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Confronta come Obama ha reagito alle morti di re Abdullah e Chávez

'Il grande giornalista Glenn Greenwald invita i lettori a confrontare due necrologi che spiegano tutto sull''ipocrisia della Casa Bianca e dell''Impero su democrazia e diritti'

Confronta come Obama ha reagito alle morti di re Abdullah e Chávez
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24 Gennaio 2015 - 21.04


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di Glenn Greenwald.

Hugo Chávez fu eletto presidente del Venezuela quattro volte dal
1998 al 2012 e fu ammirato e sostenuto da una larga maggioranza di
cittadini di quel paese, in gran parte a causa delle sue politiche che hanno aiutato
i poveri
.

Re Abdullah è stato un dittatore
e tiranno
che guidava uno dei regimi
più repressivi
del pianeta.

Le lodi
affettuose
con cui è stato ricolmato il brutale despota saudita
in
Occidente
da media
e personaggi politici è stato a dir poco nauseante; il governo del
Regno Unito, che si auto-eleva quotidianamente a impartire lezioni al
mondo sulla democrazia, in realtà ha
ordinato
di mettere le bandiere a mezz”asta per tutto il giorno
per onorare questo ripugnante monarca. Il mio collega di Intercept,
Murtaza Hussain, ha scritto un eccellente articolo su tutto
questo spettacolo, con un vero e proprio necrologio, qui.

Voglio solamente concentrarmi su un solo aspetto: un confronto fra
la dichiarazione del presidente Obama pronunciata nel 2013 in morte
del presidente Chávez e quella che ha rilasciato oggi in merito al
sovrano saudita. Ecco l”intera dichiarazione di Obama su Chávez
(segnalatami da Sami
Khan
):

Trad.: «In
questo momento difficile legato al decesso del presidente Hugo
Chavez, gli Stati Uniti ribadiscono il loro sostegno al popolo
venezuelano nonché il loro interesse a sviluppare un rapporto
costruttivo con il governo venezuelano. Nel momento in cui il
Venezuela inizia un nuovo capitolo della sua storia, gli Stati Uniti
restano impegnati in politiche che promuovano i principi democratici,
lo Stato di diritto e il rispetto dei diritti umani.
»

Ora qui potete leggere quello diffuso oggi per Abdullah:

Trad.: «È
con profondo rispetto che esprimo
le mie condoglianze personali e il cordoglio del popolo americano
alla famiglia di re Abdullah bin Abdulaziz e al popolo dell”Arabia
Saudita.

La vita di re Abdullah ha abbracciato un”era
che va da prima della nascita della moderna Arabia Saudita fino al
suo emergere quale forza cruciale all”interno dell”economia globale e
un ruolo guida tra le nazioni arabe e islamiche. Egli ha intrapreso
passi coraggiosi nel portare avanti l”iniziativa di pace araba, uno
sforzo che gli sopravviverà quale contributo duraturo alla ricerca
della pace nella regione. In patria, la visione del re Abdullah è
stata dedicata alla formazione del suo popolo e a un maggiore impegno
verso il mondo.

Mentre i nostri paesi lavoravano insieme per
affrontare molte sfide, ho sempre apprezzato il punto di vista di re
Abdullah e son stato grato della nostra amicizia autentica e
calorosa. Come leader, egli è stato sempre sincero e ha avuto il
coraggio delle proprie convinzioni. Una di queste convinzioni è
stata la sua fede incrollabile e appassionata nell”importanza delle
relazioni Statunitensi-Saudite per costituire la forza necessaria
alla stabilità e alla sicurezza in Medio Oriente e non solo. La
vicinanza e la forza del partenariato tra i nostri due paesi è parte
dell”eredità di re Abdullah.

Che Dio gli conceda la pace.»

Una differenza evidente tra i due leader è che Chávez è stato
eletto mentre Abdullah non lo è stato. Un”altra è che Chávez usava
le risorse petrolifere nazionali per
cercare di migliorare
la vita delle persone più povere della
nazione, mentre Abdullah usava le sue per arricchire ulteriormente
gli oligarchi sauditi e le élite occidentali. Un altra ancora è che
la gravità delle violazioni dei diritti umani e il militarismo di
Abdullah fanno sì che Chávez appaia in confronto come Gandhi.

Ma quando si tratta dei discorsi politici e mediatici occidentali,
l”unica
differenza che conta
è che Chávez era un avversario degli USA,
mentre Abdullah era un fedele alleato degli USA: il che, di per sé
ai fini dei media USA e britannici, trasforma il primo in un mostro
malvagio e il secondo in un amato simbolo di pace, riforma e
progresso. Prendiamo uno fra gli innumerevoli esempi: lo scorso anno,
il primo ministro britannico David Cameron – letteralmente il
migliore e più affidabile amico di dittatori
al mondo dopo Tony
Blair – si è alzato in Parlamento per rispondere alle
interrogazioni del parlamentare britannico George Galloway e ha
dichiarato: «di una cosa siamo
certi: ovunque ci sia un brutale dittatore arabo nel mondo,
egli godrà del sostegno di [Galloway]»;
ieri sera, lo stesso David Cameron si
autodefiniva
«profondamente
rattristato» e sosteneva
che il re saudita sarebbe stato ricordato per il suo «impegno
per la pace e per il rafforzamento della comprensione tra le fedi.»

Ecco perché non si trova nessuno al di fuori dei canali americani
via cavo di notizie, dei think-tank washingtoniani, o della cricca
narcisistica londinese uscita da Oxford-Cambridge (Oxbridge,
nell”originale, NdT) che faccia altro che deridere con
disprezzo e cupo divertimento gli Stati Uniti e il Regno Unito
quando si
pavoneggiano impettiti
come difensori della libertà e della
democrazia. Solo in tali circoli segnati da tribalismo, sciovinismo e
propaganda una simile sbobba indigesta viene presa davvero sul serio.

Per inviare email all”autore: glenn.greenwald@theintercept.com

Traduzione per Megachip a cura di Pino Cabras.

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