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'Siria; l''intervento russo e le ambiguità dell''Occidente'

La determinazione con cui Mosca interviene nello scenario siriano scompagina tutti i giochi. È tempo di scelte, nel tempo in cui McCain confessa: la CIA addestra jihadisti

'Siria; l''intervento russo e le ambiguità dell''Occidente'
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2 Ottobre 2015 - 17.54


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di
Bogdana Ivanova (Mosca) e Talal Khrais (Damasco).

Si
è spezzato il monopolio delle immagini di guerra del Pentagono. Le avete già
viste: una ventina di raid condotti dai piloti russi e siriani hanno centrato
in pieno diversi obiettivi dello Stato Islamico dell’Iraq e del Levante (ISIS, ISIS
o Daesh, ndr) sul territorio siriano.
A Hama, Telbise e nelle campagna di Latakia i terroristi chiedevano aiuto via
radio. Nei prossimi giorni, secondo l’esperto militare strategico Amin Hoteit,
cambierà lo scenario, perché Putin ha ben capito che gli occidentali non fanno
sul serio contro ISIS e soci, e che il loro vero bersaglio è Bashar al Assad e
non il terrorismo.

Almeno
30 mila sono i combattenti stranieri in Siria che hanno attraversato la frontiera
dalla Turchia, sostenuti direttamente da Ankara sotto gli occhi dei servizi
occidentali. Non solo: grandi paesi come la Francia, gli Stati Uniti e il Regno
Unito –  con l”onnipresente denaro delle monarchie
arabe petrolifere – hanno fornito gli armamenti più moderni.  I combattenti stranieri si sono uniti ai
terroristi di Daesh e di al-Qa”ida in Iraq, Siria, e Libia.

Più
volte Le Nazioni Unite hanno dato l’allarme. Secondo i servizi britannici tutto
ciò pone da subito una minaccia immediata alla sicurezza globale. I
bombardamenti della Coalizione in alcuni casi hanno portato dei benefici a
livello locale ma lo Stato Islamico sul piano generale è cresciuto dall’inizio
degli attacchi.

L’aumento
del numero dei c.d. “foreign fighters” non fa che preoccupare, perché
tra le fila dei combattenti stranieri c’è sempre più gente che va a combattere
in Siria e Iraq perché motivata e radicalizzata. Si tratta di un fenomeno inquietante
perché si tratta di gente che ama la morte come noi amiamo la vita.

In
precedenza Parigi aveva dichiarato che gli attacchi aerei sulle posizioni dei
combattenti di ISIS in Siria erano “difensivi”: ciò esprime la volontà dei
francesi di creare un equilibrio (anzi, uno stallo) tra uno Stato che si
difende dal terrorismo e gruppi oscurantisti che lo vogliono smantellare.

Secondo
la portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova, azioni simili,
senza il via libera del Consiglio di Sicurezza dell”ONU e sprovviste anche dell”autorizzazione
di Damasco, violano il diritto internazionale e rafforzano i gruppi armati: «Mi
piacerebbe a questo punto sapere di più sul concetto di “autodifesa”,
quando essa assume la forma di attacchi aerei su uno Stato sovrano senza alcuna
autorizzazione, ovvero al di fuori del diritto internazionale».

Gli
Stati Uniti non vogliono combattere il terrorismo, secondo il generale Amin
Hoteit: a suo avviso, con la scusa della Coalizione, a Washington volevano
impedire alla Federazione Russa di avere un ruolo, tanto meno rafforzarsi,
nella regione mediorientale. I russi non hanno perso tempo, hanno chiesto agli
occidentali di sgomberare i cieli della Siria perché non si può tollerare
l’avanzata dei terroristi sotto gli occhi degli alleati. Nessun esperto crede
ai “tentativi” dell’Amministrazione statunitense di ergersi come il paladino
della lotta contro l”ISIS.

La
stessa stampa americana offre le migliori prove del fatto che la CIA e il
Pentagono hanno armato e addestrato forze estremiste islamiche con lo scopo
primario di rovesciare il Presidente Bashar al-Assad. Quello che è accaduto
negli ultimi tre anni in Siria, distruzione e morte, è il risultato delle
scelte americane, in primo luogo. È da ricordare che, nel maggio 2013, il
senatore USA John McCain incontrava in Turchia colui che si sarebbe
autoproclamato califfo dello Stato Islamico, il famigerato Al-Baghdadi.

Oggi
McCain è talmente spiazzato dalla determinazione russa, da diventare un reo
confesso
. Le agenzie diffondono infatti una sua sbalorditiva dichiarazione che
leggiamo dal Televideo RAI:

«I
raid aerei russi in Siria hanno colpito i ribelli addestrati dalla CIA. Lo ha
denunciato il presidente della commissione Difesa del Senato USA», il
repubblicano McCain.

