gli eventi successivi hanno
dimostrato che non è successo. In definitiva, benché il regime di Viktor
Yanukovich fosse certamente corrotto – ma non più di quelli della Moldavia,
della Bulgaria o della Georgia, per citare solo questi – l”attuale potere di
Kiev incarna tutto ciò contro cui Franklin D. Roosevelt si batté.

Seymour Hersh ha rivelato sia il massacro di My Lay durante la guerra del
Vietnam, sia le torture della prigione di Abu Ghraib durante quella dell”Iraq.
Dopo aver lavorato al New York Times
e poi al New Yorker, non riesce più a
farsi pubblicare nel proprio paese e collabora con la London Review of Books.

Che cosa
vogliono i militari USA

Mentre la Casa Bianca e il Cremlino hanno appena firmato
un secondo accordo per la pace in Medio Oriente, il giornalista Seymour Hersh
ha pubblicato, sulla London Review of
Books
, una lunga indagine su come lo stato maggiore interarmi statunitense,
sotto la presidenza del generale Martin Dempsey, resisté alle illusioni di
Barack Obama [1]. Secondo lui, i
militari tentarono di mantenere i contatti con i loro omologhi russi, malgrado
la gestione politica della crisi ucraina. Trasmisero informazioni cruciali ad
alcuni dei loro alleati, sperando che questi le dessero ai siriani, ma si
astennero da qualsiasi intervento diretto a Damasco. Seymour Hersh deplora che
oggi le cose vadano diversamente da quando il generale Joseph Dunford ha
assunto la presidenza dello stato maggiore.

In questo articolo, afferma che la politica della Casa
Bianca non è mai variata su quattro punti, uno più assurdo dell”altro secondo i
militari:

l”insistenza sull”allontanamento del presidente Assad;

l”impossibilità di creare una coalizione anti-Daesh con
la Russia;

il fatto che la Turchia sia un alleato stabile nella
guerra contro il terrorismo; 

il fatto che esistessero davvero forze di opposizione
moderate atte al sostegno USA.

Ricordiamo che il Segretario della Difesa, Chuck Hagel,
fu messo da parte nel febbraio 2014 per aver messo in discussione questa
politica [2]. È stato sostituito
da Ashton Carter – ex collaboratore di Condoleezza Rice – noto per il suo senso
degli affari [3].

Successivamente, nell”ottobre 2014, la Rand Corporation,
principale think tank del complesso
militare-industriale, prese ufficialmente posizione a favore del presidente
al-Assad. Sottolineò che la sua sconfitta sarebbe stata inevitabilmente seguita
da una presa del potere da parte dei jihadisti, mentre una sua vittoria avrebbe
consentito di stabilizzare la regione [4].

Nell”agosto 2015, è stata la volta del generale Michel T.
Flynn, ex direttore della Defense Intelligence Agency (DIA), di rivelare ad
Al-Jazeera circa i suoi sforzi intesi a mettere in guardia la Casa Bianca
rispetto alle operazioni pianificate dalla CIA e da alleati di Washington con i
jihadisti. Stava commentando uno dei suoi rapporti recentemente declassificati [5] che annuncia la creazione di Daesh [6].

Infine, nel dicembre 2015, l”ex Segretario della Difesa,
Chuck Hagel, ha dichiarato che la posizione della Casa Bianca sulla Siria
screditava il presidente Obama [7].

La rimozione del presidente democraticamente eletto della Siria è un
obiettivo di guerra dei falchi liberali e dei neoconservatori. La sua
neutralizzazione comporterebbe la caduta del regime come il linciaggio di
Muammar el-Gheddafi ha immerso la Libia nel caos. Per contro, non si può
salvare i siriani senza sostenere il loro presidente, Bashar al-Assad.

In che modo i
militari hanno cercato di aiutare la Siria

Secondo Hersh, nel 2013, lo stato maggiore statunitense
avrebbe fatto conoscere ai suoi omologhi siriani le quattro esigenze di Washington
per cambiare politica:

la Siria dovrebbe impedire a Hezbollah di attaccare
Israele;

essa dovrebbe riprendere i negoziati con Israele per
risolvere la questione del Golan;

dovrebbe accettare la presenza di consiglieri militari
russi;

infine, dovrebbe impegnarsi a svolgere nuove elezioni,
alla fine della guerra, autorizzando una larga frangia dell”opposizione a
parteciparvi.

