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Sotto il peso della CO2

Scandalo Volkswagen: le emissioni di CO2 e il ruolo del commissario europeo Günther Oettinger. [Stefania Elena Carnemolla]

Sotto il peso della CO2
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23 Settembre 2015 - 19.34


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di Stefania Elena Carnemolla

Il re è nudo, o forse, sarebbe meglio dire, la regina. Dalla Cancelleria tedesca, la dama di Amburgo, che in Europa ordina e dispone, sa come piazzare i propri subordinati, incastrandoli nei gangli del potere che conta. Sospettando, abbiamo così aperto gli armadi della Cancelleria berlinese, da dove abbiamo tirato fuori lo scheletro di Günther Oettinger, politico della Cdu, stesso partito di Angela Merkel, dal 9 febbraio 2010 al 31 ottobre 2014 commissario per l’Energia sotto la presidenza del portoghese José Manuel Barroso, e, dal 1° novembre 2014, ora sotto la presidenza del lussemberghese Jean-Claude Juncker, commissario per l’Economia e società digitali.

Oettinger è l’uomo della Merkel a Bruxelles, ne esegue gli ordini, abbassando la testa quando le lobby tedesche bussano alla sua porta. Poco dopo le elezioni europee del 2014, Merkel, con una prassi insolita, scavalcando le istituzioni europee, lo nominò commissario all’Energia. Juncker, da presidente della Commissione, nell’assegnare i portafogli, scombinò i piani della cancelliera. Con lo scandalo Volkswagen che ora dopo ora rivela gli intrighi del potere di Berlino, il silenzio di Oettinger è assordante. È lui, il commissario europeo fondamentalmente contrario alla riduzione delle emissioni di CO2, è lui, l’uomo di Angela Merkel – negli archivi fotografici lui sempre accanto a lei, servile, ossequioso, prono – il complice di Volkswagen a Bruxelles.

Un orecchio amico, un esecutore fedele. La storia che vi raccontiamo era dentro l’armadio con il suo scheletro, ed è la storia della lettera che il 6 luglio 2012, mentre a Bruxelles si discuteva della riduzione delle emissioni di CO2, con documento da licenziare l’11 luglio – quelle Bozze di emendamento delle
precedenti direttive 520/2011 e 443/2009 sulle emissioni di vetture e
furgoncini
– che Oettinger inviò in risposta a quella, del 5 luglio, di Martin Winterkorn, amministratore delegato Volkswagen, oggi nella polvere per lo scandalo sui gas di scarico che sta travolgendo la casa automobilistica tedesca. A quel Winterkorn ossessionato, per le ricadute negative sul business, dalla riduzione delle emissioni di CO2. Una lettera con cui Winterkorn chiede a Oettinger di vigilare sulle nuove misure per paura dei danni a Volkswagen e a tutto profitto della concorrenza, con quelle automobili più piccole che “emettono meno anidride carbonica per chilometro”.

Il 6 luglio, rivolgendoglisi come “Signor Professor Winterkorn” e congedandosi da lui con “i migliori saluti da Bruxelles a Wolfsburg, tuo Günther Oettinger”, il commissario tedesco dirà che missione era stata compiuta, che i limiti di anidride carbonica non erano stati rafforzati per non “danneggiare Volkswagen” e, pertanto, di “non preoccuparsi troppo” e che solo “grazie al nostro impegno”, la “discussione sulle politiche dell’Unione Europea per le emissioni di CO2 delle autovetture” sarebbe avvenuta in “modo aperto e senza preconcetti”. E via libera nel frattempo alle case automobilistiche, in particolare alle grandi case automobilistiche, che avrebbero potuto “schivare” i limiti con la costruzione di un “paio di auto elettriche”, giusto per edulcorare il quantitativo di emissioni di CO2 dell’intera flotta.