“I
loro attacchi sono stati contro individui e gruppi che sono stati addestrati
dalla CIA”, ha riferito l”ex candidato alla Casa Bianca, notando come ciò
mostri la vera priorità di Mosca, “rimettere in piedi Assad. “Posso
confermare che ci sono stati attacchi contro il Libero esercito siriano armato
e addestrato dalla CIA”, ha aggiunto il senatore.»

Un
corollario di questa confessione spudorata è l”implicita ammissione che il vero
intervento militare USA in Siria, al di fuori di ogni norma internazionale, c”era
sì, ma era rivolto contro il nemico numero uno dell”ISIS: Bashar al-Assad. Washington diventa
più debole, perde terreno, e non ha più nulla da perdere nello svelare in modo
così plateale le cose che conoscevamo già ma che non dovevamo conoscere. Anche
le ipocrisie si stanno consumando, e si rivelano le vere preferenze, senza più
schermi che le possano nascondere. È tempo di scegliere.

E
a Mosca hanno scelto: la decisione della Duma di usare anche il proprio peso
militare, indica la necessità di elevare la risposta russa a questo livello,
naturalmente d”accordo con il governo siriano.

I
russi hanno aspettato a lungo prima di intervenire. Ma attraverso la Turchia, cioè
un paese membro della NATO, continua ancora oggi il rifornimento di armi e di
tutte le tecnologie necessarie per il Califfato, mentre l”Arabia Saudita e le
altre petromonarchie del Golfo assicurano il supporto finanziario. Tutti questi
protagonisti, che agiscono sotto l”ala americana, hanno un unico obiettivo
strategico: la demolizione dello Stato siriano.

La
Russia ritiene un grave errore il rifiuto a collaborare con le forze siriane
nella lotta contro il terrorismo; oltre a Damasco, di fatto nessuno lotta
contro il terrorismo, ha affermato il presidente russo Vladimir Putin intervenendo all”Assemblea Generale delle Nazioni Unite. «Pensiamo sia un enorme sbaglio
rifiutarsi di collaborare con il governo siriano e le sue forze armate che
stanno combattendo il terrorismo con valore, faccia a faccia. Dovremmo poi
riconoscere che nessuno, tranne le forze armate del Presidente Assad e le
milizie curde, sta combattendo veramente lo Stato Islamico e le altre organizzazioni
terroristiche in Siria» — ha sottolineato Putin.

«Non
posso che chiedere a coloro che hanno causato questa situazione: vi rendete
conto adesso di ciò che avete fatto? Ho tuttavia il timore che nessuno mi
risponderà. Infatti, le politiche basate sulla presunzione, sul credersi eccezionali
e godere di impunità, non sono mai state abbandonate» — ha aggiunto il
presidente russo.

L”uomo
del Cremlino ha esortato ad aiutare il governo legittimo di Bashar al-Assad in
Siria, oltre che a sostenere il governo della Libia e dell”Iraq. «Soprattutto
credo che sia della massima importanza ripristinare le istituzioni governative
in Libia, sostenere il governo dell”Iraq e fornire una completa assistenza al
legittimo governo della Siria.», — ha affermato Putin.

Putin
ha esortato ancora una volta a formare una grande coalizione contro l”ISIS. Secondo
il capo di Stato russo, i protagonisti di questa coalizione devono essere i
Paesi musulmani. «Lo Stato Islamico non solo li minaccia direttamente, ma
arriva a dissacrare una delle più grandi religioni del mondo con crimini
sanguinosi. L”ideologia dei fondamentalisti fa una caricatura dell”Islam e
perverte i suoi autentici valori umanistici.» Putin ha detto queste cose
davanti all”Assemblea Generale delle Nazioni Unite appena cinque giorni dopo aver inaugurato a Mosca la più grande moschea d”Europa. Non a
caso.

Il
suo discorso all”ONU è passato facilmente da questo piano spirituale a un altro
molto più materiale, quando – quasi con ironia –  ha commentato il ruolo delle sanzioni nella
politica internazionale: «al giorno d”oggi le sanzioni unilaterali che aggirano
la Carta delle Nazioni Unite sono diventate un elemento quasi fisso del
panorama. Oltre a perseguire obiettivi politici, queste sanzioni servono come
mezzo per eliminare la concorrenza».

Non
è da escludere che questo passaggio abbia colpito moltissimo la confindustria
tedesca, ancora sotto shock per la sanzione da 18 miliardi alla Volkswagen. In
Germania in questi giorni si fa a gara, fra politici e imprenditori, nel dire
che le sanzioni alla Russia vanno tolte. Ulteriore segnale che Mosca sta
cambiando molti equilibri nel mondo. La Siria ne è il sintomo più evidente.

Fonte: http://www.assadakah.it/dettaglio-attivita532/Siria-Lintervento-russo-e-lambiguita-dellOccidente.



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