Ciò che sorprende nella
lettura di queste quattro condizioni è sia la totale mancanza di conoscenza
della politica mediorientale che hanno i militari statunitensi, sia la loro
volontà di imporre condizioni che non lo sono e che pertanto saranno
immediatamente accettate da Damasco.
A meno che non si tratti di
suggerimenti al presidente al-Assad affinché riesca a far evolvere il suo
omologo statunitense.

In primo luogo,
Hezbollah è una rete di resistenza all”occupazione israeliana che si è creata
in Libano come reazione all”invasione del 1982. Non era inizialmente inquadrata
dai Guardiani della Rivoluzione iraniani, sebbene debba molto ai Basij, bensì
dall”Esercito arabo siriano. Si rivolse all”Iran solo dopo il ritiro
dell”esercito siriano dal Libano, nel 2005. E ancora, in occasione della guerra
israelo-libanese del 2006, il ministro della difesa siriano era segretamente
presente sulla linea del fronte per monitorare il trasferimento del materiale.
Oggi, lo sciita Hezbollah e il laico Esercito arabo siriano combattono insieme,
sia in Libano e Siria, contro i jihadisti che Israele sostiene, tanto sul piano
aeronautico quanto in campo medico.

Dal 1995 (Wye
River) al 2000 (Ginevra), il presidente degli Stati Uniti Bill Clinton
organizzò negoziati tra Israele e Siria. In definitiva, tutto fu negoziato in
modo equo, anche se la delegazione israeliana barava ascoltando le
conversazioni telefoniche dei presidenti di USA e Siria [8].
La pace avrebbe potuto e avrebbe dovuto essere firmata, se e soltanto se il
primo ministro israeliano Ehud Barak non si fosse rifiutato all”ultimo momento,
come testimoniato dal Presidente Clinton nelle sue memorie [9].
Bashar Al-Assad, di propria iniziativa, riprese le trattative, questa volta in
via indiretta tramite la Turchia. Ma si interruppe quando Israele violò
gravemente il diritto internazionale, affrontando in acque internazionali la
“Freedom Flotilla”. La Siria desidera ancora riprendere e concludere
tali negoziati, ed è la parte israeliana, solo quella, che si rifiuta.

Per quanto
riguarda le relazioni militari tra Damasco e Mosca, esse risalgono al periodo
sovietico e sono state più o meno interrotte all”epoca di Boris Eltsin. Nel
2005, Assad si recò in Russia per rinegoziare il debito contratto con l”URSS.
Offrì allora al Cremlino 30 km di costa per allargare il porto militare di Tartus,
ma i russi, il cui esercito si trovava in piena riorganizzazione, non erano
interessati. Prima della Conferenza di Ginevra (giugno 2012), il consigliere
per la sicurezza nazionale, Hassan Tourekmani, propose ai russi di schierare
dei “Colbacchi blu” in territorio siriano per stabilizzare il paese.
Il Cremlino, osservando l”attività della CIA e l”afflusso di jihadisti da tutto
il mondo musulmano, comprese un po” più tardi che la guerra era solo una prova
generale prima di passare al Caucaso. Vladimir Putin dichiarò che la Siria era
“questione interna russa” e prese l”impegno di schierarvi il suo
esercito. Se nulla è successo nel 2013 e nel 2014, non è perché la Russia abbia
cambiato idea, ma perché ha preparato le sue forze, in particolare attraverso
la messa a punto di nuove armi.

Infine, la
Repubblica araba siriana ha proceduto, nel maggio 2014, a delle elezioni
presidenziali qualificate come eque e democratiche da tutte le ambasciate a
Damasco. Sono gli europei che, in violazione della Convenzione di Vienna, hanno
impedito a centinaia di migliaia di profughi di parteciparvi. E sono sempre
loro ad aver convinto vari gruppi di opposizione a non presentare candidati.
Assad, che ha largamente vinto queste elezioni, è pronto a rimettere in gioco
il suo mandato, in anticipo, alla fine della guerra. Con un semplice voto
dell”Assemblea, la Repubblica potrebbe accogliere le candidature degli esiliati
siriani, ad eccezione di coloro che hanno collaborato con i Fratelli Musulmani
o con le loro organizzazioni armate (Al Qa”ida, Daesh, ecc).

