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Caos razziale a Baltimora: prove generali per USA 2016

In USA 100 volte più probabile essere uccisi da un poliziotto che in Europa. Un sistema vessatorio senza pari che le statistiche omettono. Rivolta e reazione [Pino Cabras]

Caos razziale a Baltimora: prove generali per USA 2016
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28 Aprile 2015 - 22.44


ATF

di
Pino Cabras
.

Stava durando a lungo, il silenzio dei media nostrani dagli USA, che di solito riportano ogni piccolo soffio dal
loro baricentro americano. Eppure hanno bucato per giorni una notizia di gran peso:
un”importante città statunitense, Baltimora, vive ore di tensione
drammatica dopo l”ennesimo episodio di violenza poliziesca,
l”assassinio di Freddy Gray, un 25enne troppo poco bianco per gli
standard della polizia d”oltreoceano. I nostri media, che cercano brutalità
poliziesche solo ad Est, provano a non accorgersi di
quel che accade a Ovest, né mettono in primo piano le esplosioni di rabbia che
una folla inferocita di baltimoriani sta rivolgendo a ogni livello di
autorità in risposta all”ennesima goccia di sangue che fa traboccare
il vaso afroamericano. 




La Repubblica on line, per esempio, ha ammortizzato la notizia puntando tutto sul buffo video che mostra un”energica Big Mama prendere a ceffoni il figlio adolescente che partecipa alla sedizione. Il risultato è che il lettore sa poco della sedizione e si immerge nella melassa della “nuova icona social della rivolta”, senza nemmeno accedere allo hashtag autenticamente social del momento, #BaltimoreRiots.



A volerle vedere, c”erano ben altre potenti icone. Come
ci fa notare il blogger Zeroconsensus, i manifestanti si sono impadroniti perfino del
municipio cittadino, ammainando la bandiera americana con i suoi
tipici colori blu e rosso per issarne una dove i colori sono
sostituiti dal nero. 

Provo a immaginare una scena simile in una metropoli russa, e immagino quale sarebbe stata la copertura dei nostri media.



Secondo
una recente statistica, oltre tremila
persone sono state uccise dalla polizia statunitense a partire da
maggio 2013
, con una tendenza all”aumento degli episodi, punta
dell”iceberg di un sistema vessatorio diffuso. Per rendersi conto di quanto questo sistema sia abnorme, si consideri che in Regno Unito nel 2013 la polizia non ha ucciso nessuno in un conflitto a fuoco, nel 2012 solo un individuo. The Economist calcola grosso modo che un cittadino britannico ha cento volte meno probabilità di un cittadino americano di essere ammazzato da un poliziotto. I dati europei non si discostano di molto. Questo tremendo calcolo di probabilità in USA ha un”ulteriore distorsione: gli afroamericani sono poco meno del 13 per cento della popolazione, ma sono il 37 per cento delle vittime di uccisioni “legalmente giustificate”. Finisce qui? Macché. Frida Ghitis, in un editoriale sul sito della CNN, spiega che il concetto di 
uccisioni “legalmente giustificate” contiene un”enorme rimozione, per la quale nessuna agenzia federale vuole fare uno straccio di statistica, ossia: quante sono le uccisioni che non sono legalmente giustificate? L”FBI compila soltanto le statistiche che le inviano volontariamente appena 750 su 17.000 agenzie incaricate di far rispettare la legge. E le altre 16.250 agenzie che volontariamente non inviano nulla? Gli studiosi di criminologia analizzano in dettaglio queste discrepanze, sollevando di qualche migliaio il già spaventoso numero dei morti. In pratica, anche il Washington Post ha descritto una nuova strana forma di Segreto di Stato: il non voler sapere. Che poi significa il non voler far sapere un ritratto spiacevole del potere in America.

Ecco perché nelle dure
manifestazioni di piazza sono tanti i giovani afroamericani che
tengono un cartello: “Am I The Next?” (
“sono
io il prossimo?”
,
ndt)




A
Baltimora non bastano più nemmeno gli agenti in tenuta antisommossa. Bande numerose – composte sia da adolescenti sia da rivoltosi adulti –
lanciano ogni tipo di oggetto anche sulla nuova generazione di agenti
vestiti come Robocop, mentre rifiutano ogni tardiva offerta di
dialogo. La polizia fa largo uso di lacrimogeni e proiettili di gomma, con centinaia di arresti e coprifuoco notturno (per i minorenni addirittura anche diurno), intanto che 
i grossi ipermercati e anche la University of Maryland serrano i loro cancelli .


Eppure,
non parliamo certo di una città degradata come Detroit, né di un
ghetto di New Orleans, ma di una metropoli fra le più prospere degli
USA. Il biotech e l”elettronica militare a Baltimora hanno a
disposizione catene brevettuali e centri di ricerca che assicurano
lavoro e investimenti di qualità, all”avanguardia nel mondo. 

Cosa dimostra questo fatto? 

Dimostra che il caos può accadere ovunque negli Stati Uniti, data la postura della polizia americana, ovunque la stessa, ovunque con il grilletto facile, tanto nelle città scoppiate quanto nelle città in boom. 

Anche le autorità si sono accorte che la
tenuta dell”ordine pubblico non regge alle condizioni attuali. Né
tanto meno reggerebbe di fronte a un peggioramento dell”economia, ormai nell”ordine delle cose nonostante la vuota retorica sulla ripresa USA. In risposta, però, il potere non sceglie “più democrazia”, ma
“più tecnologia”, più SWAT, più Robocop
. Cioè una polizia più arcigna, invadente, militarizzata, meno capace di intelligence sociale, e perciò più pericolosa. Durante
l’esercitazione
militare
denominata
Jade
Helm 15

–
a
partire da metà luglio fino a metà settembre 2015 – agenti militari

si
mescoleranno alla popolazione civile e potranno identificare eventuali
“sacche ostili”.

Come
riassume L”Antidiplomatico, la cosa non è rassicurante: «
Nonostante
le smentite ufficiali dell’Esercito che esclude l’introduzione
della legge marziale negli USA, esistono dei
manuali operativi in proposito
e
uno è stato pubblicato nel 2006, utilizzato per un corso presso la
Scuola di Polizia Militare a Fort McClellan che fornisce le direttive
per
contrastare
eventuali insurrezioni civili
.» Intanto a Baltimora sono stati inviati migliaia di soldati della Guardia Nazionale, preceduti da un”avanguardia di decine di automezzi Humvees blindati.




Nei
due anni finali del mandato del primo presidente nero, Barack Obama,
la questione afroamericana ha tutta l”aria di dover pesare costantemente nella
nuova campagna elettorale, ormai iniziata. 

Il clima tuttavia non è
quello di una nuova stagione dei diritti civili, né a Baltimora né
altrove negli USA.
Il
sistema washingtoniano sembra pronto a usare questo clima incandescente per assecondare ogni nuovo salto
verso
l”aumento
dei mezzi di sorveglianza-controllo-repressione, in coerenza con
tutta la linea politica usata a partire dai mega-attentati dell”11 settembre
2001. Lo USA Patriot Act, le nuove leggi liberticide, e poi il sistema totalitario di sorveglianza rivelato dallo scandalo Datagate erano appena i primi assaggi di una nuova strategia della tensione.




[Le foto sono tratte dal quotidiano The Baltimore Sun, che ha assicurato un”eccellente copertura degli eventi]




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