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Cosa c'è nella testa di Marco Belpoliti?

Ognuno ha il diritto di esprimere il suo punto di vista. Tutti hanno il diritto di rappresentare la loro parte di realtà (vera o presunta). [Pier Francesco De Iulio]

Cosa c'è nella testa di Marco Belpoliti?
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16 Novembre 2015 - 10.27


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di Pier Francesco De Iulio

Non è mia intenzione iniziare a commentare le tante opinioni e prese di posizione sui tragici fatti di Parigi del 13 novembre scorso. Tra invocazioni al silenzio e alla preghiera, visioni apologetiche e chiamate alle armi (ancora?), sarebbe compito improbo e francamente inutile. Ognuno ha il diritto di esprimere il suo punto di vista. Tutti hanno il diritto di rappresentare la loro parte di realtà (vera o presunta). I conti con la coscienza e la ragione delle proprie idee è questione in primis individuale. Poi si spera che prevalga sempre il buon senso in chi legge e ascolta, soprattutto in chi è chiamato ad agire in nome della collettività e del suo benessere.

Tuttavia un [url”articolo”]http://www.doppiozero.com/materiali/commenti/cosa-c-e-nella-testa-degli-assassini-di-parigi[/url] apparso sull’autorevole rivista culturale Doppiozero, a firma di Marco Belpoliti – che di quella rivista, oltre che fondatore, è direttore editoriale insieme a Stefano Chiodi – costituisce a mio avviso un’eccezione che merita, seppur breve, una chiosa.

In estrema sintesi, la tesi centrale sulla quale muovono le considerazioni di Belpoliti è questa: coloro che hanno agito nella notte del 13 novembre a Parigi sono soltanto dei pazzi fanatici religiosi. Il loro gesto è totalmente irrazionale. Un caso clinico. Non c’è spazio per alcuna altra possibile interpretazione.

I riferimenti addotti per avvalorare la tesi sono, in sequenza di apparizione: Primo Levi e la follia dei lager nazisti; gli adepti della setta religiosa Aum (guidata dal “santone” Shoko Asahara), che nel marzo del 1995 (“senza motivo”) fecero una strage col gas nervino nella metropolitana di Tokyo, e il libro Underground di Murakami Haruki che narra di quei fatti; i giovani delle Brigate Rosse (una citazione così, en passant); Ali Shariati e Murtada Morahhari, sciiti e ispiratori della lotta contro lo Scià in Iran nel 1979 (“teorici del martirio islamico”); i giovani dell’élite intellettuale giapponese che nel 1944 si arruolarono volontariamente nel corpo di suicidi del “Vento divino” (per capirsi, quelli che durante la seconda guerra mondiale si precipitarono, coi loro aerei carichi di esplosivo, sulle navi militari americane nel Pacifico, prima che il Giappone capitolasse e decine di migliaia di donne, uomini e bambini venissero sterminati da due atomiche); il romanzo I versi satanici di Salman Rushdie; lo psicoanalista Adam Phillips.

Non una sola parola viene spesa per inquadrare i fatti di Parigi, e coloro che si sono resi responsabili di quei fatti, all’interno di una cornice politica, geopolitica o economica. Soltanto azioni astratte e irrazionali in uno scenario altrettanto astratto e irrazionale. Non esistono le guerre (se non quelle personali e folli dei terroristi, per assicurarsi i favori in un Paradiso negato). Non esistono gli interessi economici e finanziari mondializzati. Non esistono gli Stati Uniti. Non esiste la Russia. Non esiste la Cina. Non esiste l’Europa. Non esistono le “petromonarchie”. Non esiste la Nato. Non esistono i popoli. Non esistono i profughi.

Probabilmente non esistiamo neanche noi, qui in questo momento (e forse sarebbe la tesi meno campata in aria). Peccato che la gente continui a morire ammazzata, in questi giorni in queste ore. A Parigi. A Nairobi. A Beirut. A Abuja. A Raqqa…

Non basta mettere la Storia sul lettino dello psicoanalista per capire come stanno veramente le cose.

(16 novembre 2015)

Infografica: [url”disegno di un bambino siriano”]http://www.tpi.it/mondo/siria/foto-disegni-bambini-siriani-raccontano-guerra/i-disegni-dei-bambini-siriani[/url], residente in Italia dopo aver lasciato il suo Paese a causa della guerra civile. © Save the Children.

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