Oggi il commissario tedesco che s’è adoperato affinché Volkswagen non fosse messa in condizioni di svantaggio dai nuovi vincoli sulle emissioni di biossido di carbonio per le autovetture, siede ancora nella stanza dei bottoni del potere di Bruxelles.

Servo del settore automobilistico e del nucleare, indifferente alle questioni ambientali, asservito a Berlino, queste le piogge di critiche della stampa tedesca su Oettinger. L’11 ottobre 2012 la Süddeutsche Zeitung, il famoso quotidiano tedesco di Monaco d Baviera, pubblicò la notizia del carteggio fra Winterkorn e Oettinger, nonché la lettera di Oettinger – misteriosamente scomparsa dal sito, benché nell’articolo originale si trovi ancora l’indicazione del corrispondente link alla lettera in pdf. Uno scandalo, subito silenziato, ma non tanto da non lasciare traccia in archivi di quotidiani, magazine, agenzie di stampa internazionali, come la Reuters, siti specializzati e di denuncia. Con titoli che si sono sprecati: [url”Oettinger, Freund der Autoindustrie”]http://www.sueddeutsche.de/wirtschaft/kampf-gegen-harte-co-auflagen-oettinger-freund-der-autoindustrie-1.1492871[/url], così la Süddeutsche Zeitung, [url”Autolobby findet neue Verbündete gegen CO2-Ziele”]http://www.faz.net/aktuell/wirtschaft/bruessel-autolobby-findet-neue-verbuendete-gegen-co2-ziele-11921859.html[/url], così la Frankfurter Allgemeine Zeitung, [url”Auto industry dodges tougher EU emission rules-sources”]http://www.reuters.com/article/2012/11/13/eu-autos-emissions-idUSL5E8MCIEX20121113[/url], così la Reuters. E tutti gli altri a cascata: [url”EU commissioner seeks to reassure VW on CO2 emissions”]http://phys.org/news/2012-10-eu-commissioner-reassure-vw-co2.html[/url], e ancora, [url”Lobbying by car industry weakens 2020 action plan”]http://www.transportenvironment.org/news/lobbying-car-industry-weakens-2020-action-plan[/url], nonché [url”VW: Oiling the wheels of the European Parliament.”]http://archive.stopclimatechaos.org/12/oct/vw-oiling-wheels-european-parliament[/url]

“Oettinger ha contribuito a indebolire i requisiti per le questioni climatiche”, così Franziska Achterbert, esperta di Greenpeace per il clima, dopo la notizia sul carteggio Winterkorn-Oettinger.

SCANDAL! Leaked letter reveals EU Commissioner Oettinger worked with #Volkswagen to water down EU fuel efficiency law. act.gp/RGH2i6, così, un tweet di Greenpeace delle 5.39 del mattino del 12 ottobre 2012 e da noi ritrovato in rete.

Era solo Oettinger a provare fastidio sui vincoli alle emissioni di CO2? C’era anche un altro commissario, come denunciato in tempi non sospetti dalla stampa tedesca e internazionale, ed era l’italiano Antonio Tajani, commissario di Barroso con il portafoglio per l’Industria e che in un editoriale a quattro mani con Oettinger, pubblicato sulla Frankfurter Allgemeine Zeitung, scriverà che priorità era proteggere il comparto automobilistico europeo, sgravandolo da un onere sproporzionato. E qual era questo onere se non i vincoli sulle emissioni di CO2, con valori a favore dell’ambiente, ma che avrebbero frenato, in tempo di crisi, il comparto dei motori?

Si liberi il settore da un “peso insostenibile”, questo il Tajani-Oettinger pensiero, musica per le orecchie dei colossi automobilistici, fra cui Volkswagen che se in Europa poteva contare sul potere di Berlino e dei suoi uomini a Bruxelles, negli Stati Uniti s’è ridotta a truccare le carte, manipolando i dati sui gas di scarico per allinearli alle leggi locali.

(23 settembre 2015)

Infografica: Angela Merkel con Günther Oettinger.

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