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Che cosa accadrebbe se Washington rinunciasse al jihad?

Trump non sembra in grado di dare ordini di passare all’attacco alle sue truppe fino a quando non avrà trovato e sigillato delle nuove alleanze. [Thierry Meyssan]

Che cosa accadrebbe se Washington rinunciasse al jihad?
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20 Marzo 2017 - 09.00


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«Sotto i nostri occhi» – Cronaca di politica
internazionale n°228

di Thierry Meyssan.

La volontà del presidente Trump di combattere
Daesh e porre fine al terrorismo internazionale è estremamente difficile da
attuare. Infatti, danneggia gli Stati che l’hanno organizzato e comporta un
riorientamento della politica internazionale. Il nuovo presidente statunitense
non sembra in grado di dare ordini di passare all’attacco alle sue truppe fino
a quando non avrà trovato e sigillato delle nuove alleanze.

DAMASCO (Siria) – L”opposizione che incontra il presidente Donald Trump è
così forte che il piano di lotta contro Daesh, che sarà presentato il 22 marzo
al vertice della Coalizione a Washington, non è ancora pronto. La sua linea
politica è ancora sfocata. Solo l”obiettivo dell’eradicazione del jihadismo è
stato messo agli atti, ma nessuna delle sue implicazioni è stata risolta.

Il generale Joseph Votel, capo del CentCom, non ha ancora presentato le
opzioni sul campo. Dovrebbe farlo solo ai primi di aprile.

Sul terreno, si è quindi limitati alla condivisione delle informazioni tra
gli statunitensi da un lato, i russi e gli iraniani dall”altro. Per mantenere
le cose come sono, le tre potenze hanno convenuto di prevenire uno scontro tra
turchi e curdi. E dei bombardamenti intensi sono condotti contro al-Qa’ida in
Yemen e contro Daesh in Iraq. Ma nulla di decisivo. L’attesa è d’obbligo.

In nome e per conto di Londra e Washington, l”arma del terrorismo
internazionale è gestita dalla Lega islamica mondiale fin dal 1962. Essa
comprende sia la Confraternita dei Fratelli Musulmani (composta da arabi) sia l’Ordine
della Naqshbandiyya (composto principalmente da turco-mongoli e caucasici).

Fino alla guerra dello Yemen, il bilancio militare della Lega era più
importante di quello dell”esercito saudita, di modo che la Lega risulta essere
il primo esercito privato del mondo, distaccando di gran lunga persino Academi/Blackwater.
Benché si tratti solo di un esercito di terra, è tanto più efficace in quanto la
sua logistica dipende direttamente dal Pentagono e dispone di numerosi combattenti
suicidi.

Questa è la Lega – vale a dire i Saud – che fornì a Londra e Washington il
personale che organizzò la seconda “Grande Rivolta Araba” nel 2011,
sul modello di quella del 1916, ma sotto il nome di “Primavera
araba”. In entrambi i casi, si è trattato di fare affidamento sui
wahhabiti per ridefinire i confini regionali a beneficio degli anglosassoni.

Non si tratta quindi semplicemente di abbandonare l”arma del terrorismo, ma
anche:

– Di rompere l”alleanza tra Londra
e Washington per il controllo del Medio Oriente allargato;

– privare l”Arabia Saudita e la
Turchia dell”arma che sviluppano per conto di Londra e Washington da mezzo
secolo in qua;

– determinare il futuro del Sudan,
della Tunisia e della Libia.

Inoltre, occorre anche trovare un accordo con la Germania e la Francia che hanno
ospitato i dirigenti della Fratellanza dal 1978 e hanno finanziato il jihad.

Già ora, vediamo che il Regno Unito non ci sente da quest’orecchio. Si
scopre che è stato il GCHQ (servizio di intercettazione satellitare britannico)
ad aver sottoposto la Trump Tower a intercettazioni durante la campagna
elettorale e il periodo di transizione. Mentre, secondo l”agenzia giordana
Petra, l”Arabia Saudita ha finanziato segretamente un terzo della campagna
elettorale di Hillary Clinton contro Donald Trump.

Questo è il motivo per cui il presidente Trump sembra cercare nuovi alleati
per permettergli di imporre un tale cambiamento.

Sta ora organizzando un incontro con il presidente Xi Jinping, durante il
quale potrebbe pianificare l”adesione del suo paese alla Banca per gli
investimenti cinese. Metterebbe allora i suoi alleati davanti a un fatto
compiuto: se gli Stati Uniti partecipassero alla costruzione delle Via della
Seta, diventerebbe impossibile nel Regno Unito, in Arabia Saudita e in Turchia,
in Germania e in Francia, continuare il jihad in Iraq, in Siria e in Ucraina.

Fonte:
Al-Watan (Siria)

Traduzione
a cura di Matzu Yagi

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