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Lo stile di Renzi

Una miscela fra Fanfani, Andreotti, Berlusconi e Vanna Marchi, con un tocco tamarro molto particolare. Veloce, ma poi tutto è fermo [Aldo Giannuli]

Lo stile di Renzi
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29 Luglio 2014 - 14.43


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di Aldo Giannuli.

Questo Presidente del Consiglio ha uno
stile molto personale: una miscela fra Fanfani, Andreotti, Berlusconi e
Vanna Marchi, con un tocco tamarro molto particolare. Di Fanfani ha
l’attivismo frenetico e fine a sé stesso, ma non l’ideazione politica;
di Andreotti il cinismo, ma non la raffinata perfidia; di Berlusconi
l’ineguagliabile faccia tosta, ma non il tempismo (essere frenetici non
significa necessariamente essere tempisti). Di Vanna Marchi ha la
comunicativa dell’imbonitore televisivo, ma gli manca….gli manca… No: mi
pare che non manchi nulla. Quanto al coefficiente di tamarraggine, fate
voi.

La cifra stilistica vantata è quella
della velocità: Renzi è veloce, fa in un mese quello che altri non hanno
fatto in venti anni. Poi dopo un mese, due mesi, tre mesi non è
successo niente? Non c’è problema: annunciamo un’altra “riforma” che
faremo nel mese prossimo. In realtà lui è un grande illusionista, sa
creare come nessun altro l’illusione di un attivismo insonne e
turbinoso. E questo tratto si confonde con quello dell’arroganza del
provinciale toscano che, però, è di più di quel che sembra.

In lui l’arroganza non è solo un aspetto
del tratto personale più o meno sgradevole, è di più: è una forma di
comunicazione politica ed uno strumento di governo. In questo modo lui
dà l’immagine del leader diverso dagli altri, informale, sbrigativo,
deciso (e pazienza se questo comporta un discreto tasso di
maleducazione). Ma è anche un modo per dribblare gli avversari. Se ci
fate caso, non risponde mai nel merito alle obiezioni rivoltegli, ma
punta solo a squalificare l’interlocutore: contesti argomentatamente le
sue idee di riforma?  Sei contro le riforme, sei un gufo, sei contro il
cambiamento e vuoi lasciare tutto com’è.

Trovi discutibili il suo modo di porsi verso la Ue? Sei antitaliano, indebolisci la posizione del paese verso la Merkel.

Critichi le sue posizioni troppo morbide verso Israele, anche di fronte al massacro di Gaza? Sei antisemita.

Non condividi la scelta della Mogherini
come mister Pesc o ti scappa da ridere di fronte alla candidatura della
Pinotti al Quirinale? Sei misogino, non vuoi l’affermazione delle donne
in politica.

E via di questo passo attingendo a piene
mani a quell’immenso serbatoio di stupidità che è il “politicamente
corretto”, una delle grandi patologie del nostro tempo.

Abilissimo a sfruttare qualche gaffes di
suoi avversari come quando Mineo disse che gli sembrava un autistico:
“lascia stare i ragazzi autistici, che sono il dramma di migliaia di
famiglie, prenditela con me” …Come se Mineo, al di là della scelta del
termine, se la fosse presa con qualche altro.

Con questa tecnica, da giullare
fiorentino, riesce sia a mascherare la sua ben modesta cultura, sia ad
evitare un dibattito politico reale che non saprebbe reggere. Tutto
diventa una questione di velocità o lentezza, di decisione o
immobilismo, senza mai entrare nel merito delle riforme proposte che, in
fondo, potrebbero anche essere sbagliate. Ma questo è un dubbio che non
lo sfiora, anzi, Renzi proprio non ha dubbi mai.

Il suo stile da leder carismatico alla
“ribollita”, è il prodotto dell’innesto delle due culture politiche
originarie del Pd: quella democristiana e quella pcista. Dallo scudo
crociato ha ereditato l’ipocrisia, l’assoluta slealtà sino ai limiti del
cannibalismo (l’altro democristiano, Enrico Letta, ne sa qualcosa);
dalla radice pcista ha ereditato lo stalinismo -che delegittima e
criminalizza ogni dissenso- e la faziosità spinta sino al limite
dell’assoluta disonestà intellettuale.

Dalla Dc non ha ereditato il senso della
mediazione (che non saprebbe fare). Dal Pci non ha ereditato il senso
strategico della politica. E questo sarebbe il nuovo che il Pd ci
propone… Caramba che sorpresa!

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