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Verso una nuova guerra in Libano

'Di nuovo preda per Israele. Dopo la sconfitta siriana il partito coloniale cerca nuovi obiettivi. Una seconda guerra civile è evitabile, difficile evitare un''invasione.[T.Meyssan]'

Verso una nuova guerra in Libano
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14 Marzo 2016 - 22.44


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«Sotto i nostri
occhi» – Cronaca di politica internazionale n°172

di Thierry Meyssan.

Dal
maggio 2008, il Libano non rispetta più la propria costituzione e non ha più un
bilancio. Il paese, oggi alla deriva, è ridiventato una facile preda per
Israele. Il fallimento dell”operazione contro la Siria ha portato il partito
coloniale a cercarsi un nuovo obiettivo. Sebbene una seconda guerra civile possa
ancora essere evitata, sarà difficile evitare una nuova invasione.

Michel Sleiman fu eletto, il 25
maggio 2008, dalla Camera dei deputati in violazione della Costituzione
libanese (articolo 49 vieta a un alto funzionario di essere eletto meno di due
anni prima di lasciare l”ufficio). Non fu insediato dal suo predecessore, Emile
Lahoud, ma dall”emiro del Qatar, alla presenza del rappresentante della ex
potenza coloniale francese, Bernard Kouchner, seduti non sul podio, ma fra i
banchi del governo.

BEIRUT (Libano) – Dall”accordo di Doha e l”elezione incostituzionale di Michel Sleiman alla carica di
presidente, nel 2008, il Libano non aveva conosciuto alcun evento politico di
rilievo fino allo scorso agosto. Nel corso dei sette mesi trascorsi da allora,
il paese è stato scosso, in occasione della “crisi dell’immondizia”, da manifestazioni in grado di
portare a una seconda “Rivoluzione dei Cedri”, poi da una crisi di fiducia con l”Arabia Saudita e
i suoi alleati, infine da una chiamata in causa internazionale a carico di Hezbollah. Tre eventi che,
presi isolatamente, sembrano spiegarsi da soli senza dover sfociare in
nient’altro. Eppure…

Una puzza pestilenziale in molti
comuni del Libano in cui l”immondizia non viene più raccolta.

Nel mese di agosto 2015, è cominciata improvvisamente la «crisi dei rifiuti»:
lo Stato non è riuscito a rinnovare il contratto di raccolta dei rifiuti da
parte della società Sukleen. In
pochi giorni, tutto il paese è diventato un’enorme discarica, via via che i rifiuti
si accumulavano lungo le strade. Ne sono scaturite delle dimostrazioni che
accusavano il governo di negligenza. Presto migliaia di manifestanti gridavano
nel centro della capitale che i politici stessi erano spazzatura, dediti a
saccheggiare lo Stato a spese dei cittadini. Certi media evocavano un inizio di
rivoluzione colorata paragonabile alla “Rivoluzione dei Cedri”
organizzata dagli Stati Uniti dopo l”assassinio dell”ex primo ministro Rafik Hariri; altri media evocavano un’estensione
della “primavera araba” [1].

In definitiva, la furia popolare si è spenta poiché il sistema comunitario
unico del Libano – imposto dalla Francia – vincola ciascun cittadino alla propria
comunità religiosa e gli impedisce di prendere posizione sulle questioni
nazionali.

Tuttavia, sette mesi più tardi, la crisi dei rifiuti non è ancora risolta.
Certo, la capitale e le grandi città sono pulite, ma in molte regioni, la
spazzatura si accumula diffondendo un odore nauseabondo. La persistenza e la
diffusione di questo problema hanno gravi
conseguenze per la salute pubblica
. I virus si diffondono e quasi tutti i
libanesi episodicamente s’ammalano. E tutto ciò determina anche conseguenze
economiche. Di fatto, il turismo, la
principale fonte di reddito ufficiale del paese è in forte calo.

La terrazza del Petit Café di Beirut, di fronte alla
scogliera, è vuota. I clienti del Golfo hanno disertato.

La seconda crisi è iniziata con la cancellazione
della donazione saudita di 3 miliardi di dollari
all”esercito libanese [2].

In realtà, questo “dono” era la rimunerazione versata all”esercito
libanese per distruggere la testimonianza di Majed al-Majed, che l’esercito aveva arrestato durante il suo trasporto
in ambulanza, il 26 dicembre 2015. Il famoso terrorista era il rappresentante del
principe Bandar bin Sultan nel Levante. Era sospettato di conoscere
personalmente tutti i politici che segretamente sostengono i jihadisti. La sua
testimonianza avrebbe seriamente messo in difficoltà il regno saudita. L”uomo ebbe
la buona idea di morire dopo pochi giorni di detenzione senza che la sua
testimonianza dettagliata fosse registrata [3].

Per giustificare l”annullamento del suo “dono”, Riad ha evocato
la reazione libanese all”esecuzione dello sceicco Nimr al-Nimr Baqr. Il 2 gennaio 2016, la petro-dittatura aveva
infatti decapitato il leader della sua opposizione. Orbene, si dà il caso che
questa persona fosse un religioso sciita, il che ha sollevato un”ondata di
indignazione presso tutte le popolazioni sciite del mondo, incluso il Libano [4].

