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Mason: perché sono per Brexit ma non voterò Brexit

Paul Mason si erge come voce fuori dal coro in tutto il dibattito in corso, perché si autoproclama sostenitore della “causa di sinistra favorevole a Brexit”. Con un ma.

Mason: perché sono per Brexit ma non voterò Brexit
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12 Giugno 2016 - 22.15


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a cura di Leni Remedios

Ad integrazione del dibattito su Brexit, riportiamo qui l’articolato punto
di vista del giornalista Paul Mason, consulente – assieme a Yanis Varoufakis –
del neo leader labour Jeremy Corbyn. 

Grazie alle spinte degli ultraconservatori e dell’UKIP di Nigel Farage e
grazie ai media mainstream compiacenti, il dibattito in Gran Bretagna si
è  incentrato per lo più sull’ “emergenza
migranti e profughi”.

Il giornalista, che ha lavorato a lungo come redattore per BBC e Channel 4,
ci aiuta a comprendere meglio le conseguenze di Brexit sia nel contesto
del  Regno Unito che nello scenario
geopolitico attuale.

Mason si erge come voce fuori dal coro in tutto il dibattito in corso,
perch
é si autoproclama sostenitore della “causa di sinistra favorevole a Brexit”.
Con un ma.

Ha sbalordito tutti con un recente intervento in tv alla BBC, che segue un
suo articolo apparso sul The Guardian. Riportiamo qui alcuni estratti
presi da entrambi: 

“Non penso sia razzista voler lasciare l’Unione Europea. Parlo da persona
che ha lottato contro il razzismo per tutta la vita e voglio lasciare l’Europa
per una ragione molto semplice: perch
é è impossibile per
l’Europa essere una democrazia. Io penso che abbiamo bisogno di più migranti ed
abbiamo il dovere di accogliere più rifugiati, ma mettiamo questo da parte per
un attimo e pensiamo alle opzioni che abbiamo. Nonostante quello in cui credo
non sono affatto propenso a votare in favore di Brexit perché non voglio
permettere che vada al potere un gruppo di ultraconservatori di destra
impazziti.”

“La destra
conservatrice avrebbe potuto condurre la campagna su temi come la democrazia, il
ruolo della legge e la sovranità del regno Unito, etc (…). Invece Boris
Johnson e l’ala destra dei Tories stanno cercando un mandato per riportarci,
attraverso il referendum, ad un Thatcherismo in piena regola:
deregolamentazione del lavoro, salari ancora più bassi, meno regole per il
business. Se vincerà Brexit, allora Johnson e Michael Gove (ex Ministro
dell’Istruzione, NdR) saranno pronti a prendere il controllo della situazione
del partito e a riportare il paese ad essere una splendida isola neoliberista.
Avranno a  disposizione due anni per
modificare l’economia post-Brexit. Peggio, i Tories si sentiranno liberi di
utilizzare la scomparsa dei diritti dei i cittadini europei al fine di
modificare de facto la costituzione. L’uomo che ha distrutto l’intervento
statale nell’istruzione e colui che  a
Londra  ha messo ettari di terreno a
gratis nelle mani di speculatori edilizi, determineranno l’equilibrio di potere
fra cittadini e  stato. Perciò persino
per chi a sinistra sostiene la causa di Brexit è sensato opporsi e dire di no.
Il momento opportuno per mettere in discussione l’Europa sulla base di
un’agenda di sinistra sarà nel caso di un governo Labour, cosa a cui l’Unione
Europea fa resistenza.”

In diretto
riferimento al nuovo leader labour, Mason aggiunge: 

“L’austerity che
noi sbeffeggiamo in Gran Bretagna come scelta politica è, in effetti, redatta
nel trattato europeo come obbligo non negoziabile. Un governo labour guidato da
Corbyn dovrà implementare il proprio manifesto in termini di sfida alle leggi
europee”

Boris Johnson, ex
sindaco di Londra, e Michael Gove sono alla testa della fazione pro-Brexit e
notoriamente alla conquista della futura leadership Conservative. Ma la
questione Brexit va naturalmente oltre la politica locale del Regno Unito, dove
le fazioni utilizzano strumentalmente il referendum per questioni di
leadership.

Mason continua
sottolineando come la possibile vittoria di Brexit si allineerebbe con la
pericolosa tendenza verso la destra xenofoba di molti governi europei: 

“La metà dei
governi dell’est europeo sono razzisti e si coalizzano con forze dell’estrema
destra, per non parlare delle derive destrorse in Francia con il Front
National, Austria con il FPÖ e Olanda con l’ascesa dell’islamofobo PVV. In
questo panorama io non voglio dare la possibilità a gente come Johnson di
modificare la costituzione.

Il fallimento
delle politiche economiche europee sta rinfocolando il razzismo e l’etrema
destra. Il paragone che Johnson fa dell’UE con il Terzo Reich è banale. Sarebbe
più accurato un paragone con la Repubblica di Weimar: una democrazia difettosa
i cui fallimenti favorirono l’ascesa del fascismo.  Questa svolta verso l’estrema destra ci porta
ad un dilemma di base: voglio davvero par parte dello stesso elettorato che
comprende milioni di filo-nazisti presenti nel continente europeo?”

 â€œQuello che mi sento di dire alle persone di
sinistra che vogliono uscire dall’Europa è di non farsi imporre da gente di
etrema destra quando farlo e le condizioni per farlo” 

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Fonti consultabili: 

 

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