I militari USA
non vogliono essere presi per dei neo-conservatori

Poco prima di lasciare l”incarico, il generale Martin
Dempsey aveva fatto nominare il colonnello James H. Baker come Direttore
dell”Office of Net Assessment, ossia presso l”ufficio responsabile per la
prospettiva e la strategia del Pentagono [10].
Ora, Baker è noto per essere sia giusto, che razionale e ragionevole, l”esatto
contrario dei discepoli di Leo Strauss. Benché Seymour Hersh non lo citi nel
suo articolo, crediamo di percepire la sua impronta sulla posizione dello stato
maggiore USA.

In ogni caso, l”articolo di Seymour Hersh attesta la
disponibilità dello stato maggiore statunitense a distinguersi sia dalla Casa
Bianca sia dai falchi liberal come i generali David Petraeus e John Allen; un
modo come un altro per sottolineare che, nel contesto attuale, il presidente
Obama non ha più motivo alcuno di persistere nelle ambiguità alle quali è stato
costretto negli ultimi tre anni.

Da ricordare

– Nel corso degli ultimi mesi, la
Rand Corporation (principale think-tank
del complesso industriale militare), l”ex direttore della Defense
Intelligence Agency Michael T. Flynn, l”ex presidente del comitato dei capi
di stato maggiore Martin Dempsey, e l”ex Segretario della Difesa Chuck Hagel
hanno messo in discussione le contraddizioni e le esitazioni della Casa
Bianca.

– L”intelligentsia militare USA contesta la politica ereditata
dall”era Bush di confronto con la Russia. Richiede una collaborazione in
Siria e in Ucraina, nonché una ripresa delle redini su degli alleati che
dovrebbero essere la Turchia, l”Arabia Saudita e il Qatar.

– Per gli ufficiali superiori USA (1)
occorre sostenere il presidente Assad che deve vincere e restare al potere;
(2) occorre agire con la Russia contro Daesh; (3) occorre sanzionare la
Turchia, che non si comporta come un alleato ma come un nemico; (4) infine,
occorre smettere di immaginare che esistano dei ribelli moderati siriani e
nascondersi dietro questa fantasia per lasciare che la CIA sostenga i
terroristi.

NOTE

[1] “Military to
Military. US intelligence sharing in the Syrian war
”, Seymour M. Hersh,
London Review of Books, Vol. 38, No. 1, January 7, 2016.

[2] «Obama ce l’ha
ancora una politica militare?
», di Thierry Meyssan, Megachip, Rete Voltaire, 1°
dicembre 2014.

[3] «Ash Carter assume un
team di consulenti della SDB
», Rete Voltaire, 26 dicembre 2014.

[4] Alternative
Futures for Syria. Regional Implications and Challenges for the United States
, Andrew M. Liepman,
Brian Nichiporuk, Jason Killmeyer, Rand Corporation, October 22, 2014.

[6] «Le renseignement militaire états-unien et la Syrie», par W. Patrick Lang, Centre français
de recherche sur le renseignement (CF2R), Réseau
Voltaire
, 21 décembre 2015.

[7] “Hagel: The White House tried to destroy me”, Dan de Luce,
Foreign Policy, December 18, 2015.

[8] Cursed Victory: A History of Israel and
the Occupied Territories
(Vittoria maledetta: Storia di Israele e dei territori
occupati), Ahron Bregman, Penguin, 2014 (Traduzione disponibile unicamente in
tedesco).

[9] My Life,
Bill Clinton, Knopf Publishing Group, 2004.

[10] «Ashton
Carter nomina il nuovo stratega del Pentagono
», Rete Voltaire, 3 giugno
2015.

Thierry Meyssan, 27 dicembre
2015.

Traduzione a cura di Matzu Yagi

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