L”Arabia Saudita ha mobilitato i suoi alleati per far valere il proprio
diritto assoluto di uccidere tra i suoi sudditi chiunque voglia, mentre il
Libano se ne stava prudentemente sulla difensiva. Riad ha deciso di vedere in questo
atteggiamento una forma di ingratitudine rispetto ai miliardi versati per anni a
sostegno del ‘14 marzo’, ossia la coalizione dei partiti comunitari libanesi che
collaboravano con Israele.

Soprattutto, Riad ha deciso di
affondare l”economia libanese
proibendo ai suoi sudditi di recarsi in
Libano e estendendo tale divieto al Bahrein e agli Emirati. Una volta privato il
Libano dei suoi turisti del Golfo, le imprese e le banche sono immediatamente entrate
in recessione.

Al-Manar è l”unico mezzo di
comunicazione di cui disporrebbe la resistenza libanese in caso di aggressione
israeliana. Durante la guerra del 2006, Hezbollah è stato in grado di farla
funzionare, nonostante i massicci bombardamenti delle forze armate israeliane. Nel
caso venisse spezzata quest’antenna, solo la versione occidentale dei fatti sarebbe
conosciuta.

La terza crisi è quella che riguarda Hezbollah.
Questa rete di resistenza
all”occupazione israeliana
si è gradualmente trasformata in un partito politico e partecipa al
governo. Principalmente sostenuto dalla Siria
nel periodo 1982-2005, si è rivolto progressivamente all’Iran dopo la partenza dell’Esercito siriano arabo dal Libano. Nel
periodo 2006-2013, riceve un notevole arsenale dalle Guardie Rivoluzionarie Iraniane. Tuttavia, a seguito dell”elezione dello
sceicco Hassan Rohani in Iran,
Hezbollah si sta preparando a una rottura e sviluppa proprie fonti di finanziamento appoggiandosi sulla diaspora
libanese e/o sugli sciiti all”estero, principalmente in Africa e in America
Latina. Dopo la firma dell”accordo 5+1 con l”Iran, il 14 luglio 2015, Hezbollah
si impegna contro i jihadisti a fianco
dell”Esercito arabo siriano, intanto che a poco a poco prende le distanze da
Teheran.

Il 16 dicembre 2015, il Congresso
degli Stati Uniti
ha approvato all”unanimità una legge che vieta alle banche
di lavorare con Hezbollah o con organi legati alla resistenza libanese
e mirante
a tagliare la diffusione del canale televisivo Al-Manar [5].

Questo testo ne consolida un”altro risalente al 2014. Immediatamente il Tesoro
ha imposto sanzioni contro Youssef Ali
Sharara
, amministratore delegato della società Spectrum Investment Group, accusato di partecipare al
sistema di finanziamento della Resistenza [6].

La legge statunitense è stata seguita da una risoluzione del Consiglio di
cooperazione del Golfo, poi dei ministri degli Interni e degli Esteri della
Lega Araba che qualificano Hezbollah come un “movimento terrorista“.

Il dispositivo è ormai completo: l”economia libanese è rovinata e il
principio di Resistenza all”occupazione israeliana è assimilato al terrorismo. Il
canale televisivo Al-Manar non dovrebbe più essere accessibile da NileSat e ArabSat, limitando considerevolmente il suo pubblico.

Due opzioni sono ora possibili per Washington e Tel Aviv: o una guerra convenzionale, come nel 2006, oppure
– cosa più semplice e discreta – una guerra
civile
, come quella che il Libano ha conosciuto dal 1975 al 1990. L”ultimo
presidente costituzionale del Libano, Emile
Lahoud
, fa appello a una riforma
immediata della legge elettorale
, in modo che il prossimo parlamento non sia
rappresentativo delle comunità religiose, ma della popolazione. Questo è
l”unico modo per evitare la guerra civile.

NOTE

[1] «Au Liban, une manifestation populaire pour “la
chute du régime”
»,
par Thierry Meyssan, Réseau Voltaire, 24 août 2015.

[2] «L’Arabie saoudite annule son don de 3 milliards au
Liban
»,
Réseau Voltaire, 20 février 2016.

[3]Silenzio
e tradimento da 3 miliardi di dollari
“, di Thierry Meyssan, Rete Voltaire, 17 gennaio 2014.

[4] «La mort du cheikh El-Nimr fait vaciller le régime des
Saoud
»,
par André Chamy, Réseau Voltaire, 3 janvier 2016.

[5] “Hezbollah
International Financing Prevention Act of 2015 (H.R.2297)
”,
Voltaire Network, 16 December 2015.

[6] «Treasury
Sanctions Hizballah Financier and His Company
»,
US Department of the Treasury, January 7, 2016.

Thierry Meyssan, 14
marzo 2016.

Traduzione a cura
di Matzu Yagi.

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